La Biblioteca di S.
Maria di Pugliano nel cammino storico delle biblioteche passioniste del
Lazio sud: '700 e '800. P. Giuseppe
Comparelli
La biblioteca
passionista: alternanza tra biblioteca ideale e biblioteca
essenziale |
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Come abbiamo visto, l'alternarsi di eventi, ma anche di scelte culturali in funzione della
propria fisionomia carismatica e operativa ha prodotto nella biblioteca
passionista risonanze corrispettive, deboli in verità, rispetto ad una
continuità di indirizzi nella propria tipologia. L'impegno culturale
non ha mai avuto prevalenza programmatica nell'Istituto, anche se si
sono avute stagioni coscienti e talvolta produttive in tal senso. Così
la biblioteca ha rispecchiato la tendenza ambivalente: contemplativa e
operativa, dei passionisti del '700 e dell'800, senza per questo perdere
la propria unità funzionale. Del resto, per voler essere il più
possibile vicina ad un ideale di completezza, non sempre una biblioteca
può essere il documento fermo e fedele di una comunità come gruppo
evolutivo.
Talvolta, infatti,
queste biblioteche sono state tentate di modellarsi sulle grandi
provviste monastiche e talvolta, successivamente, sulle biblioteche
agili, pluridisciplinari, di ampia intelligenza sussidiaria, come quelle
degli ordini post-tridentini. In realtà non hanno raggiunto la
ricchezza dei modelli, ma hanno realizzato un proprio patrimonio sintesi
sempre pensato come contenitore stabile di un sapere fondamentale per
tutti, quasi asettico e trascendente.
Qui non siamo in quell'ordine dei libri di R. Chartier (1992) con le sue geniali
osservazioni sul rapporto non automatico di libro-stampa-contenuto che
autorizza anche a generare quella che fu la grande operazione Bibliothèque
bleue e cioè qualcosa che riguarda il libro per creare la
lettura. Questa idealità che trattiamo è un po' inversa: operare con i
libri per un sapere che trascende il libro, senza poterne fare a meno
come cifrario sociale, anche simbolico, per realizzare una
reazione comunitaria, semmai anche inalterata nel tempo.
Quest'ultimo
impossibile obiettivo, forse sarà stato ipotizzato in qualche epoca
passata e potrebbe collegarsi a quel difficile discorso sul "canone"
dei libri, aperto recentemente da H. Bloom, D. Denby ed altri, secondo
cui alcuni libri - si parla della cultura occidentale - debbano essere
riferimento necessario per la lettura storico-sociale, come reazione di
identità e interpretazione collettiva. Ma questo potrebbe condurre a
liste ideologiche ed altro da cultura egemone connessa a prevalenza
politiche in campo squisitamente laico. Anche in ambito ecclesiastico,
si sono avuti rigori orientativi, ma più connessi all'integrità
dottrinale che alla venerazione di un testo che non sia la Bibbia.
Nel
mondo ecclesiastico moderno è proprio la continuità temporale della
reazione che ha ceduto, in forza di una coscienza storica che propone
una rilettura anche con l'aiuto della formula-libro. Non si
crederebbe, laicamente parlando, a questo processo irreversibile che ha
toccato ogni lettura, mai ferma, dalla Bibbia ai Padri, ai mistici, ai
teologi, ai documenti conciliari ultimi. Chi non è dentro questo
cammino (che partì dalla Lectio divina) può vedere una
ingannevole e inerte identità.
Tornando alle nostre
biblioteche, il desiderio di un sapere compiuto ha comportato, anche per
la povertà dell'Istituto, di assicurarsi l'essenziale, visto e
desiderato sia come connotativo di completezza ideale, sia come forzato
criterio selettivo. Altre volte gli incrementi hanno obbedito ad una
logica difensiva, ma anche valutativa: non si trattava di una recinzione
che voilesse irrigidire la sicurezza di una linea culturale, ma una
logica di necessità, che da un comune possedimento precomprensivo
marcasse l'essenziale e l'accessorio, come fa ogni gruppo, del resto,
che ha un obiettivo che non è raccogliere libri, ma piegarli a un fine
vitale. Da qui la stabilità di un livello che sa attendere la qualità
e il tempo degli incrementi, come successe agli inizi dell'800,
mantenendo il patrimonio costituitosi nel '700, non solo per gli
sconvolgimenti storici, ma anche per un certo giudizio su una produzione
nata in un periodo di emergenza.
La biblioteca
passionista: alternanza tra biblioteca ideale e biblioteca
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