La Biblioteca di S.
Maria di Pugliano nel cammino storico delle biblioteche passioniste del
Lazio sud: '700 e '800. P. Giuseppe
Comparelli
La biblioteca
passionista: alternanza tra biblioteca ideale e biblioteca
essenziale |
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Comincia a cambiare il
rapporto col libro. Nei nuovi scaffali entra anche il volume che non ha
una rilegatura decorosa; la veste cede alla convenienza che le mutate
condizioni produttive impongono. E' finita l'eleganza settecentesca e la
grazia calcografica: magari penserà il laboratorio del convento alla
rilegatura decorosa per meritare, comunque, un posto in biblioteca.
Dopo la crisi
postunitaria gli incrementi proseguirono pigramente in questo senso
attenuando quella vigilanza selettiva che sempre aveva controllato ciò
che entrava in biblioteca. I nuovi sussidi pastorali di riviste,
dizionari ecc. del '900, prodotti nello spazio tra le due guerre, oltre
i testi scadenti provenienti dall'uso privato, crearono una giacenza
dismossa, al fianco del fondo antico, ancora in buono stato, al punto da
far desiderare una nuova selezione di decoro. Sarà il dopoguerra che
opererà questo sfoltimento severo, anche oltre gli obiettivi. Insieme a
molti volumi smembrati, andarono al macero intere annate di
pubblicazioni periodiche, come per esempio Perfice munus ed altre,
salvando solo la Civiltà Cattolica.
Così altra
produzione finita in biblioteca più come deposito che come acquisto
mirato: poeti provinciali, oratori, sacri e patriottici, letteratura
celebrativa ed altro di corto respiro culturale. Ma finì anche qualcosa
che poteva ben figurare in biblioteca, come monografie locali e sussidi
pastorali. Negli anni '50 e '60 tutto questo è stato allontanato in
ossequio ad una rinata idea di biblioteca essenziale e ideale insieme,
con confini più ampi e con diversa stima di ciò che costituisce la
biblioteca del convento - non senza un occhio benigno alle serie
abilitate anche esteticamente a incutere rispetto culturale.
Tanto è vero, questo
ritorno ideale, che c'erano testi custoditi in scaffalature distanti
dalla biblioteca confermando la mentalità che distingueva il libro
degno di questo nome e quel libro corrente che sempre più
frequentemente trova spazio nello scaffale privato del religioso, cosa
prima rara e privilegiata.
Giunge qui la parabola
della biblioteca ideale che, pur non mutando destino: servire il sapere,
ha mutato ritmo di metabolismo: contenere essenzialmente ciò che
l'analisi culturale ritiene illuminante, anche in ordine ad una
possibile sanzione futura.
Ragioni di spazio e
contenimenti finanziari hanno accentuato questo standard di tolleranza
quantitativa operando sulla qualità e proseguendo un'opera di bonifica
su cui, nell'ultimo trentennio, non poco ha influito la svolta
rivoluzionaria del Concilio che di colpo ha invecchiato serie teologiche,
morali, scritturistiche e pastorali - non per questo scomparse tutte
dagli scaffali.
Anche altra produzione
ha ceduto lo spazio alle nuove autorità che pure - anch'esse - reggono
quel concetto ideale di biblioteca che, nonostante tutto, ancora resiste,
anche se in un rapporto diverso alla cultura sociale e alla produzione
degli operatori culturali. Ma oggi gli sconfinamenti mediali, prima
impensabili, ci fanno guardare con accresciuta venerazione un fondo
antico, staccato, anche logisticamente, dagli scaffali moderni e dal
loro arredamento, tecnologico.
La biblioteca
passionista: alternanza tra biblioteca ideale e biblioteca
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