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L'Eco di San Giuseppe Mensile religioso e di cultura - Marzo 2001 

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8 MARZO di Mina Caianiello
Rieccoci puntuali come ogni anno a rivivere e festeggiare il tanto atteso 8 marzo, con scambi di omaggi floreali accompagnati da frasi intrise di retorica su emancipazione, e condizione femminile. Ormai, il significato di questo giorno nel corso degli anni è stato stravolto dalle leggi consumistiche che caratterizzano purtroppo ogni evento anche il più piccolo delle nostre vite.
L'8 marzo invece deve essere un giorno di profonde riflessioni per noi donne, poiché risulta facile parlare di libertà e di riflessioni di emancipazione quando si posseggono, tanto da non riuscire minimamente ad immaginare a viverne senza. Il mio pensiero va a tutte quelle donne che non conoscono la libertà della propria vita, bersagli di umiliazioni e angherie, costrette a vivere profondi disagi fisici e psichici, e non sto parlando di donne che vivono in altri Paesi, di altre culture e religioni, ma di donne che sono intorno a noi, vivono in mezzo a noi, esiliate nella solitudine di se stesse, ingabbiate in una cortina di silenzi e frustrazioni, rese schiave da un mondo cinico e prepotente, abbandonate al loro inesorabile destino senza riuscire a rifarsi una vita dignitosa.
Allora dico, altro che mimose e superficialità, risvegliamo le nostre coscienze, mobilizziamoci offrendo loro solidarietà, ma soprattutto un aiuto concreto, una sinergia di parole e buone azioni, che sostengano queste donne meno fortunate di noi, ma non per questo prive di dignità, a risalire sulla scia delle loro vite.
Un augurio di cuore a noi tutte e soprattutto alle «altre».

CARNEVALE 2001 - Arlecchino, colore e vivacità di Lucia Ferrara
La maschera che per il Carnevale 2001 ha rappresentato la nostra parrocchia è stata quella di Arlecchino. Arlecchino, di origine bergamasca, è tra le maschere più belle d'Italia, le origini del suo nome deriverebbero dal francese antico Hellequin, diavolo buffo delle leggende medievali. L'abito variopinto formato da un mosaico multicolore di pezzi di stoffa ne hanno fatto la maschera più popolare del nostro paese.
Arlecchino rappresenta il servo fedele e affamato, lazzarone e truffaldino ma fondamentalmente onesto e sensato, che piglia legnate al posto del padrone. La scelta di questa famosa e tradizionale maschera non è stata casuale; lo scopo, infatti, è stato sia quello di rispolverare una caratteristica maschera quasi dimenticata; e sia quello di lanciare, attraverso l'allegoria del Carnevale, un messaggio ai "padroni" che ci rappresentano, ai quali abbiamo voluto dire di essere stanchi di prendere legnate; buoni e fedeli nel nostro impegno sociale si, ma stufi ed amareggiati di dover prendere "legnate" spesso senza neppure meritarle tanto.
Possiamo dire, senza nascondere una punta di orgoglio, che ancora una volta la finalità del nostro carnevale cioè quella di riunire la comunità parrocchiale e di farla divertire, è stata sicuramente centrata. Quasi un centinaio le maschere che hanno preso parte alla nostra rappresentazione. Piccoli, giovani e adulti hanno vissuto un pomeriggio all'insegna del divertimento collettivo per le strade della città sfilando con il carro allegorico al ritmo delle danze più in voga in questo momento.
Abbiamo avuto ancora una volta la sensazione di esser stati apprezzati sia dal pubblico numerosissimo presente ai bordi del viale Margherita sia dalla Giuria del XVI Carnevale cittadino che ha ritenuto, quest'ultimo, di attribuire al gruppo di San Giuseppe Artigiano la targa "Al gruppo più colorato e vivace del Carnevale 2001 ".

ATTUALITÀ
Fissata, ormai, la data delle elezioni politiche e amministrative, già si guarda a questo appuntamento con grande senso di responsabilità civica e morale.

  1. "Non esporti eccessivamente in televisione o sui giornali per far capire alla gente ciò che vorresti fare. Incontra la gente personalmente e fai parlare i programmi che vorrai attuare una volta eletto in Parlamento".
  2. "Non considerare l’avversario politico un nemico comunque e sempre. Con lui, nel rispetto delle diversità d’opinione e di progetto politico, puoi realizzare qualcosa di buono per tutti i cittadini. Sappi dialogare con lui, in ogni posto, anche in Tv, senza offesa alcuna".
  3. "Esercita il diritto di libera opinione, purché sia sensata e risponda a verità. In democrazia deve vigere sempre il criterio della libertà di pensiero e d’azione di ogni persona".
  4. "La posizione di prestigio che occupi in un sistema democratico non può essere considerata un privilegio, ma solo una grave responsabilità che devi esercitare per il bene della comunità".
  5. "Nei tuoi programmi politici ed amministrativi abbi sempre presente chi non ha niente, soprattutto il povero e l’indifeso. La politica è proteggere le categorie più deboli".
  6. "Non essere tra coloro che pensano la politica come un esclusivo fatto economico e produttivo. Conferisci un volto umano alla tua azione parlamentare".
  7. "Garantisci l’essenziale ai tutti i cittadini italiani con leggi appropriate e con interventi fiscali a favore dei più deboli economicamente".
  8. "Incoraggia l’iniziativa di quanti vogliono la crescita civile ed economica del Paese, senza alimentare eventuali divisioni tra Nord e Sud dell’unica Italia".
  9. "Ridona dignità al Parlamento ed alla varie istituzioni dello Stato. La tua presenza in essa sia dignitosa, coerente e rispettosa delle norme che le regolano".
  10. "Svolgi il mandato politico, a qualsiasi livello e grado che ti sarà delegato dalle libere votazioni del prossimo maggio, come vero e disinteressato servizio all’intera comunità. Non sentirti mai di parte e non difendere i soli diritti di chi ti ha votato". La politica diventa l’arte più nobile della carità qualora essa è concepita e vissuta come una vera missione per il bene della comunità. Ci aspettiamo da tutti i candidati il senso della responsabilità e soprattutto il rispetto del ruolo che saranno chiamati a svolgere nella campagna elettorale e dopo nelle istituzioni repubblicane.

BEATO LUDOVICO DA CASORIA di Amedeo de Francesco
Quando parliamo della nostra regione Campania, ne evidenziamo subito i tanti problemi e dissidi sociali che l’affliggono. Tante situazioni di disagio, di povertà, di mancanza di lavoro, di strutture che possano in un certo senso rendere più facile il vivere dignitoso di una persona. Possiamo solo in parte individuare quale era la situazione due secoli fa. Una realtà di drammatica miseria che colpiva in modo particolare, come sempre, le persone e i nuclei più disagiati. In questo contesto di enorme difficoltà sociale, nasceva a Casoria, vicino Napoli, il nostro Beato: era il 11-3-1814.
Appena giovinetto, nacque in lui il desiderio di aiutare i più bisognosi; lasciò la sua casa per diventare sacerdote francescano e novello Francesco potersi quindi dedicare con tutte le sue forze a compiere anche visibilmente il messaggio dell’amore insegnato dal Divin Maestro.
Gli stavano a cuore soprattutto i poveri, i vecchi, gli ammalati; per loro fondò instancabili ospedali, ospizi, istituti e scuole; fondò anche case per sordomuti e ciechi. In un’epoca contraddistinta da tante correnti anticlericali, contribuì a rafforzare sensibilmente il terz’ordine di San Francesco. Gli premevano molto anche le missioni africane: due delle sue case si prendevano cura dei bambini africani che avevano riscattato dalla schiavitù. Per poter far fronte a tutte le sue opere caritative, Ludovico da Casoria, fondò due congregazioni, i Frati della Carità o Bigi e le suore Elisabettiane o Bigie. Il suo nome secolare era Arcangelo Palmentieri, e per i bisognosi, fù proprio un Arcangelo disceso dal cielo per beneficarli. Morì a Napoli il 30-3-1885 acclamato santo da tanta popolazione che aveva aiutato. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, il 18-4-1993, lo proclamava Beato.

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