L'APPELLO
DI GIOVANNI PAOLO II
L'APPELLO
DEL SUPERIORE GENERALE DEI PASSIONISTI
NOTA
DELL'UFFICIO CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL VATICANO
NOTA
DELL'AGENZIA SIR
MESSAGGIO
PER LA PACE (SIR)
"QUASI UNA SVEGLIA PER UNA CHIESA UN PO'
STANCA"
IL
SIGNIFICATO DEL DIGIUNO
|
Agenzia SIR
11 dicembre 2001 - 12:02
Messaggio del PAPA per la Pace: NO al Terrorismo e al "Fanatismo
Fondamentalista", SÌ alla "Politica del Perdono"
Il terrorismo "non dà solo origine a
crimini intollerabili", ma, "in quanto ricorso al
terrore come strategia politica ed economica", costituisce
"un vero crimine contro l'umanità".
E' quanto scrive il Papa nel Messaggio per la prossima Giornata
mondiale per la pace, che si celebrerà il 1° gennaio 2002 sul
tema: "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia
senza perdono". Parlando dei "drammatici eventi" di
tre mesi fa, Giovanni Paolo II sottolinea come l'11 settembre
"fu perpetrato un crimine di terribile gravità: nel giro di
pochi minuti migliaia di persone innocenti, di varie provenienze
etniche, furono orrendamente massacrate".
Paura e consapevolezza della "vulnerabilità personale":
questi, per il Papa, i sentimenti sperimentati da allora dalla
"gente in tutto il mondo", di fronte alla quale la
Chiesa intende "testimoniare la sua speranza che il male non
ha l'ultima parola nelle vicende umane". Giustizia e perdono
sono "i pilastri della vera pace", ribadisce Giovanni
Paolo II, che nel suo Messaggio dà ampio spazio all'analisi del
fenomeno del "terrorismo organizzato", da mettere ai
primi posti nell'agenda dei "Capi delle Nazioni".
"Specialmente dopo la fine della guerra fredda", osserva
il Papa, "il terrorismo si è trasformato in una rete
sofisticata di connivenze politiche, tecniche ed economiche, che
travalica i confini nazionali e si allarga fino ad avvolgere il
mondo intero".
Quelle terroristiche, in altre parole, sono "vere
organizzazioni dotate spesso di ingenti risorse finanziarie, che
elaborano strategie su vasta scala, colpendo persone
innocenti" e "adoperando i loro stessi seguaci come armi
da lanciare contro inermi persone inconsapevoli". Il
terrorismo, secondo Giovanni Paolo II, è "una tragica
spirale" di violenza, alimentata dall'"istinto di
morte", che "nasce dall'odio ed ingenera isolamento,
diffidenza e chiusura" e "coinvolge anche le nuove
generazioni".
Esiste dunque, scrive Giovanni Paolo II nel
Messaggio per la Giornata mondiale per la pace, "un diritto a
difendersi dal terrorismo", che deve però "rispondere a
regole morali e giuridiche nella scelta sia degli obiettivi che
dei mezzi". In particolare, "l'identificazione dei
colpevoli va debitamente provata" e "non può essere
estesa alle nazioni, alle etnie, alle religioni, alle quali
appartengono i terroristi". In secondo luogo, afferma il
Papa, "la collaborazione internazionale nella lotta contro
l'attività terroristica deve comportare anche un particolare
impegno sul piano politico, diplomatico ed economico per risolvere
con coraggio e determinazione le eventuali situazioni di
oppressione e di emarginazione che fossero all'ordine dei disegni
terroristici".
"La pretesa del terrorismo di agire in nome dei poveri è una
palese falsità", puntualizza il Papa, e "le ingiustizie
esistenti nel mondo non possono mai essere usate come scusa per
giustificare glia attentati terroristici", visto che tra le
vittime principali di questi ultimi ci sono prima di tutto "i
milioni di uomini e di donne meno attrezzati per resistere al
collasso della solidarietà internazionale". "Il
terrorismo strumentalizza non solo l'uomo, ma anche Dio",
sottolinea Giovanni Paolo II, mettendo in guardia dal
"fanatismo fondamentalista", come "atteggiamento
radicalmente contrario alla fede in Dio", ed invitando in
particolare "i leader religiosi ebrei, cristiani e
musulmani" ad una "condanna pubblica del terrorismo,
rifiutando a chi se ne rende partecipe ogni forma di
legittimazione religiosa o morale".
Per una pace vera e duratura, è la tesi portata avanti dal Papa
nella seconda parte del Messaggio, occorre una "politica del
perdono" da perseguire sul piano sociale - attraverso il
contributo di famiglie, gruppi, Stati, e di tutta la comunità
internazionale - "per superare situazioni di sterile condanna
mutua, per vincere la tentazione di escludere gli altri non
concedendo loro possibilità di appello". |