La prima laica passionista santa
S. GEMMA GALGANI
di Francesco Valori
Anche se siamo tutti convinti
che la santità sia uno stato normale di grazia e che non
necessariamente i santi devono essere persone eccezionali, è
pur vero che nella vita di alcuni di essi risulta lampante che
il Signore li ha colmati di grazie speciali, che se li è
scelti per essere immacolati al suo cospetto.
Questa è l’impressione che si ha leggendo la vita di S.
Gemma Galgani. Non manca nulla! Gesù l’attrae fin dalla
tenera età con un amore appassionato; a lui si oppone
l’antico nemico dell’uomo, il demonio, e anche l’ottusità
degli uomini, perfino di quelli incaricati della sua guida
spirituale.
Nasce
a Borgonuovo di Capannori (LU) il 12 marzo 1878 da Enrico,
farmacista e da Aurelia Landi. A quattro anni già sa leggere.
A cinque se la cava bene con il breviario per l’ufficio
della Madonna e dei defunti in latino. Più tardi dirà,
sempre in latino, le lodi insieme a "confratel
Gabriele", che le appare spesso, le dona il suo
"segno" e la chiama: "sorella mia".
Frequenta le scuole presso le Zitine di Lucca dove la famiglia
si è trasferita. Chiede spesso a mamma Aurelia di parlarle di
Gesù, soprattutto della sua passione. Il racconto della
passione lo ascolta dalla mamma ormai minata dalla tubercolosi
polmonare, ma Gesù pian piano la fa diventare passione
vivente.
A sette anni, il giorno della Cresima, il Signore le chiede
un gran sacrificio. Scrive: "Feci la Cresima piangendo
perché chi mi accompagnava volle ascoltare la Santa Messa e
io temevo sempre che la mamma andasse via senza portare anche
me. Tutto ad un tratto una voce al cuore mi disse: La vuoi
dare a me la mamma? Sì, risposi, ma se prendete anche me. No,
mi ripeté la solita voce; tu ora devi rimanere col babbo; la
condurrò in cielo sai! Fui costretta a rispondere di sì".
A distanza di un anno la signora Aurelia muore. A nove anni
riceve la prima comunione dopo averla insistentemente chiesta
a Mons. Giovanni Volpi, sua guida spirituale insieme al
venerabile p. Germano Ruoppolo passionista.
Nel 1897 muore il padre Enrico. A quei tempi non c’era la
cassa mutua e per i farmacisti, specie per quelli di cuore
buono, non andava come adesso. Lascia debiti, i creditori si
fanno avanti e la povera Gemma conosce la miseria e
l’umiliazione. Accolta a Camaiore da una zia materna,
l’aiuta nel negozio di mercerie. Sarà poi ospite della
famiglia Giannini di Lucca fino alla sua morte.
(continua
in seconda
pagina)
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