La Biblioteca di S.
Maria di Corniano nel cammino storico delle biblioteche passioniste del
Lazio sud: '700 e '800. P. Giuseppe
Comparelli
La biblioteca
passionista: alternanza tra biblioteca ideale e biblioteca
essenziale |
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Quando un testo
guadagnava con la stima un posto negli scaffali non lo perdeva
facilmente. Abbiamo anzi notato che, se in epoca rivoluzionaria fosse
stato disperso, lo si riacquistava a discreta distanza di tempo:
concreto dettaglio di concetto è di pratica di una biblioteca ideale,
che ha visto il libro e il suo consumo con atteggiamento di culto. E
fortunatamente poteva avere il suo ruolo tutelare in tempo di
soppressione, proprio quando l'insidia delle leggi eversive dell'800
(con cui andarono disperse molte biblioteche ecclesiastiche sul
territorio nazionale) raggiunse le biblioteche passioniste a sud di Roma
nella fase più felice del loro potenziamento.
Lo stesso illuminismo
non aveva fatto ripensare la biblioteca conventuale, che nei suoi
capisaldi teorici rimase confermata. Il suo concetto di completezza
ideale avrebbe potuto ridefinirsi nei confronti della cultura corrente
nei salotti alti della borghesia e nei centri di studio. Quale
atteggiamento si ebbe nei confronti di un nuovo esercizio e nuove
prospettive del sapere? In altre parole: le biblioteche conventuali
erano attuali allora? Ecco una domanda che avrebbe bisogno
dell'integrità dei titoli per rispondere con sicurezza.
Comunque non
dovettero essere digiune in proposito, se incontriamo ancora
Voltaire, Rousseau, Beccaria ed altri autori, anche in originale
francese. Dei resto autori come Muratori, Genovesi ed altri minori hanno
mediato bene, in ambiente ecclesiastico, quella utilità del sapere
rivolto al concreto, al documentabile, propria dell'illuminismo, che non
coglieva sprovveduti gli ordini di espansione post-tridentina: teatini,
scolopi, barnabiti, gesuiti, produttori essi stessi di un sapere
funzionale. In discipline varie si andava dai titoli di antropologia,
anche spirituale, a quelli di letteratura, matematica, filosofia, fisica,
fino a quelli di astronomia con nuova impostazione circa il destino
pratico del libro nelle scuole da loro gestite. Per essere più vicini
all'indole culturale passionista, un altro esempio del genere è lo
stesso sant'Alfonso, ampiamente accolto in queste biblioteche per i suoi
risultati circa l'istruzione del popolo con principi e metodiche
correnti. I suoi libri, a larghissima divulgazione - è opinione degli
studiosi - hanno ben meritato per la diffusione della lingua italiana
nei ceti popolari.
La grande produzione
ecclesiastica del '700, vicina o lontana dal taglio illuminista, rimase
attuale anche dopo l'inizio dell'800, un secolo che nei primi decenni
non sempre ebbe il clima e gli strumenti per produrre del nuovo dal
punto di vista critico e documentario. Per questo gli autori
settecenteschi ebbero vita lunga e alimentarono quel concetto di
biblioteca ideale che seppe attendere il tempo dei nuovi sussidi.
Infatti la riserva erudita è un supporto necessario di una cultura e
può esserne l'origine, la conferma o la smentita. Diversamente una
biblioteca del tipo che stiamo studiando potrebbe essere tentata di
curare un corredo stabile, quasi metastorico.
Fortunatamente non è
stato il caso di queste biblioteche che nello spazio di pochi decenni
sostituivano Tostado con Calmet e Cornelio A Lapide; L. Habert e
Tournely con Billuart; Goudin con Roselli; Antoine e Cuniliati con
Alfonso de Liguori; Segneri con Cattaneo e poi con Turchi ecc. per stare
alla stagione del fondo antico. Poi i ritmi di successione saranno più
celeri ma sempre coi tacito criterio di porre un'autorità ad occupare
quel ruolo di modello di turno, adottato per una permanenza ideale.
Il nuovo allora
incontrò pacificamente l'antico - fatta salva certa gelosia dottrinale,
ovviamente - in grazia di un criterio che si diffondeva nella cultura
quando le biblioteche passioniste cominciavano a maturare la propria
consistenza. Sarà dopo le incertezze storico-sociali d'inizi '800 che
la speculazione teologica esaminerà le sfide assertorie prendendo atto
d'un conflitto, strutturalmente permanente nella nuova Europa.
Anche l'agiografia
avverti ed adottò nuovi atteggiamenti impostando ricerche e moduli
biografici che faranno essi pure ingresso nelle biblioteche passioniste.
Attenuato lo stile laudativo, il riferimento della cornice storica
vissuta intorno alle figure singolari dello spirito sarà più vicino
allo schema vissuto della volontà dei soggetti.
Queste nuove
prospettive mutarono anche il concetto di biblioteca come repertorio di
sussidi per leggere la nuova cultura e tenerla presente nella
comunicazione. Ora è essa stessa la biblioteca a documentare il sapere
come vita attuale e come esercizio sollecitato dalla storia. Uno
strumento storico-pratico e non più un monumento al sapere, un
patrimonio ideale, rassicurante, inattaccabile e trascendente.
La biblioteca
passionista: alternanza tra biblioteca ideale e biblioteca
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