27/4/01 - Biblioteca di Ceccano (FR) - Inaugurazione del Fondo Antico

Intervento di P. Giuseppe Comparelli

La sede - Dati fisiologici e incrementi - Tipologia e analisi - Biblioteca ideale e biblioteca essenziale

La Biblioteca di S. Maria di Corniano nel cammino storico delle biblioteche passioniste del Lazio sud: '700 e '800.  P. Giuseppe Comparelli

La biblioteca passionista: alternanza tra biblioteca ideale e biblioteca essenziale
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Comincia a cambiare il rapporto col libro. Nei nuovi scaffali entra anche il volume che non ha una rilegatura decorosa; la veste cede alla convenienza che le mutate condizioni produttive impongono. E' finita l'eleganza settecentesca e la grazia calcografica: magari penserà il laboratorio del convento alla rilegatura decorosa per meritare, comunque, un posto in biblioteca.
Dopo la crisi postunitaria gli incrementi proseguirono pigramente in questo senso attenuando quella vigilanza selettiva che sempre aveva controllato ciò che entrava in biblioteca. I nuovi sussidi pastorali di riviste, dizionari ecc. del '900, prodotti nello spazio tra le due guerre, oltre i testi scadenti provenienti dall'uso privato, crearono una giacenza dismossa, al fianco del fondo antico, ancora in buono stato, al punto da far desiderare una nuova selezione di decoro. Sarà il dopoguerra che opererà questo sfoltimento severo, anche oltre gli obiettivi. Insieme a molti volumi smembrati, andarono al macero intere annate di pubblicazioni periodiche, come per esempio Perfice munus ed altre, salvando solo la Civiltà Cattolica. 
Così altra produzione finita in biblioteca più come deposito che come acquisto mirato: poeti provinciali, oratori, sacri e patriottici, letteratura celebrativa ed altro di corto respiro culturale. Ma finì anche qualcosa che poteva ben figurare in biblioteca, come monografie locali e sussidi pastorali. Negli anni '50 e '60 tutto questo è stato allontanato in ossequio ad una rinata idea di biblioteca essenziale e ideale insieme, con confini più ampi e con diversa stima di ciò che costituisce la biblioteca del convento - non senza un occhio benigno alle serie abilitate anche esteticamente a incutere rispetto culturale.
Tanto è vero, questo ritorno ideale, che c'erano testi custoditi in scaffalature distanti dalla biblioteca confermando la mentalità che distingueva il libro degno di questo nome e quel libro corrente che sempre più frequentemente trova spazio nello scaffale privato del religioso, cosa prima rara e privilegiata.
Giunge qui la parabola della biblioteca ideale che, pur non mutando destino: servire il sapere, ha mutato ritmo di metabolismo: contenere essenzialmente ciò che l'analisi culturale ritiene illuminante, anche in ordine ad una possibile sanzione futura.
Ragioni di spazio e contenimenti finanziari hanno accentuato questo standard di tolleranza quantitativa operando sulla qualità e proseguendo un'opera di bonifica su cui, nell'ultimo trentennio, non poco ha influito la svolta rivoluzionaria del Concilio che di colpo ha invecchiato serie teologiche, morali, scritturistiche e pastorali - non per questo scomparse tutte dagli scaffali.
Anche altra produzione ha ceduto lo spazio alle nuove autorità che pure - anch'esse - reggono quel concetto ideale di biblioteca che, nonostante tutto, ancora resiste, anche se in un rapporto diverso alla cultura sociale e alla produzione degli operatori culturali. Ma oggi gli sconfinamenti mediali, prima impensabili, ci fanno guardare con accresciuta venerazione un fondo antico, staccato, anche logisticamente, dagli scaffali moderni e dal loro arredamento, tecnologico.

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