27/4/01 - Biblioteca di Ceccano (FR) - Inaugurazione del Fondo Antico

Intervento di P. Giuseppe Comparelli

La sede - Dati fisiologici e incrementi - Tipologia e analisi - Biblioteca ideale e biblioteca essenziale

La Biblioteca di S. Maria di Corniano nel cammino storico delle biblioteche passioniste del Lazio sud: '700 e '800.    P. Giuseppe Comparelli

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Ciò non toglie che già a metà '800 le biblioteche che stiamo esaminando avessero volumi di autori non tomisti come Genovesi, Pourchot, Galluppi, Gioberti, Rosmini, ecc. affiancati a quei loro coetanei che nei seminari prepararono la rinascita tomista come Sanseverino, Signoriello, Liberatore, ecc. senza dire di qualche nome locale come il sorano Marsella. Un assortimento che documenta il dialogo serrato, a volte polemico, col pensiero laico, rappresentato in queste opere più dagli autori francesi e tedeschi che dai ripetitori italiani.
Passando oltre sarà forse superfluo dire che in queste biblioteche erano ben rappresentati gli autori latini, su cui indugiavano i corsi istituzionali interni: Cesare, Cicerone, Virgilio, Orazio, Livio, Nepote, Sallustio, ecc. meno presenti gli autori greci. I testi rimasti e i corrispettivi dizionari latini, come il diffusissimo Calepino, fanno ben indovinare l'uso prolungato.
Discorso a parte per la letteratura italiana, i cui titoli non sembrano abbondare perché tocchiamo un settore sicuramente sfoltito dal consumo interno e da attenzioni esterne. Il tempo di cui ci stiamo interessando dava molto peso agli studi letterari in un ciclo che veniva detto "retorica". Era ritenuto fondamentale per preparare i soggetti destinati a parlare al pubblico e a scrivere. Anche qui l'approccio diretto agli autori era di norma. Ma questi testi sono scomparsi, tranne qualche copia di Ariosto, Tasso, Metastasio, Alfieri, Parini. 
E' significativo che di alcuni sia scomparso, tutto: Dante, Petrarca, ecc. come pure trattatisti e grammatici che erano base di corso. Se si incontrano testi come Manzoni, Giusti, Tommaseo, ecc. sono facilmente casi posteriori alle leggi eversive dello Stato unitario, quale che sia la data di stampa. Anzi è possibile imbattersi in autori di narrativa anticlericale come Sue e Guerrazzi (biblioteca della Badia di Ceccano) oggi in ombra. Comunque sono casi a sé perché in un concetto di biblioteca ideale entravano, allora, solo autori consacrati da stima sicura.
Ricchi di curiosità, oltre che di ingenuità, sono quei titoli extra, rispetto alle discipline umanistiche ed ecclesiastiche, che hanno tanto fascino per noi di oggi: astrologia, floricoltura, occultistica, medicina spagirica, ecc. La biblioteca di S. Maria di Pugliano su questo ha titoli di interesse per studiosi e bibliofili c'è il testo voluminoso del Donzelli, quello della fisiognomica di G.B. della Porta, 1610, Lo studio di chiromanzia ed altro di N. Spadon (1672) l'erbario del Mattioli ('500) lo studio sulle impoilazioni dalle Indie occidentali pertinenti alla medicina, di N. Monardes (1589), Il trinciante di V. Cervio unito all'arte della cucina di B. Scappi ('500) ecc. Tutto un vivo desiderio di sapere le forze palesi e occulte della natura. Ma la natura col suo teatro terrestre è affrontata bene nelle pagine settecentesche della Storia naturale del Buffon (Badia) e nella Storia dei viaggi del De La Harpe (42 volumi) dando a questi fondi antichi una propria compiutezza.
Le discipline fin qui elencate, qualcuna appena nominata, corrispondono a settori che registravano lenti accrescimenti, quando non erano reparti quasi inerti. Questo poteva succedere in epoche che coltivavano interessi più mirati, a danno di altri. Uno di questi è quello patristico che appare trascurato in qualche periodo. Ma c'è in proposito anche qualche smentita: la divulgazione e gli studi sulla Bibbia. Questi fondi nel loro piccolo documentano una grande attenzione in proposito: le collane di interpretazione testuale sono nutrite ed erudite: Calmet, Sacy, van den Steen, ecc. oltre i testi integrali, latini e italiani, già dal '500, anche con deliziose xilografie in edizioni tascabili e popolari (senza dire dei commenti di Nicola Da Lira nell'edizione del 1472 e del 1495 in queste biblioteche), fanno giustizia di quella "paura" cattolica della Bibbia che qualche storico della stampa ancora va troppo sottolineando (per esempio V De Carlo, 1994).

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