LA CONFESSIONE
di P. Antonio Rungi
- Il sacramento della Confessione
necessita di essere riscoperto non solo dai fedeli, ma anche dai
sacerdoti. E’ un appello questo che ci viene da Papa anche in
occasione della Pasqua 2001. Pertanto, i sacerdoti devono
incoraggiare i fedeli ad accostarsi al sacramento della
Penitenza e devono mostrarsi disponibili a celebrare questo
sacramento ogni volta che i cristiani ne facciano ragionevole
richiesta. Celebrando il sacramento della Penitenza, il
sacerdote compie il ministero del buon pastore che cerca la
pecora perduta, quello del buon Samaritano che medica le ferite,
del padre che attende il figlio prodigo e lo accoglie al suo
ritorno, del giusto giudice che non fa distinzione di persone e
il cui giudizio è ad un tempo giusto e misericordioso. Insomma,
il sacerdote è il segno e lo strumento dell'amore
misericordioso di Dio verso il peccatore. Qui
riportiamo alcuni testi riguardanti il sacramento della
Confessione, tratti dal Catechismo della Chiesa cattolica.
- Cristo ha istituito il sacramento della
Penitenza per tutti i membri peccatori della sua Chiesa, in
primo luogo per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in
peccato grave e hanno così perduto la grazia battesimale e
inflitto una ferita alla comunione ecclesiale. A costoro il
sacramento della Penitenza offre una nuova possibilità di
convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione.
- La struttura fondamentale della
Confessione comporta due elementi ugualmente essenziali: da una
parte, gli atti dell'uomo che si converte sotto l'azione dello
Spirito Santo: cioè la contrizione, la confessione e la
soddisfazione; dall'altra parte, l'azione di Dio attraverso
l'intervento della Chiesa. La Chiesa che, mediante il Vescovo e
i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono
dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione, prega
anche per il peccatore e fa penitenza con lui. Così il
peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione
ecclesiale.
- La formula di assoluzione in uso nella
Chiesa latina esprime gli elementi essenziali di questo
sacramento: «Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a
sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha
effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti
conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la
pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo »
- Tra gli atti del penitente, la
contrizione occupa il primo posto. Essa è «il dolore
dell'animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati
dal proposito di non peccare più in avvenire».
- È bene prepararsi a ricevere questo
sacramento con un esame di coscienza fatto alla luce della
Parola di Dio. I testi più adatti a questo scopo sono da
cercarsi nel Decalogo e nella catechesi morale dei Vangeli e
delle lettere degli Apostoli: il discorso della montagna, gli
insegnamenti apostolici.
- La confessione dei peccati (l'accusa),
anche da un punto di vista semplicemente umano, ci libera e
facilita la nostra riconciliazione con gli altri. Con l'accusa,
l'uomo guarda in faccia i peccati di cui si è reso colpevole;
se ne assume la responsabilità e, in tal modo, si apre
nuovamente a Dio e alla comunione della Chiesa al fine di
rendere possibile un nuovo avvenire.
- La confessione al sacerdote costituisce
una parte essenziale del sacramento della Penitenza: «È
necessario che i penitenti enumerino nella confessione tutti i
peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente
esame di coscienza, anche se si tratta dei peccati più nascosti
e commessi soltanto contro i due ultimi comandamenti del
Decalogo, perché spesso feriscono più gravemente l'anima e si
rivelano più pericolosi di quelli chiaramente commessi».
- Secondo il precetto della Chiesa, «ogni
fedele, raggiunta l'età della discrezione, è tenuto
all'obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi,
almeno una volta nell'anno». Colui che è consapevole di aver
commesso un peccato mortale non deve ricevere la santa
Comunione, anche se prova una grande contrizione, senza aver
prima ricevuto l'assoluzione sacramentale, a meno che non abbia
un motivo grave per comunicarsi e non gli sia possibile accedere
a un confessore. I fanciulli devono accostarsi al sacramento
della Penitenza prima di ricevere per la prima volta la santa
Comunione.
- Sebbene non sia strettamente necessaria,
la confessione delle colpe quotidiane (peccati veniali) è
tuttavia vivamente raccomandata dalla Chiesa. In effetti, la
confessione regolare dei peccati veniali ci aiuta a formare la
nostra coscienza, a lottare contro le cattive inclinazioni, a
lasciarci guarire da Cristo, a progredire nella vita dello
Spirito. Ricevendo più frequentemente, attraverso questo
sacramento, il dono della misericordia del Padre, siamo spinti
ad essere misericordiosi come lui.
- Molti peccati recano offesa al prossimo.
Bisogna fare il possibile per riparare (ad esempio restituire
cose rubate, ristabilire la reputazione di chi è stato
calunniato, risanare le ferite). La semplice giustizia lo esige.
Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore
stesso, come anche le sue relazioni con Dio e con il prossimo.
L'assoluzione toglie il peccato, ma non porta rimedio a tutti i
disordini che il peccato ha causato. Risollevato dal peccato, il
peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale.
Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe:
deve « soddisfare » in maniera adeguata o «espiare» i suoi
peccati. Questa soddisfazione si chiama anche « penitenza ».
- La penitenza che il confessore impone
deve tener conto della situazione personale del penitente e
cercare il suo bene spirituale. Essa deve corrispondere, per
quanto possibile, alla gravità e alla natura dei peccati
commessi. Può consistere nella preghiera, in un'offerta, nelle
opere di misericordia, nel servizio del prossimo, in privazioni
volontarie, in sacrifici, e soprattutto nella paziente
accettazione della croce che dobbiamo portare. Tali penitenze ci
aiutano a configurarci a Cristo che, solo, ha espiato per i
nostri peccati una volta per tutte. Esse ci permettono di
diventare coeredi di Cristo risorto, dal momento che «
partecipiamo alle sue sofferenze » (Rm 8,17).
- Poiché Cristo ha affidato ai suoi
Apostoli il ministero della riconciliazione, i Vescovi, loro
successori, e i presbiteri, collaboratori dei Vescovi,
continuano ad esercitare questo ministero. Infatti sono i
Vescovi e i presbiteri che hanno, in virtù del sacramento
dell'Ordine, il potere di perdonare tutti i peccati « nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ».Il perdono dei
peccati riconcilia con Dio ma anche con la Chiesa. Il Vescovo,
capo visibile della Chiesa particolare, è dunque considerato a
buon diritto, sin dai tempi antichi, come colui che
principalmente ha il potere e il ministero della
riconciliazione: è il moderatore della disciplina penitenziale.
I presbiteri, suoi collaboratori, esercitano tale potere nella
misura in cui ne hanno ricevuto l'ufficio sia dal proprio
Vescovo (o da un superiore religioso), sia dal Papa, in base al
diritto della Chiesa.
- Alcuni peccati particolarmente gravi
sono colpiti dalla scomunica, la pena ecclesiastica più severa,
che impedisce di ricevere i sacramenti e di compiere determinati
atti ecclesiastici, e la cui assoluzione, di conseguenza, non
può essere accordata, secondo il diritto della Chiesa, che dal
Papa, dal Vescovo del luogo o da presbiteri da loro autorizzati.
- «Tutto il valore della Penitenza
consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui
in intima e grande amicizia ». Il fine e l'effetto di questo
sacramento sono dunque la riconciliazione con Dio. Coloro che
ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in
una disposizione religiosa conseguono « la pace e la serenità
della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello
spirito». Infatti, il sacramento della Riconciliazione con Dio
opera una autentica «risurrezione spirituale», restituisce la
dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più
prezioso è l'amicizia di Dio. Questo sacramento ci riconcilia
con la Chiesa. Con esso, il peccatore, rimettendosi al giudizio
misericordioso di Dio, anticipa in un certo modo il giudizio al
quale sarà sottoposto al termine di questa esistenza terrena.
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