Santa GEMMA GALGANI
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Realizzazione 
Angelo Masciello

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Verso la cima del Calvario

La sera di giovedì 8 giugno 1899, vigilia della festa del Sacro Cuore di Gesù, Gemma riceve il dono delle stimmate. Resta confusa e disorientata sul da farsi.  Dopo avervi pensato tutta la notte, la mattina per tempo prova ad alzarsi; ma nel posare i piedi in terra, vede che non può reggersi, e dal dolore crede di dover ad ogni istante morire. Si alza nondimeno, e nelle mani si acconcia un paio di guanti, e più trascinandosi che camminando si reca a fare la santa Comunione. Il ritorno in casa, oltre all'angustia di non poter occultare il prodigio, si sentì non poco perplessa, per non saper bene intendere che cosa indicassero quei segni. Da prima si era nella sua ingenuità data a credere che tutte le persone sposate a Cristo con voto, li avessero; e però con trepidazione piena di modestia e di candore andava domandando a questa e a quella, se mai avessero avvertito in sé medesime, ferite e squarciature così e così. Ma non venne a capo di nulla. Le une non intesero che cosa volesse ella dire con quel concitato parlare; le altre risero della sua semplicità. E intanto il sangue continuava a scorrere di sotto ai guanti. Non sapendo più che cosa fare, si risolse di manifestare la cosa ad una delle sue zie, e presentandosele con le braccia distese e le mani coperte setto la mantellina, "Zia, le disse, veda un poto che mi ha fatto Gesù" La pia donna rimase sbalordita a quella vieta e a quel parlare, ben lungi com'era dall'intendere il portentoso mistero, che a suo tempo intenderà, come vedremo.

Da quella sera, ogni settimana Gesù chiama Gemma ad essergli compagna e collaboratrice nell'opera della salvezza, unendola a tutte le sofferenze fisiche e spirituali che Egli, Agnello immolato, volle portare su di sé per il peccato del mondo. La "grazie grandissima" è motivo per Gemma di ineffabili gioie e di profondi dolori. In casa vi è perplessità e anche incredulità per quanto le avviene. Rimproveri dalle zie e dai fratelli; canzonature e indiscrezioni da una sorella; Gemma tace e attende, abbandonata alla guida del suo Signore.

Sempre nei mesi estivi del 1899 conosce i padri passionisti impegnati nella Missione popolare in Cattedrale. E da uno di questi padri passionisti viene introdotta in casa Giannini. Gemma conosceva già la signora Cecilia, ma per mezzo del padre Passionista che frequenta la casa ospitale del via del Seminario, inizia una vera e profonda amicizia con quella che le sarà come "seconda mamma". In casa Giannini, nel gennaio dell'anno seguente, Gemma comincia a scrivere a p. Germano, Passionista, il sacerdote che avrebbe riconosciuto in lei l'opera infinita della divina misericordia. Nel settembre successivo lo incontra per la prima volta. Sempre nel settembre 1900, Gemma lascia definitivamente la sua famiglia per abitare in casa Giannini. Solo qualche volta ancora tornerà in via del Biscione, soprattutto per consolare Giulietta, la sorellina tanto cara e tanto sofferente. Tra quelle pareti, testimoni di tanto amore e di tanto dolore di Gemma, rimangono soltanto le zie con Tonino, ammalato già seriamente di tisi, e Giulietta, mentre Angelina vive a pigione presso una famiglia. Gemma si avvia decisamente al Calvario; lo salirà in un crescendo di amore e di fedeltà, fino alla consumazione totale, come Gesù sulla croce, unita a Lui in un unico anelito: la gloria di Dio e la salvezza dei fratelli, specialmente i più poveri: i peccatori.

Nel maggio del 1902 Gemma si ammala, poi si riprende. Si aggrava di nuovo il 21 ottobre (la sorella Giulia muore il 19 agosto; il fratello Tonino si spegne il 21 ottobre dello stesso anno). Il 24 gennaio 1903, per ordine dei medici, la famiglia Giannini deve trasferire Gemma in un appartamento affittato dalla zia Elisa Galgani. La santa vive l'esperienza dell'abbandono di Gesù in croce e del silenzio di Dio. E' fortemente vessata dal demonio, ma non smarrisce mai la fede, non perde mai la pazienza ed è sempre piena di amore e di riconoscenza verso chi la assiste nell'ultima malattia. Sperimenta fino in fondo, nella sua carne, l'abbandono di Gesù sulla croce per il bene della Chiesa. L'assenza forzata di padre Germano negli ultimi giorni di agonia e le troppe rapide visite di mons. Volpi accentuano l'ultima desolazione dello spirito. Ma anche la loro presenza non avrebbe certo distolto Gemma dalla suprema conformazione all'abbandono in Gesù "solo solo".

L'11 aprile del 1903, alle ore 13.45, Gemma si addormenta nel bacio del Signore, assistita amorevolmente dai Giannini. Gemma si è incontrata, nella suprema povertà della morte, con lo Sposo crocifisso risorto. Quell'11 aprile era Sabato santo. Come usava allora, da un'ora e tre quarti le campane di Lucca e del mondo avevano annunziato la risurrezione del Signore.

Nel 1933, il 14 maggio, Pio XI annovera Gemma Galgani fra i Beati della Chiesa. Nel 1940, il 2 maggio, Pio XII, riconoscendo la pratica eroica delle sue virtù cristiane, innalza Gemma Galgani alla gloria dei Santi e la addita a modello della Chiesa universale.