Fondatore
Mons. Gattinara era convinto della validità della vocazione
di Paolo, ma rimase incerto sull'appoggio da dargli per
realizzare l'ispirazione divina. Paolo nel settembre 1721, col
permesso del vescovo, andò a Roma con la speranza di avere
udienza dal Papa e ottenere la facoltà di iniziare a radunare
compagni.
Ma a Roma, non avendo valide raccomandazioni, non ottenne nulla,
anzi fu allontanato in malo modo dal palazzo pontificio. Paolo,
come risposta, si recò in s. Maria Maggiore e davanti all’immagine
della Madonna riconfermò l'impegno di attuare il carisma
ricevuto, emettendo il voto di promuovere nei fedeli la memoria
della passione di Gesù e di radunare compagni per il medesimo
scopo.
Egli era sicuro della provenienza celeste dell'ispirazione.
Non gli era chiaro però dove e come avrebbe potuto iniziare la
congregazione. Peregrinò per alcuni anni in varie zone del
centro sud d’Italia, alla ricerca di un luogo adatto per
iniziare la nuova fondazione: Monte Argentario, Gaeta, Itri,
Troia, Roma. Nel maggio del 1725 mentre stava a Roma per
l'acquisto del giubileo, ottenne un breve incontro col Papa
Benedetto XIII, che a «viva voce», lo incoraggiò a radunare
compagni ed attuare l'ispirazione divina. Giuridicamente tale
permesso orale non valeva, ma per Paolo e per la prima
generazione passionista esso significò una conferma
dell'ispirazione. A Roma, nel 1727, è ordinato sacerdote dal
papa, insieme a suo fratello, il ven. P. Giovanni Battista.
A febbraio 1728 torna al Monte Argentario (GR), dove,
nel misero romitorio di s. Antonio, iniziò stabilmente la prima
comunità passionista; nel 1737 termina la costruzione del primo
convento, chiamato "ritiro", che consacra alla
"Presentazione di Maria SS. al tempio". Il
15 maggio 1741 Benedetto XIV approvò, per la prima volta,
la regola del nuovo istituto che si chiamò: «Congregazione
dei Minimi Chierici Scalzi sotto l'invocazione della S. Croce e
Passione di Gesù Cristo». L'undici giugno 1741 Paolo e i
primi sei compagni emisero la professione pubblica dei tre voti
religiosi aggiungendovi un quarto che specificava il carisma
della congregazione: promuovere la grata memoria della passione
di Gesù nei fedeli, insegnando loro a meditarla.
Nel 1769
Clemente XIV, approvando l'istituto come congregazione di voti
semplici e donandole la partecipazione a tutti i privilegi degli
ordini mendicanti e delle congregazioni regolari già approvate,
diede stabilità giuridica alla congregazione. Alla morte del
fondatore la congregazione era una realtà nella Chiesa,
espressa in 12 ritiri con 176 religiosi; ma a causa delle
norme restrittive dei governi illuministi del tempo, i ritiri
erano circoscritti nello Stato Pontificio, eccetto i due sull’Argentario.
Paolo fin dal 1734 desiderò fondare anche un monastero per
donne che vivessero il medesimo carisma. Il primo monastero
passionista fu aperto a Tarquinia nel 1771. Le religiose
emettono il voto specifico di fare e promuovere la memoria della
passione di Gesù. Si dedicano alla contemplazione di tale
mistero mediante l'orazione di circa tre ore quotidiane, oltre
l'ufficiatura diurna e notturna ed il silenzio custodito
gelosamente. Accompagnano spiritualmente i passionisti nelle
loro missioni pregando «giorno e notte per la conversione
delle anime e massime delle più traviate» (Regola).
Missionario instancabile
L’attività di Paolo fu intensa particolarmente nel centro
Italia. Preferì, per sé e per i suoi religiosi, la gente
religiosamente più bisognosa, confinata nelle zone malsane
della maremma, nelle piccole isole, nelle campagne. Il suo
metodo si avvicinava molto a quello di s. Leonardo da Porto
Maurizio, ma era più semplice, in quanto egli, dopo le prime
esperienze, eliminò le processioni penitenziali e lasciò solo
alcuni sobri gesti drammatici in qualche meditazione.
Privilegiò la meditazione e la riflessione come più adatte a
favorire la conversione e le convinzioni stabili. Il suo apporto
specifico fu l'introdurre la meditazione pubblica della passione
di Gesù ogni giorno e l'insegnamento quotidiano del come
meditarla, per aiutare gli uditori a passare dalla paura del
giudizio di Dio alla fiducia di essere perdonati per i meriti di
Gesù crocifisso.
rendere stabile nei paesi la meditazione della passione di
Gesù sia nelle singole persone che in gruppi organizzati. Per
incoraggiare i peccatori, spesso diceva loro che si assumeva la
responsabilità della penitenza che avrebbero dovuto fare a
causa dei loro peccati. Questa solidarietà con i peccatori
certamente rientrava nelle finalità della desolazione
spirituale da lui sofferta per lunghi anni.
Direttore spirituale
alla direzione compiuta nelle missioni popolari, negli
esercizi spirituali, nei colloqui privati, egli svolse la
direzione anche per mezzo della corrispondenza con molti laici,
sacerdoti e naturalmente i suoi religiosi.
Si meravigliava di essere stato fatto degno dalla
misericordia di Dio di avere «la santa direzione di alcune
anime, arricchite di stupendi doni di Dio e di altissima
orazione» (L. II,276). Era cosciente che per la santa
direzione «ci vuole santità, dottrina, esperienza,
prudenza, e gran chiamata d'Iddio» (L. I,149), per cui
accettava la richiesta della direzione solo per obbedire alla
volontà di Dio, quando questa gli si manifestava chiaramente.
Una volta accettata la responsabilità, riceveva da Dio la
capacità di una profonda unione con la persona diretta e di un
altrettanto reale distacco, che gli dava la sicurezza «che
tale unione di spirito è fondata in Gesù Cristo».
Scriveva: «Io amo tutte le anime e con modo speciale quelle
che Dio mi ha confidate per la santa direzione, e l'anima mia
sente un vincolo tutto spirituale, che la stringe con una più
forte, con l'altra meno, ecc. secondo la condotta d'amore, a cui
Dio ha tirata più o meno l'anima" (L.I,149).
Per questa particolare sintonia con le singole persone,
poteva dare avvisi adatti ad ognuna, secondo il piano di Dio per
essa e ne avvertiva a volte i suoi corrispondenti. «Gli
insegnamenti che Dio mi fa dare a voi sono secondo la vostra
condotta, e sarebbe errore di servirsene per chi non cammina per
tale strada. Bisogna dare il cibo secondo il suo stomaco»
(L. II,472).
Prega per le persone che dirige e molte lettere le
scrive in attuale stato di contemplazione: «Legga qualche
volta questa lettera che l'ho scritta dopo aver celebrato e vedo
che Dio mi ha dato luce; ne faccia conto, come d'un tesoro di
Dio» (L. I,462).
Il suo insegnamento
punti fondamentali della sua direzione riguardano l'umiltà
che doveva giungere, con la divina grazia, ad essere «cognizione
profonda del proprio niente» (L. II, 298), per potersi
aprire al Tutto che è Dio e conformarsi al Verbo
incarnato che annientò se stesso e meritare così di essere
con lui nel seno dei Padre; poi il desiderio di essere
crocifisso con Gesù, abbandonandosi in tutto al divin
beneplacito; accettare "la morte mistica",
per arrivare alla "divina rinascita".
questo si compie passando per la porta, che è Gesù
crocifisso, ed obbedendo al vero maestro della
orazione che è lo Spirito Santo. Con la grazia di Dio, vuole
condurre le anime all'unione trasformante: «Viva in
Dio, respiri in Dio e bruci nel suo Amore» (L. I,134).
I suoi scritti spirituali
Diario
Scritto durante il ritiro dei 40 giorni,
permette di conoscere l'altezza spirituale in cui egli si
trovava a 27 anni: in esso troviamo quei principi che
saranno il fulcro della sua spiritualità e del suo
insegnamento. Cioè: la comprensione della partecipazione
alla passione di Gesù come norma di vita cristiana;
la percezione di Dio come «l'Immenso» in cui
immergersi passando per la passione di Cristo, la
necessità della mediazione del Verbo incarnato per
entrare in comunione con la Trinità divina; il valore
della sofferenza come dono divino per meglio
condividere la sorte di Gesù crocifisso e glorificato.
Lettere
Ne possediamo 2.060 pubblicate in 5
volumi, ma molte migliaia sono andate disperse. Quelle
possedute sono sufficienti per farci avere una conoscenza
della sua dottrina e del metodo di direzione spirituale,
perché la maggior parte riguardano la direzione
spirituale. Esse rivelano uno stile semplice, essenziale e
in genere scorrevole nonostante la fretta con cui Paolo
scriveva.
Morte mistica
E' un opuscolo di poche pagine in
cui si propone di vivere i voti religiosi come partecipazione
mistica alla morte di Gesù crocifisso per rinascere
a vita nuova, vita deifica, e partecipare così alla
gloria di Cristo. Fu inviato dal P. Paolo a una suora e
poi al maestro dei novizi passionisti.
Paolo della Croce trascorse oltre 15 anni al Monte
Argentario, culla della Congregazione della Passione; 25
anni a S. Angelo di Vetralla (Vt), che è stata definita
la Montecassino dei Passionisti; gli ultimi 6 anni a Roma,
da dove volava al cielo, all’età di 81 anni, il 18
ottobre 1775, nella casa dei Santi Giovanni e Paolo, avuta
in dono dal Papa Clemente XIV. Il suo corpo riposa nella
splendida cappella costruita per lui, accanto alla
basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Il B. Pio IX lo
proclamò beato nel 1853 e santo nel 1867.