7 marzo 2003. Padre Emilio Vicini, religioso passionista, è morto nel Convento di Mondragone (CE)
 

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I FUNERALI di P. Emilio Vicini


Padre Emilio Vicini
(5/12/23 - 7/3/03)

 


Non avrei mai voluto scrivere questo pezzo. Ma per affetto e stima al mio confratello defunto, padre Emilio Vicini, religioso passionista, della comunità di Mondragone, sto qui a parlarvi di lui. 
D’altra parte 25 anni vissuti insieme nella piccola, ma dinamica, comunità passionista di Mondragone non si possono tacere, né sintetizzarli in poche righe, anche se è il superiore provinciale a dettarle qui più con il cuore che con la penna.

Quella di padre Emilio Vicini passionista è stata una vita interamente vissuta nel servizio alla Provincia dell’Addolorata, nei vari uffici che ha ricoperto nel corso dei sui 56 anni di vita sacerdotale e di 63 anni di vita religiosa, alla scuola di San Paolo della Croce di cui è stato un figlio spirituale esemplare.
Esemplare per virtù, per disponibilità, per umiltà, per carità, per quanto fa grande una persona umana e soprattutto un’anima consacrata e sacerdotale. In tutta la sua vita ha svolto tantissimi uffici (Superiore, Vicario, Direttore, Cappellano, Lettore), ma il suo impegno maggiore è stato quello che lo ha caratterizzato, soprattutto negli ultimi anni, come apostolo della sofferenza.
Dovunque lo si chiamava per recare l’estremo saluto ad un moribondo, per portare la santissima eucaristia alle persone anziane ed ammalate o celebrare al cimitero per i defunti, egli era sempre presente e disponibile. Dovunque lo si chiamava per le confessioni alle suore o nelle parrocchie, specie nei primi venerdì del mese era lì. E non è fuori da quel mistero della vita e della morte che, padre Emilio abbia lasciato questo mondo il primo venerdì del mese, dedicato per alla memoria della passione di Gesù e alla devozione del Sacro Cuore di Gesù.
Oggi, come tutti gli altri mesi, avrebbe dovuto portare la santa comunione alle tante persone ammalate, che lo attendevano ogni mese (qualcuno ogni domenica) per ricevere Gesù Eucaristia. Non aveva limiti di tempo, di orari, di stagioni per svolgere questo mistero sacerdotale a favore delle persone in difficoltà.

A Mondragone, nella comunità passionista era giunto nel 1965 per continuare l’opera del Convitto San Giuseppe, a favore dei bambini poveri e bisognosi dell’Italia Meridionale. Per migliorare la struttura che oggi i passionisti conservano, oltre a fare enormi sacrifici personali, giunse a chiedere aiuto a qualsiasi persona pur di portare avanti l’opera a favore dei bambini in disagio sociale e con la collaborazione delle Suore Sorelle di Santa Gemma. 
Poi la chiusura del Convitto nel 1983 e la destinazione della casa per scopi sociali, quali la scuola elementare e superiore. Era una gioia incontrarlo ogni mattina, salutarlo nella sua stanza attigua alla mia, spesso in atteggiamento orante, quasi sempre con la "corona del Rosario" tra le mani e con il "Tributino" alla Madonna che aveva imparato a memoria e recitava. 
In religione aveva assunto il nome di Emilio della Vergine di Pompei e verso la Madonna del Rosario nutriva una devozione singolare. Uomo della preghiera, padre Emilio, coinvolgeva quanti gli stavano vicini in questa esperienza orante in qualsiasi circostanza, soprattutto durante i lunghi viaggi in macchina. 
Religioso di grande carità, sapeva essere generoso, ma anche attento a non sprecare nulla, in considerazione delle tante povertà a cui faceva fronte. Per tantissima gente, padre Emilio Vicini era il contenitore delle offerte in soldi e materiali da distribuire ai poveri. E lui non teneva nulla per sè, tutto dava generosamente. Rifuggiva da tutto ciò che poteva sembrare lusso e consumismo.
Amava la Chiesa, il Convento, la stanza per farne luoghi di preghiera. Lo trovavi in chiesa anche a notte inoltrata per pregare, per fare la Via Crucis, recitare le sue orazioni e concludere la giornata davanti a Gesù Sacramentato. Era un uomo di preghiera e non ostentava atteggiamenti per farlo capire, anzi si riservava per sé gli spazi silenziosi della giornata per pregare da soli. 
Suo grande desiderio era di condividere con i confratelli e con la comunità parrocchiale tutti i momenti della preghiera. Un vero passionista, coraggioso e coriaceo nell’affrontare la prova e la malattia. Più volte è stato toccato nella sua vita dalla sofferenza e per di non costituire un "peso" per gli altri e volte non diceva neppur ai suoi parenti del ricovero in ospedale.

Ai confratelli diceva di stare bene, per non dare ulteriori problemi alla già fragile situazione della vita comunitaria, mente soffriva tantissimo. Mi diceva negli ultimi tempi, soprattutto da quando la gioia della mia elezione a Superiore Provinciale lo aveva, da un lato, pervaso il cuore e, dall’altro, preoccupato per le condizioni generali della Provincia: "chiedo al Signore ogni giorno di farmi morire, quando lui vorrà, subito, senza dare fastidio a nessuno". 
E così è stato. E’ morto nell’arco di poche ore, tra la tarda sera di giovedì 6 marzo e la notte del 7 marzo 2003.

L’ora della sua morte è fissata alle tre, attorniato dai parenti e dai confratelli, assistito dal dottor Mimmo Papa e da persone della Parrocchia, accorsi al suo letto appena la situazione si era aggravata.
Il crollo improvviso di questa "roccia" di sacerdote si è verificato nell’arco di pochi giorni. Lo ricoverammo a Formia la settimana fa in seguito ad un’embolia all’occhio di origine ignota. Poi era stato dimesso dall’Ospedale ed era tornato in Convento, lunedì 3 marzo, alle ore 15,30, indebolito nel fisico e nella segreta speranza di essere l’ultimo e definitivo ritorno in quella casa religiosa per la quale ha lavorato un’intera esistenza. 
Fino a due settimane fa continuava, anche se in termini più limitati, a svolgere il suo ministero sacerdotale a tutto campo. Aveva attenuato solo la sua opera nel servizio umile alla comunità passionista, procurando ad essa ogni giorno, tutto ciò che era necessario al vitto, pur non ricoprendo uffici particolari. La generosità era il suo lato più evidente di un cuore grande segnato dall’amore, soprattutto verso i più deboli.

Di lui si potrebbe scrivere tanto e di più, ma una sola cosa resta nel profondo del mio cuore, come confratello di padre Emilio Vicini e, oggi, anche superiore della Provincia religiosa dell’Addolorata, "il suo grande amore per la verità e la rettitudine morale", perché rifuggiva la falsità, l’apparire, tenendo da parte, in ogni situazione, per fare spazio agli altri, anche quando gli altri non camminano sulla sua stessa lunghezza d’onda dell’amore e della donazione generosa a Dio e ai fratelli.

Per noi Passionisti della Provincia è una gravissima perdita. Per me, in particolare, è una perdita doppia, perché ho vissuto, in amicizia sincera e rispetto profondo, 25 anni della mia vita religiosa e sacerdotale.

Grazie, padre Emilio per l’amore a Dio e ai fratelli che hai saputo trasferire nel mio cuore di religioso passionista e di sacerdote. Grazie a nome di quanti ti hanno conosciuto ed apprezzato per il tuo modo semplice e generoso di essere sacerdote ieri ed oggi.
Grazie anche perché attraverso te abbiamo avuto la fortuna di conoscere i tuoi familiari che come te hanno un cuore grande, fondato sull’amore e sulla carità.
Conserverò di te non solo il ricordo, ma l’esempio della vita, che ti ha portato a seguire Gesù Crocifisso, sull’esempio di san Paolo della Croce, nella cui famiglia entrasti il 22 settembre 1940, professando i consigli evangelici il 22 settembre 1920 a Pontecorvo. 

Venivi dalla vicina Roccasecca, dove eri nato il 5 dicembre 1923 da Giovanni e Antonia Castiglia (i tuoi amati genitori), che ti chiamarono Andrea. Poi l’attrazione fatale e diventasti non senza difficoltà figlio di San Paolo della Croce. Fosti ordinato sacerdote dopo aver terminato gli studi il 19 marzo 1947 a Paliano e dopo subito impegnato in vari uffici nella nostra provincia, che hai svolto sempre con competenza e generosità. 
Per questo e per quanto altro hai fatto nella tua lunga vita ti dico grazie; mentre elevo al Signore la preghiera perché possa accoglierti nelle braccia della sua divina misericordia, nella quale ha sempre confidato ed hai invitato gli altri a confidare.

Ti daremo l’arrivederci in Paradiso domani, alle ore 10,30 nella Chiesa dei Passionisti di Mondragone, alla presenza del Vescovo diocesano, monsignor Antonio Napoletano e di tanti confratelli nel sacerdozio e nella vita consacrata che arriveranno da ogni parte.
Poi ritornerai al tuo Paese natio, dove circa 80 anni fa iniziavi la tua avventura in questa vita, quale itinerario verso l’eternità, ove ora sono certo che sei e che, come mi hai promesso, fin dal 23 gennaio scorso, mi assisterai dal cielo, in questo delicato compito di guidare la nostra Provincia religiosa, alla quale eri attaccato da un amore grande e senza pari.

Mondragone, 7 marzo 2003

Padre Antonio Rungi, 
Superiore Provinciale

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