LETTERA DELLA CHIESA
di P. Antonio Rungi
LETTERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI PER IL GIOVEDÌ SANTO 2001
E’ stata scritta domenica 25 marzo e
rivela tutto l’animo sacerdotale di Giovanni Paolo II, al quale
stanno a cuore le sorti di tutti i sacerdoti del mondo, ma
soprattutto di tutta la Chiesa che, proprio mediante, il ministero
sacerdotale continua l’opera di Gesù Cristo per la salvezza dell’umanità.
E così, il Santo Padre, come è tradizione anche quest’anno, in
occasione della festa dei sacerdoti, il Giovedì santo, ha voluto
inviare a tutti i ministri di Cristo una speciale Lettera di
ringraziamento, ma anche di invito ad impegnarsi maggiormente nel
servizio sacerdotale specie per quanto attiene il sacramento della
Confessione. Ed è, infatti, integralmente dedicata a questo tema la
Lettera ai sacerdoti, di cui presentiamo una sintesi.
"Questo Giovedì Santo, scrive il Papa, è il primo dopo il
Grande Giubileo. L'esperienza che abbiamo fatto con le nostre
comunità, nella speciale celebrazione della misericordia, a duemila
anni dalla nascita di Gesù, diventa ora la spinta per un ulteriore
cammino. Duc in altum! Il Signore ci invita a riprendere il largo,
fidandoci della sua parola. Facciamo tesoro dell'esperienza
giubilare e proseguiamo nell'impegno di testimonianza al Vangelo con
l'entusiasmo che suscita in noi la contemplazione del volto di
Cristo! Nella Lettera apostolica Novo Millennio ineunte ho detto che
la vera eredità del Grande Giubileo è l'esperienza di un più
intenso incontro con Cristo.
Tra i tanti aspetti di questo incontro, mi piace oggi scegliere, per
questa riflessione, quello della riconciliazione sacramentale:
è un aspetto, peraltro, che è stato al centro dell'Anno giubilare,
anche perché intimamente connesso col dono dell'indulgenza. Il
Giovedì Santo, giornata speciale della nostra vocazione, ci chiama
a riflettere soprattutto sul nostro "essere", e in
particolare sul nostro cammino di santità. E da questo che
scaturisce, poi, anche lo slancio apostolico. Riscopriamo, dunque,
la nostra vocazione come "mistero di misericordia".
Chiediamo, dunque, a Cristo, in questa giornata santa, di aiutarci a
riscoprire pienamente, per noi stessi, la bellezza di questo
Sacramento.
Il sacerdote che fa pienamente l'esperienza gioiosa della
riconciliazione sacramentale avverte poi del tutto naturale ripetere
ai fratelli le parole di Paolo: "Noi fungiamo quindi da
ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi
supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con
Dio" (2 Cor 5, 20). Se la crisi del sacramento della
Riconciliazione dipende da molteplici fattori - a partire
dall'attenuazione del senso del peccato fino alla scarsa percezione
dell'economia sacramentale con cui Dio ci salva - forse dobbiamo
riconoscere che talvolta può aver giocato a sfavore del Sacramento
anche un certo indebolimento del nostro entusiasmo o della nostra
disponibilità nell'esercizio di questo esigente e delicato
ministero.
Occorre invece più che mai farlo riscoprire al Popolo di Dio.
Bisogna dire con fermezza e convinzione che è il sacramento della
Penitenza la via ordinaria per ottenere il perdono e la remissione
dei peccati gravi commessi dopo il Battesimo. Bisogna celebrare il
Sacramento nel migliore dei modi, nelle forme liturgicamente
previste, perché esso conservi la sua piena fisionomia di
celebrazione della divina Misericordia. È importante che, anche su
questo versante, il ministro della riconciliazione svolga bene il
suo compito.
La sua capacità di accoglienza, di ascolto, di dialogo, la sua
disponibilità mai smentita, sono elementi essenziali perché il
ministero della riconciliazione possa manifestarsi in tutto il suo
valore. L'annuncio fedele, mai reticente, delle esigenze radicali
della parola di Dio deve sempre accompagnarsi a una grande
comprensione e delicatezza, ad imitazione dello stile di Gesù verso
i peccatori. Resta il fondamentale problema di una catechesi sul
senso morale e sul peccato, che faccia prendere più chiara
coscienza delle esigenze evangeliche nella loro radicalità.
C'è purtroppo una tendenza minimalistica, che impedisce al
Sacramento di portare tutti i frutti auspicabili. Per molti fedeli
la percezione del peccato non è misurata sul Vangelo, ma sui
"luoghi comuni", sulla "normalità" sociologica,
che fa pensare di non essere particolarmente responsabili di cose
che "fanno tutti", tanto più se sono civilmente
legalizzate. L'evangelizzazione del terzo millennio deve fare i
conti con l'urgenza di una presentazione viva, completa, esigente
del messaggio evangelico".
Intanto, anche la Chiesa sessana e soprattutto i sacerdoti si
ritroveranno tutti insieme intorno al Vescovo, Giovedì prossimo,
per la celebrazione della Messa crismale nella mattina di Giovedì
Santo. Poi nella serata la celebrazione della Messa in Coena Domini
in tutte le comunità parrocchiali durante la quale sarà ricordata
l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio. Un appuntamento
annuale per festeggiare il dono dell’Eucaristia e tutti i
sacerdoti.