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Parrocchia di S. Giuseppe Artigiano FESTA PATRONALE 

  Messaggio del Vescovo - Comunicato stampa - Programma - Cronaca della festa

Diocesi di Sessa Aurunca (Ce)
Ufficio comunicazioni sociali
Direttore: P.Antonio Rungi
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SESSA AURUNCA.    IL MESSAGGIO DEL VESCOVO PER LA SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE.  TRA LE LE TRADIZIONI LOCALI PER FESTEGGIARE IL GRANDE SANTO
di Antonio Rungi

In occasione dell’annuale solennità di San Giuseppe, sposo castissimo della B. V. Maria, il Vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Antonio Napoletano, ha inviato a tutta la comunità diocesana un sentito messaggio, nel quale il Presule pone in risalto la vita esemplare di San Giuseppe in ordine alla fede e alla giustizia.. 
Nel richiamare il titolo più ricorrente con cui la Chiesa ricorda San Giuseppe, come "uomo giusto", monsignor Napoletano scrive: "Nell’itinerario liturgico verso la Pasqua s’inserisce la celebrazione di San Giuseppe, l’uomo giusto che ha sperimentato con la Madonna l’asprezza del deserto nella sua fuga in Egitto per difendere la vita di Gesù dalla violenza di Erode". 
Ma il richiamo più esplicito all’esemplarità di San Giuseppe è fatto in riferimento alla fede. "Questo esodo singolare in senso inverso - scrive il Vescovo di Sessa Aurunca - gli permise di fortificare la sua fede, dimostrando concretamente che il giusto vive di fede. Il Vangelo attribuisce a San Giuseppe l’attributo di giusto per indicare la sua caratura umana e spirituale. La giustizia di San Giuseppe ha avuto la sua perfezione e il suo compimento nell’amore". E poi una serie di richiami al presente che il Vescovo fa, tenendo fisso il suo pensiero in questo santo, patrono universale della Chiesa. 
San Giuseppe "avrebbe potuto fare appello alla carta dei diritti e dei doveri di ogni persona. Invece ha optato per una giustizia superiore che scaturisce dalla fede e dall’amore. Egli non ha fatto i suoi interessi ma quelli di Maria sua sposa e di Gesù cui impose solamente il nome per volere dell’Angelo. Egli si pone decisamente al servizio della vocazione e della missione di entrambi. Egli perciò è l’uomo più vicino a Gesù Cristo, il giusto che si fa servo e rende giusti molti addossandosi la loro iniquità. Questa - conclude monsignor Antonio Napoletano - è la condizione fondamentale di coloro che sono chiamati a servire il Signore in santità e giustizia in mezzo al popolo di Dio".
Indiretto riferimento, in queste parole, alla stessa vocazione religiosa e sacerdotale del Vescovo di Sessa Aurunca, che proprio il 19 marzo 2001, solennità di San Giuseppe, ricorda il 40° anniversario di ordinazione sacerdotale, avvenuta a Pagani (Sa).
Intanto, cresce in tutta la diocesi il culto e la devozione verso San Giuseppe, onorato in varie comunità parrocchiali e civili già da antica data. Spicca tra tutte, la festa in onore dello Sposo castissimo della B. V. Maria che da secoli si svolge a Carano di Sessa Aurunca, un piccolo centro medioevale, sulla Via Appia, alla periferia Sud di Sessa Aurunca. Qui San Giuseppe è venerato in modo singolare con tradizioni locali uniche: come la distribuzione delle "pagnottelle", dette "coccetelle" (pane a forma di focaccia) di San Giuseppe a tutti coloro che, come fedeli o pellegrini, giungono in paese nei giorni prima e dopo il 19 marzo; ma anche accoglienza nella famiglie di tutti i pellegrini per condividere con i cittadini di Cascano un momento di fraternità con la distribuzione gratuita di specialità locali. 
Di particolare fascino è la cosiddetta festa del "fuoco" che si tiene alla vigilia della festa. Il 18 marzo, infatti, lungo le stradine del borgo medioevale, al centro di piazzette o di semplici larghi vengono accatastati ceppi di legna di incredibile grandezza e forma, pronti a trasformarsi in falò per la notte, mentre dai vari forni a legna delle case antiche si sfornano i panetti di San Giuseppe. I camini nella famiglie sono tutti accesi per preparare la "menestella", un insieme di fagioli e ceci, cotto nei celebri "pignati" di Cascano, che vanta una antica tradizione della produzione di questo genere di contenitori in terra cotta. 
In essi fagioli e ceci vengono cotti, accanto al fuoco che brucia nel camino, in modo saporito e poi la cosiddetta menestella, con un buon bicchiere di vino, con le coccetelle vengono distribuiti ai graditi ospiti del paesino. Rito che si protrae per tutta la notte della vigilia, fino all’alba, quando la gente del posto si prepara, poi, per partecipare ai riti religiosi ed intervenire numerosi e con fede alla solenne celebrazione eucaristica della tarda mattinata e poi alla processione di mezzogiorno per le principali vie cittadine. Poi la festa continua nelle famiglie, dove anche i parenti lontani, molti emigrati all'estero, per la circostanza, rientrano per trascorrere la giornata di festa con i propri familiari, amici e conoscenti.

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