29 gennaio 2003
La visita alle favelas e la situazione dei poveri
L'opera dei Padri e dei laici della parrocchia di Boa Viagem non
si ferma fra le mura della Parrocchia o della scuola, ma
raggiunge le case dei bimbi, specialmente di quelli delle
favelas vicine di Pedras Furadas e Rio Negro. Aiutano nella
costruzione di casette in muratura al posto di quelle in legno e
lamiera e contribuiscono al sostentamento delle famiglie più
povere con delle donazioni di medicine, vestiti e cibo.
Il 70% dei bambini assistiti nel nostro asilo parrocchiale
proviene da questi quartieri. La visita ai bimbi delle favelas
è toccante: essi e le loro famiglie ci accolgono con molto
calore e gioia; d'altra parte però queste persone vivono quasi
di niente, poiché quasi nessuno degli adulti qui ha un salario
regolare, ma lavorano dove e quando capita in nero, e quindi
senza assistenza medica e sociale.
Considerando che il salario
minimo che per legge dovrebbe essere garantito è di 200 Reali
mensili, che corrispondono a 60 Euro (ma pochi arrivano a
percepire questa somma) e che il costo della vita non è molto
inferiore al nostro: l'alimentazione costa circa la metà, ma
gli apparecchi tecnici costano quasi quanto in Europa, la
conclusione è che qui sono tutti poveri.
Infatti in Brasile su una popolazione di 160 milioni di
abitanti, il 60-70% vive in condizioni di povertà e 32 milioni
di persone vivono veramente nella miseria: sono dati ammessi dal
governo stesso; così il terzo paese del mondo per esportazione
di alimenti è il sesto per denutrizione. Il Brasile, infatti,
è un paese potenzialmente ricchissimo, ma dove la gran parte
delle risorse sono concentrate nelle mani del 10% della
popolazione, per cui le disuguaglianze economiche e sociali sono
elevate e il risultato è che milioni di brasiliani soffrono la
fame, vivono senza casa, senza scuola, senza assistenza
sanitaria.
Un'altra piaga dolorosa che constatiamo è il fatto che
molte
famiglie non sono regolari: o non si sono mai sposati, o il
padre se ne è andato; non è infrequente incontrare una donna
che ha avuto due, tre o più figli da uomini diversi. Questi
fatti, insieme alla mancanza di educazione scolastica, igienica
e morale continua a perpetuare situazioni intricate e difficili
da risolvere.
Quello che salva il popolo brasiliano, ed in particolare i
Bahiani, è la gioia di vivere, l'ottimismo, la fiducia nella
vita e, per i cristiani, la fede nella Provvidenza divina. In
questo noi europei abbiamo molto da imparare.
Ho visitato poi Lucas. Ha 14 anni e da sei è totalmente
paralizzato, non parla, è quasi incosciente da quando a causa
di una anestesia sbagliata è entrato in questa situazione
praticamente irreversibile, solo pochissimi miglioramenti si
sono verificati in questi anni. Il padre e la madre hanno grande
fede e forza d'animo. Lucas è figlio unico, il padre Joâo è
uomo di talento e all'epoca aveva un buon lavoro, poi la sua
impresa è fallita e ora campa con lavoretti saltuari, la madre
Denorah ha lasciato il suo impiego per dedicarsi al figlio.
Questo caso, pur doloroso, non è un'eccezione.
Nella casa del Noviziato
L'avventura è incominciata quasi per caso. I quattro novizi,
Adìlson, Joèdson, Davì e Uidèlfonso il quattro di gennaio
devono partire per il Noviziato di Colombo, nello stato di
Paranà. Il P. Pedro vorrebbe accompagnarli, ma è indeciso
perché lascerebbe solo il neosacerdote P. Marcos per le
celebrazioni domenicali.
La possibilità di visitare le
comunità passioniste di S. Paolo e la casa di noviziato mi
attira molto poiché significa conoscere un'altra parte del
Brasile, con altra cultura, sia tra i passionisti che nella
gente comune. Il P. Marcos si rende totalmente disponibile e il
viaggio si può organizzare. Da Itabuna a Colombo sono 2.150
chilometri che percorriamo in omnibus in 39 ore di viaggio,
passando per Rio de Janeiro e S. Paolo.
Le ore di viaggio sono
molte, ma le varie soste alle stazioni degli omnibus ci
permettono di ristorarci e sgranchire le gambe, e anche se il
pullman non è dei più moderni si può riposare nel viaggio. Il
paesaggio muta molte volte, ma in questa fascia che percorriamo,
un po' all'interno parallelamente al mare, prevalgono le
colline, ora coltivate a banane, arance, mango, papaia e altri
frutti locali, ora pulluleggianti di mandrie bovine che
pascolano allo stato brado.
Nella tarda mattinata seguente passiamo a
Rio: la città si
estende davanti a noi mentre attraversiamo la grande baia sul
lunghissimo ponte, possiamo ammirare da lontano la svettante e
nuda cima del Pan di zucchero e la maestosa statua del Cristo
Liberatore sulla gobba del Corcovado. Mi rimane il rammarico che
non potremo visitare questa affascinante città.
A S. Paolo arriviamo che è quasi notte, ma solo per prendere
l'omnibus per Curitiba, qui ci aspettano i confratelli che in
pulmino ci trasportano nella vicina cittadina di Colombo, dove
si trova la casa di Noviziato. Una veloce e frugale cena e
finalmente a dormire su un vero letto.
Sono solo tre i padri che compongono la comunità: Josè,
superiore e maestro, João, il vice, ed il parroco che però non
incontriamo; 14 i novizi che stanno per concludere l'anno e 14
quelli che iniziano. Passeggiando nei dintorni del convento di
questa semplice e ordinata cittadina abbiamo la sorpresa di
scoprire che moltissimi sono i discendenti di italiani, e per la
maggior parte veneti, che all'inizio del secolo scorso l'hanno
fondata.
Nel pomeriggio ci trasferiamo a Curitiba, considerata città modello
come vivibilità nel Brasile; qui novizi faranno il ritiro
settimanale guidati dall'ispirato P. Amilton. Con loro
partecipiamo alla Celebrazione eucaristica. E il mattino
seguente li salutiamo calorosamente affidandoli al Signore
perché questo anno sia per loro fruttuoso.
Anche a S. Paolo i padri sono pochi, è questo per loro tempo di
ferie. Il sorridente superiore P. Alcides ci accoglie con
squisita cortesia, ed il giovane provinciale P. Norberto
gentilmente ci accompagna a visitare la vicina sua natale città
di Osasco, dove si trova la casa di postulato. L'impressione
che abbiamo ricevuto è quella di una Provincia religiosa
impegnata e viva, ben inserita nella realtà locale e con padri
che hanno una buona formazione umana e spirituale: i nostri
novizi sono in mani sicure.
Ritorno a Salvador con la convinzione che è valsa la pena
accompagnare i novizi fino a Colombo, anche se abbiamo fatto
tanta strada e visitato ben poco di ciò che è considerato
turistico: solo la Cattedrale e la chiesa di S. Benedetto a S.
Paolo.
P. Francesco Guerra, C.P.