La Biblioteca di S.
Maria di Pugliano nel cammino storico delle biblioteche passioniste del
Lazio sud: '700 e '800. P. Giuseppe
Comparelli
Tipologia e analisi
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Abbiamo seguito la
nascita dei fondi di queste biblioteche: doni e acquisti. Poi qualcosa
di informe ha cominciato a personalizzarsi con esigenze formative e
operative di un Istituto in crescita. Le case aperte da pochi decenni
avevano bisogno di libri per il rifornimento dei corsi istituzionali
interni e per quel consumo quotidiano connesso alle letture private e
pubbliche prescritte. Già la seconda metà del '700 registra acquisti
per le biblioteche in ordine a corsi interni e provviste di titoli
agiografici e ascetici.
Successivamente nel programma di rifornimento e
di ripartizione dei testi, i superiori seguirono criteri minuziosi
calcolando doppioni, richieste specifiche, necessità delle sedi di
formazione dei giovani ecc. I PP. Paolo Luigi Pighi, Luca Fabi, Antonio
Colombo si distinsero in questa opera benemerita dopo il 1814 e cioè
dopo il periodo repubblicano e l'occupazione francese.
E' il concetto di
biblioteca ideale che guida incrementi e recuperi in quest'epoca. Prova
ne è il fatto che si annotava con orgoglio, finanche nelle cronache,
l'arrivo o l'acquisto da Roma o da Napoli, di una nuova opera dei Padri
in folio. Dati i tempi era come un segnale di speranza, oltre che
arricchimento culturale. Anzi il P. Antonio Colombo, il più attivo in
quest'opera, spesso lasciava il suo nome sui nuovi acquisti, sicuro di
sottoscrivere un avvenimento.
Negli anni successivi
sono le stesse comunità locali a curare gli incrementi orientando il
volto più maturo dell'Istituto ai mutati contesti socio-culturali.
Un'intensa attività missionaria diede notorietà ai passionisti e
provocò una decisa espansione della loro presenza in Italia e
all'estero. E' il periodo che va dalla restaurazione alla soppressione
anticlericale. Alla metà dell'800 quello che noi conosciamo come fondo
antico delle biblioteche passioniste sud-laziali è pressoché completo.
C'erano le serie
scritturistiche con Calmet, De Pineda, Sacy, A Lapide ecc. Presenti, con
vistoso formato, le opere dei Padri, interessanti anche per l'antichità
e la veste tipografica: i Padri latini in buona rappresentanza, un po'
meno i Padri greci. C'erano le serie di diritto canonico,
immancabile il Bullarium di Benedetto XIV con le più antiche
"Decretali" di Gregorio IX. Ugualmente presenti quegli autori
che trattavano insieme questioni di morale e di diritto come il
Ferraris, il Reiffenstuel, soppiantati poi da autori di più deciso
indirizzo teologico morale, come Cuniliati, domenicano e Antoine,
gesuita, ritenuti sicuri per il loro rigore, al punto che il capitolo
generale del 1778 li adottò ufficialmente.
Ma non mancava l'Alexandre,
di indirizzo più benigno, ed altri. Finché non si impose in questa
disciplina sant'Alfonso de Liguori che sarà presente in tutte le
biblioteche passioniste. Le opere di storia avevano Muratori in testa,
ma anche il Baronio, il Rollin per la storia romana e la storia "universale"
e poi Orsi, Rinaldi, Ladvocat, Crevier, ecc.
Per quanto riguarda la
teologia e la filosofia i passionisti avevano il suggerimento di regola
già dal 1753 di attenersi alla dottrina di san Tommaso i cui volumi (anche
in edizioni cinquecentine) erano in biblioteca. Manuali sistematici di
teologia ispirati a san Tommaso erano utilizzati nei corsi istituzionali.
Tra questi si impose il Billuart, come testo fedele ed ufficiale, dopo
l'iniziale, incerta adozione di P. Annat e del discusso L. Habert. Nel
1769, anno in cui la linea culturale passò nella regola approvata da
Clemente XIV, questi ritiri annotano nei registri le spese per il
Billuart.
Per la filosofia
all'Inizio troviamo nomi come Goudin, Gonet e poi Roselli ('700). Ma col
tempo si impose il Roselli, domenicano come il Billuart, nomi tali da
garantire per i corsi la fedeltà alla linea tomistica. Non per sempre
però questi testi potevano durare al passo coi tempi. Subito dopo il
periodo napoleonico si pensò ad aggiornare quegli autori per iniziativa
e per consumo interno dei passionisti. Il lavoro fu portato a termine
dal P. Gaetano Angelini per il Roselli e il Billuart nel 1834 e nel 1837
presso l'editore Puccinelli di Roma.
In seguito le sollecitazioni
culturali provenienti dall'idealismo e dal positivismo suggerirono nuovi
confronti e nuove sintesi che furono affrontate da P. Silvestro Zannelli,
con i suoi cinque grossi volumi di filosofia neotomista, stampati a
Montecassino nel 1875, e da P. Giacomo Sperati con i suoi ricchi
contributi nel 1877 e 1882. Ambedue erano nativi del frusinate. Il P.
Sperati ebbe l'amara esperienza di vedere il suo volume: Nuovo saggio
intorno all'azione di Dio sulla libertà dell'uomo (Napoli 1877)
messo all'indice in seguito ad una recensione del Liberatore su Civiltà
Cattolica per distinzioni oggi ritenute ininfluenti. L'enciclica di
Leone XIII Aeterni Patris del 1879 per la promozione del tomismo
- che provocò una vasta risposta da Napoli a Lovanio con validi
contributi - trovò un terreno già pronto negli studi passionisti.
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