Santa GEMMA GALGANI
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Realizzazione 
Angelo Masciello

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L'amore verso la Madonna Addolorata

"Vedevo bene che Gesù mi aveva tolto i genitori, e alle volte mi sgomentavo, perché credevo di essere abbandonata. Quella mattina me ne lamentavo con Gesù; e Gesù sempre più buono, sempre più tenero, mi ripeteva: "Io, figlia, sarò sempre con te. Sono io tuo Padre, la Mamma tua sarò quella ..." e m'indicò Maria SS. Addolorata. "Vieni, avvicinati... non sei felice di essere figlia di Gesù e di Maria?". Così, Gemma, con la semplice grazia che le è consueta, ricorda nell'autobiografia il celeste favore ricevuto nel giorno della guarigione miracolosa, allorché Gesù, nel renderla alla vita, volle donarle se stesso per Padre, e per Madre la Vergine dei dolori. Egli sembrava ratificare con la sua divina parola l'offerta di se stessa a Maria compiuta da Gemma fin dagli anni dell'infanzia, quando, privata della mamma terrena, si era volta dalla parte del Cielo e aveva dichiarato con l'ingenua fiducia propria dei bambini: "Da qui in avanti la mia Mamma sarà la Madonna". E veramente Madre fu per lei Maria in ogni ora e in ogni evento della vita.

La Madonna entrò molto presto nella vita di Gemma. Ancora piccina ella ricevette dalla mamma una formazione mariana non comune. Fu la sua santa mamma a insegnarle che la nostra più vera mamma è la Madonna; dalla mamma terrena la piccola Gemma ricevette in dono una statuetta dell'Addolorata; la mamma le ispirò il proposito a cui Gemma fu sempre fedele: recitare ogni giorno tre Ave Maria con le mani sotto le ginocchia per la custodia della purità verginale.

Altri fiori profumati della sua devozione alla Madonna furono questi. Alla vigilia della Prima Comunione fece il proposito di prepararsi a ogni festa della Madonna con qualche mortificazione ed ogni sera chiederà la benedizione della Mamma Celeste. Ogni giorno nella sua stanzetta recitava in ginocchio un Rosario intero, e poi un altro con la famiglia. A venti anni, il giorno 8 dicembre offrì il suo voto di verginità all'Immacolata. Compiva con entusiasmo i tridui e le novene per le feste della Madonna; frequentava con amore i due mesi mariani di maggio e ottobre; leggeva e meditava libri sulla Madonna, parlandone poi e invogliando quanti poteva a venerare e amare la Celeste Madre. I suoi incontri estatici con la Madonna avvenivano di solito al sabato, "giorno dedicato a Maria, giorno a me destinato per vedere la Mamma mia". "La cara Mamma mia", "La Mamma buona", "La Mamma amorosa" che guiderà la Santa sulla via del Calvario fino alla perfetta conformazione a Gesù Crocifisso.

In cammino con la Madre dei dolori

Gemma visse un'esistenza povera, travagliata, piena di umiliazioni, di stenti, di dolori, disprezzi e incomprensioni.
La morte dei genitori teneramente amati e del fratello prediletto: il dissesto finanziario che ridusse sulla strada la sua povera famiglia; il doloroso passaggio da una casa all'altra di parenti, di buon cuore, sì, ma incapaci di comprendere le esigenze profonde di questa creatura da Gesù prediletta e di usare quella discrezione che tanto le sarebbe stata necessaria; la terribile malattia che la ridusse in fin di vita dopo mesi di sofferenze, rese ancora più atroci dalla miseria, tanto più eroica quanto più accuratamente nascosta a quanti l'avvicinavano: queste le prime tappe del doloroso cammino di Gemma.

Prescelta da Gesù per divenire "un fiore della sua Passione, un germoglio delle sue Piaghe", mai ella si allontanò dalla via della sofferenza. "Gemma, coraggio, ti aspetto al Calvario, è su quel monte che sei diretta". Con queste parole, ispiratele interiormente durante la Santa Comunione, Gesù l'andava preparando alle grandi prove e alle grazie straordinarie di intima partecipazione alle sue pene, che l'avrebbero resa in pochi anni una copia vivente del Crocifisso.
Chi sorregge la piccola Gemma, questa creatura così fragile, già tanto sfinita dai lutti, dalla povertà, dalla malattia, in una strada di sofferenze come quella che l'attende?
E' la Madonna, la Mamma Addolorata, che guida "la sua cara figlia" sulla via della Croce e le insegna a soffrire per amore di Gesù che tanto ci ha amati.
"Mamma mia, dove ti trovo? Sempre ai piedi della croce di Gesù". "Io contemplerò Gesù sul Calvario in compagnia della cara Mamma mia Addolorata". "La Mamma mia fu crocifissa con Gesù. E mai si lamentava. Dopo questa riflessione ho fatto proposito di non più lamentarmi del mio modo di vivere" "O Mamma mia, come sai abbracciare cosi quella croce per me, e per tutte le anime che vogliono vivere senza la croce!"

Quando, in giorno memorabile, Gesù appare a Gemma per imprimere nel suo corpo verginale i segni della Passione, è ancora la Mamma celeste che la prepara a tale grazia inestimabile, purificandola da ogni macchia nel nome di Gesù e ricoprendola del proprio manto, per sorreggerla nella sua debolezza. Da tale dolce rifugio, la piccola ricevette nelle mani, nei piedi e nel cuore le piaghe di Gesù crocifisso.
Gemma credette di morire dal dolore e dall'amore. E veramente sarebbe morta, se la Mamma non l'avesse aiutata, facendola riposare a lungo sul suo Cuore, all'ombra del suo manto.

D'ora in poi, si susseguiranno nella vita della Santa, con un ritmo che lascia senza fiato, estasi, rapimenti, partecipazione sempre più intensa alla Passione di Gesù, che ogni giovedì le rinnova le stimmate, le pone sul capo la corona di spine, le fa provare le pene atroci del sudore di sangue e della flagellazione.
E sempre, in queste sublimi ascensioni che la vanno assimilando a Gesù Cristo Crocifisso, è presente al cuore di Gemma la Mamma Addolorata per sorreggerla, confortarla, insegnarle ad amare e patire per Gesù solo, mentre in lei cresce di giorno in giorno la tenerezza e l'abbandono alla guida materna di Maria.

"Gemma, non ami che me?"

"Io l'amo tanto questa Mamma, e se non l'amo abbastanza mi deve dare essa un cuore più infiammato, e poi mi deve condurre presto da Gesù in Paradiso. E domani voglio una grazia dalla Madonna: mi deve dare una croce grossa grossa, ma ben grossa, che possa con quella seguire il mio Gesù Crocifisso. Non son buona a patir bene, ma insieme con la croce voglio anche la pazienza".

"Sì, sì, l'ho provato più volte: la festa della Mamma mia è pur sempre un giorno di pace maggiore, di amore più grande e di santificazione per tutti. In quel giorno tutti, anche i più cattivi si ricordano che abbiamo in Cielo una Mamma tutta sollecitudine e tenerezza per noi che siamo suoi figli".

Veramente piena di sollecitudine e di tenerezze celesti si dimostra Maria verso questa creatura prediletta, purificata dal dolore, con la quale ella ama intrattenersi in colloqui di soave semplicità.

"Gemma, non ami che me?" le domanda un giorno la Vergine mentre la Santa riposa sul Cuore di Lei. "Oh no! Prima di te amo un'altra persona!". "Dimmi, chi è? ". ''No, non te lo dico", replica la Santa scherzando con la semplice confidenza dei bimbi. E Maria amabilmente si compiace di scherzare anch'ella. e più volte ripete la sua domanda. "No, non te lo dico... no, non te lo dico. Vedessi, Mamma mia, ti somiglia per bellezza, i tuoi capelli hanno il colore dei suoi". Ancor più teneramente la Mamma celeste insiste: "Figlia, di chi intendi parlare? ". Allora, come dandosi per vinta in questa amorosa schermaglia, Gemma infine grida forte: "Ma non capisci? Di Gesù! Di Gesù! ".
Maria la stringe a sé e sorride: "Amalo pure, amalo tanto, ma ama lui solo".
Giunti a questo punto, di fronte a tali sublimi altezze, a tali manifestazioni soprannaturali che ci fanno apparire Gemma una creatura più celeste che terrena, mi pare che nasca spontaneo, insieme all'ammirazione, un senso di sgomento e di perplessità.

Può sembrare infatti che nulla abbia a che fare con la nostra piccola e semplice esistenza quotidiana la vita di una Santa tutta immersa nelle profondità di un'esperienza mistica straordinaria, a noi totalmente sconosciuta.

Eppure, ci sbaglieremmo di grosso, perché la santità di Gemma non consiste nelle visioni, nei rapimenti, nelle estasi, nei doni straordinari. Questi sono le semplici manifestazioni esteriori della predilezione, che Dio concede per dimostrare l'opera del suo amore.

Come Maria, umile serva del Signore

Gemma è una creatura che ha attirato lo sguardo di Dio con la sua profonda umiltà e semplicità.

Come Maria, ella ha compreso di non essere altro che l'umile serva del Signore. E tale si è sempre considerata. Questa giovinetta angelica, che Gesù circondava di tanto amore, si stimava l'ultima di tutti, la "povera Gemma" degna solo di disprezzo e umiliazione. E' commovente leggere nelle lettere le sue continue proteste di cattiveria e le ripetute accuse che rivolge a se stessa, convinta di essere la più miserabile e ingrata delle creature. Gemma non ha soltanto amato la Madonna come la più tenera delle figlie, l'ha anche rivissuta in sé, cogliendo in Maria l'essenziale: l'umiltà.

Tutta la sua vita si è svolta all'insegna dell'umiltà. Accolta negli ultimi anni in casa di una famiglia amica, ella si mise all'ultimo posto, e visse nell'ombra adempiendo le più umili mansioni. Accettata come figlia, Gemma si fece serva, nascondendo agli occhi di tutti le sue doti naturali e le sue capacità artistiche, accettando invece l'umile lavoro di calzettaia. Così, nel fedele adempimento dei doveri quotidiani, lungi dall'inorgoglirsi delle grazie straordinarie di cui il Signore la fece oggetto, ella si sprofondò ogni giorno di più nel suo nulla.

Ancora sul letto di morte, a chi le domandava quale fosse la principale virtù, ella poteva rispondere: "L'umiltà, che è il fondamento di tutte le altre".

Sì, veramente Gemma visse in piena umiltà, accettando con la semplicità di una bimba tutti i doni straordinari di cui Dio si compiaceva ricolmarla, continuando il suo cammino ancorata alla fede e alla pratica delle virtù. Né certo facile le fu la via tra incomprensioni, calunnie, disprezzi, mentre dai più era considerata un'isterica, e veniva contraddetta perfino nel più intimo e caro desiderio del cuore, di cui non arriverà a vedere il compimento sulla terra: essere monaca Passionista, per dedicarsi completamente a Gesù e alla sua Passione.

Sul Calvario con l'Addolorata

Di giorno in giorno alla scuola di Maria Addolorata, Gemma si è inoltrata sulla via del Calvario fino ad essere "assorbita" da Gesù Crocifisso.
Sbocciata come "fiore di Passione" dal Cuore trafitto di Cristo, la piccola Santa, a venticinque anni di età, "inchinato il capo, rese lo spirito" (Gv 19,30). Era il Sabato Santo del 1903.

La Madonna, che aveva custodito il suo entrare nella vita, accogliendola fin da piccina come figlia prediletta, custodì anche il suo partire dalla terra. "Mamma mia, raccomando l'anima mia a te! Di' a Gesù che mi usi misericordia", così pregò la Santa poco prima di spirare.

Dopo morta, le fu posto sul petto, assieme al Crocifisso, l'emblema dei Passionisti, essendo stata ella passionista sempre col suo amore, anche se non monaca della Passione. Al polso della mano destra aveva la corona del santo rosario.