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SAN  PAOLO  DELLA  CROCE

 IL PADRE DELLA FAMIGLIA PASSIONISTA 
seconda parte
,
pubblicata da P. Alberto Pierangioli sul Mensile " AMICI di Gesù Crocifisso" - ottobre 2001

Fondatore
San Paolo della CroceMons. Gattinara era convinto della validità della vocazione di Paolo, ma rimase incerto sull'appoggio da dargli per realizzare l'ispirazione divina. Paolo nel settembre 1721, col permesso del vescovo, andò a Roma con la speranza di avere udienza dal Papa e ottenere la facoltà di iniziare a radunare compagni.
Ma a Roma, non avendo valide raccomandazioni, non ottenne nulla, anzi fu allontanato in malo modo dal palazzo pontificio. Paolo, come risposta, si recò in s. Maria Maggiore e davanti all’immagine della Madonna riconfermò l'impegno di attuare il carisma ricevuto, emettendo il voto di promuovere nei fedeli la memoria della passione di Gesù e di radunare compagni per il medesimo scopo.
Egli era sicuro della provenienza celeste dell'ispirazione. Non gli era chiaro però dove e come avrebbe potuto iniziare la congregazione. Peregrinò per alcuni anni in varie zone del centro sud d’Italia, alla ricerca di un luogo adatto per iniziare la nuova fondazione: Monte Argentario, Gaeta, Itri, Troia, Roma. Nel maggio del 1725 mentre stava a Roma per l'acquisto del giubileo, ottenne un breve incontro col Papa Benedetto XIII, che a «viva voce», lo incoraggiò a radunare compagni ed attuare l'ispirazione divina. Giuridicamente tale permesso orale non valeva, ma per Paolo e per la prima generazione passionista esso significò una conferma dell'ispirazione. A Roma, nel 1727, è ordinato sacerdote dal papa, insieme a suo fratello, il ven. P. Giovanni Battista.
A febbraio 1728 torna al Monte Argentario (GR), dove, nel misero romitorio di s. Antonio, iniziò stabilmente la prima comunità passionista; nel 1737 termina la costruzione del primo convento, chiamato "ritiro", che consacra alla "Presentazione di Maria SS. al tempio". Il 15 maggio 1741 Benedetto XIV approvò, per la prima volta, la regola del nuovo istituto che si chiamò: «Congregazione dei Minimi Chierici Scalzi sotto l'invocazione della S. Croce e Passione di Gesù Cristo». L'undici giugno 1741 Paolo e i primi sei compagni emisero la professione pubblica dei tre voti religiosi aggiungendovi un quarto che specificava il carisma della congregazione: promuovere la grata memoria della passione di Gesù nei fedeli, insegnando loro a meditarla.
Nel 1769 Clemente XIV, approvando l'istituto come congregazione di voti semplici e donandole la partecipazione a tutti i privilegi degli ordini mendicanti e delle congregazioni regolari già approvate, diede stabilità giuridica alla congregazione. Alla morte del fondatore la congregazione era una realtà nella Chiesa, espressa in 12 ritiri con 176 religiosi; ma a causa delle norme restrittive dei governi illuministi del tempo, i ritiri erano circoscritti nello Stato Pontificio, eccetto i due sull’Argentario.
Paolo fin dal 1734 desiderò fondare anche un monastero per donne che vivessero il medesimo carisma. Il primo monastero passionista fu aperto a Tarquinia nel 1771. Le religiose emettono il voto specifico di fare e promuovere la memoria della passione di Gesù. Si dedicano alla contemplazione di tale mistero mediante l'orazione di circa tre ore quotidiane, oltre l'ufficiatura diurna e notturna ed il silenzio custodito gelosamente. Accompagnano spiritualmente i passionisti nelle loro missioni pregando «giorno e notte per la conversione delle anime e massime delle più traviate» (Regola).

Missionario instancabile
L’attività di Paolo fu intensa particolarmente nel centro Italia. Preferì, per sé e per i suoi religiosi, la gente religiosamente più bisognosa, confinata nelle zone malsane della maremma, nelle piccole isole, nelle campagne. Il suo metodo si avvicinava molto a quello di s. Leonardo da Porto Maurizio, ma era più semplice, in quanto egli, dopo le prime esperienze, eliminò le processioni penitenziali e lasciò solo alcuni sobri gesti drammatici in qualche meditazione. 
Privilegiò la meditazione e la riflessione come più adatte a favorire la conversione e le convinzioni stabili. Il suo apporto specifico fu l'introdurre la meditazione pubblica della passione di Gesù ogni giorno e l'insegnamento quotidiano del come meditarla, per aiutare gli uditori a passare dalla paura del giudizio di Dio alla fiducia di essere perdonati per i meriti di Gesù crocifisso.
rendere stabile nei paesi la meditazione della passione di Gesù sia nelle singole persone che in gruppi organizzati. Per incoraggiare i peccatori, spesso diceva loro che si assumeva la responsabilità della penitenza che avrebbero dovuto fare a causa dei loro peccati. Questa solidarietà con i peccatori certamente rientrava nelle finalità della desolazione spirituale da lui sofferta per lunghi anni.

Direttore spirituale
alla direzione compiuta nelle missioni popolari, negli esercizi spirituali, nei colloqui privati, egli svolse la direzione anche per mezzo della corrispondenza con molti laici, sacerdoti e naturalmente i suoi religiosi.
Si meravigliava di essere stato fatto degno dalla misericordia di Dio di avere «la santa direzione di alcune anime, arricchite di stupendi doni di Dio e di altissima orazione» (L. II,276). Era cosciente che per la santa direzione «ci vuole santità, dottrina, esperienza, prudenza, e gran chiamata d'Iddio» (L. I,149), per cui accettava la richiesta della direzione solo per obbedire alla volontà di Dio, quando questa gli si manifestava chiaramente. 
Una volta accettata la responsabilità, riceveva da Dio la capacità di una profonda unione con la persona diretta e di un altrettanto reale distacco, che gli dava la sicurezza «che tale unione di spirito è fondata in Gesù Cristo». Scriveva: «Io amo tutte le anime e con modo speciale quelle che Dio mi ha confidate per la santa direzione, e l'anima mia sente un vincolo tutto spirituale, che la stringe con una più forte, con l'altra meno, ecc. secondo la condotta d'amore, a cui Dio ha tirata più o meno l'anima" (L.I,149).
Per questa particolare sintonia con le singole persone, poteva dare avvisi adatti ad ognuna, secondo il piano di Dio per essa e ne avvertiva a volte i suoi corrispondenti. «Gli insegnamenti che Dio mi fa dare a voi sono secondo la vostra condotta, e sarebbe errore di servirsene per chi non cammina per tale strada. Bisogna dare il cibo secondo il suo stomaco» (L. II,472). 
Prega per le persone che dirige e molte lettere le scrive in attuale stato di contemplazione: «Legga qualche volta questa lettera che l'ho scritta dopo aver celebrato e vedo che Dio mi ha dato luce; ne faccia conto, come d'un tesoro di Dio» (L. I,462).

Il suo insegnamento
punti fondamentali della sua direzione riguardano l'umiltà che doveva giungere, con la divina grazia, ad essere «cognizione profonda del proprio niente» (L. II, 298), per potersi aprire al Tutto che è Dio e conformarsi al Verbo incarnato che annientò se stesso e meritare così di essere con lui nel seno dei Padre; poi il desiderio di essere crocifisso con Gesù, abbandonandosi in tutto al divin beneplacito; accettare "la morte mistica", per arrivare alla "divina rinascita".
questo si compie passando per la porta, che è Gesù crocifisso, ed obbedendo al vero maestro della orazione che è lo Spirito Santo. Con la grazia di Dio, vuole condurre le anime all'unione trasformante: «Viva in Dio, respiri in Dio e bruci nel suo Amore» (L. I,134).

I suoi scritti spirituali
Diario

Scritto durante il ritiro dei 40 giorni, permette di conoscere l'altezza spirituale in cui egli si trovava a 27 anni: in esso troviamo quei principi che saranno il fulcro della sua spiritualità e del suo insegnamento. Cioè: la comprensione della partecipazione alla passione di Gesù come norma di vita cristiana; la percezione di Dio come «l'Immenso» in cui immergersi passando per la passione di Cristo, la necessità della mediazione del Verbo incarnato per entrare in comunione con la Trinità divina; il valore della sofferenza come dono divino per meglio condividere la sorte di Gesù crocifisso e glorificato.
Lettere
Ne possediamo 2.060 pubblicate in 5 volumi, ma molte migliaia sono andate disperse. Quelle possedute sono sufficienti per farci avere una conoscenza della sua dottrina e del metodo di direzione spirituale, perché la maggior parte riguardano la direzione spirituale. Esse rivelano uno stile semplice, essenziale e in genere scorrevole nonostante la fretta con cui Paolo scriveva.
Morte mistica
E' un opuscolo di poche pagine in cui si propone di vivere i voti religiosi come partecipazione mistica alla morte di Gesù crocifisso per rinascere a vita nuova, vita deifica, e partecipare così alla gloria di Cristo. Fu inviato dal P. Paolo a una suora e poi al maestro dei novizi passionisti.
Paolo della Croce trascorse oltre 15 anni al Monte Argentario, culla della Congregazione della Passione; 25 anni a S. Angelo di Vetralla (Vt), che è stata definita la Montecassino dei Passionisti; gli ultimi 6 anni a Roma, da dove volava al cielo, all’età di 81 anni, il 18 ottobre 1775, nella casa dei Santi Giovanni e Paolo, avuta in dono dal Papa Clemente XIV. Il suo corpo riposa nella splendida cappella costruita per lui, accanto alla basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Il B. Pio IX lo proclamò beato nel 1853 e santo nel 1867.
Prima parte -->>
Sunto dal libro "La Passione di Gesù in San Paolo della Croce" del P. Martin Bialas e dal volume "Lettere di S. Paolo della Croce" del P. Fabiano Giorgini.

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