29 Dicembre 2002
Auguri dalla
Bahia
Arrivare in un aeroporto straniero trovare due volti
amici: Alexandro e Darlan, due giovani color cioccolata con una maglietta con
su stampato il segno passionista: il cuore e la croce in bella evidenza.
Un saluto confidenziale anche se non ci si conosceva personalmente, ma ci lega
tutti quel cuore con la scritta: la Passione di Gesù. I nostri studenti
brasiliani portano con molta disinvoltura e orgoglio le t-shirt con il segno e
le scritte più significative: Passionisti: passione per la vita; la Passione
di Gesù è l’opera più stupenda dell’amore di Dio; Missioni Passioniste?
Sì, l’accoglienza fraterna, il sorriso, l’ospitalità sono le prime
impressioni favorevoli che affascinano e ti fanno sentire a casa.
Così siamo arrivati a Salvador di Bahia quasi
a mezzanotte del 9 dicembre nel bel mezzo del caldo brasiliano. Un piccolo
spuntino ed un buon letto per ritemprarsi dalle quasi 13 ore di viaggio.
E il mattino dopo conosciamo il resto della comunità: i due missionari
italiani: l’anziano e saggio P. Mario ed il vivace parroco della comunità
parrocchiale della Madonna di Boa Viagem, P. Hugo, più bahiano dei Bahiani;
il giovane e dolce superiore P. Robson e gli altri quattro seminaristi di
filosofia e teologia. Una comunità composita, ma armoniosa.
La nostra chiesa di Boa Viagem è fra le più
antiche di Salvador e del Brasile, conserva delle interessanti raffigurazioni
in maiolica azzurra del 1700 in stile portoghese e si affaccia sulla baia di
tutti i santi, nella parte bassa della città, al suo fianco su un piccolo
colle sorge il forte di Monte Serrat, una delle costruzioni a difesa di questa
antica capitale del Brasile.
Incontro atteso è stato quello con i bambini dell’asilo:
la signora Edmea, direttrice e anima di questa opera, ha già preparato tutto
con cura e gli ospiti italiani sono accolti con calorosa fraternità: i bimbi
ci cantano le canzoncine di benvenuto e ci mostrano i loro lavori, cartelloni,
disegni, ornamenti che danno colore e allegria. La sensazione è che ci
troviamo in un luogo dove c’è amore, calore e ordine. I bambini sono
accompagnati con intelligente programma pedagogico, che sviluppa la loro
spontaneità e creatività, sono gioiosi ed educati nello stesso tempo.
Vengono accolti dalle 7 del mattino fino alle 18 di sera, ricevono due merende
e due pasti quotidiani, due docce giornaliere, la loro biancheria viene qui
lavata e vestono le divise pulite dell’asilo. Settimanalmente sono visitati
e curati da un medico volontario.
Le quattro classi di 20-25 bimbi sono divise per età
e ogni classe ha una maestra e un’assistente, inoltre fanno parte del
personale la cuoca e la lavandaia, aiutate da volontarie. Altri volontari
completano la parte educativa con corsi di danza e teatro per i bambini e
corsi di formazione igienica, pedagogica e religiosa per i genitori.
L’opera di Edmea, dei Padri e dei laici della parrocchia non si ferma fra le
mura della creche, ma raggiunge le case dei bimbi, specialmente di quelli
delle favelas vicine, costruendo delle casette in muratura al posto di quelle
in legno e lamiera e contribuendo al sostentamento delle famiglie più povere
con delle donazioni di medicine, vestiti e cibo.
Il P. Pietro Bacchiocchi, responsabile della
nostra Missione, ci invita a recarci presto a Itabuna, perché sta per
chiudere la creche parrocchiale, dato che stanno per iniziare le ferie
estive (e sì, qui siamo nell’emisfero sud!): le scuole riapriranno i primi
di febbraio. I viaggi in Brasile non si misurano in chilometri, ma in ore di
omnibus.
Salvador-Itabuna adesso ha un’ottima superstrada e con i pulman diretti il
viaggio è comodo e veloce, in sette ore percorriamo i 450 Km di distanza e
troviamo il P. Pietro che puntualmente ci viene a prendere alla stazione
centrale dei bus, che qui in Brasile praticamente corrispondono a quelle dei
treni per noi.
L’accoglienza in questa comunità è altrettanto
calorosa e fraterna. Oltre il P. Pietro, parroco della chiesa di S. Maria
Goretti, dipinta dal nostro P. Tito Amodei, con al centro del presbiterio
un grande Crocifisso di legno, si trovano il P. Vital, superiore della
comunità, il diacono P. Marcos, che sarà ordinato sacerdote il 22
dicembre, e dodici seminaristi, che in maggioranza frequentano l’Università
diocesana di filosofia e dei quali quattro in gennaio cominceranno il
noviziato nella comunità passionista di Curitiba (Paranà).
In questi anni è sorprendente il numero delle
vocazioni qui in Bahia: molti giovani si sentono attratti dal carisma
passionista e in loro c’è il desiderio di coltivarlo e condividerlo con il
popolo. Già fin d’ora essi sono impegnati in molte attività parrocchiali
ed iniziative di evangelizzazione: quasi tutti partecipano, insieme ad alcuni
padri, suore e laici, la prossima settimana alla Missione di Itagibà in
preparazione all’ordinazione di P. Marcos.
Venerdì 13 dicembre è la conclusione dell’anno
scolastico nell’asilo dedicato a S. Maria Goretti. Anche qui la
responsabile, signora Suely, il personale e i bambini ci accolgono con grande
enfasi e gioia. Il pomeriggio c’è gran festa: i canti, la torta, i dolci,
gli auguri di buone feste natalizie, il sorridente saluto di arrivederci a
dopo le vacanze, mentre i bambini se ne tornano a casa con i loro fratelli
più grandi o con la mamma o la nonna scartando allegri il loro regalo di
Natale.
Lunedì mattina prendiamo l’omnibus per Jequiè. Da Itabuna sono 170
chilometri, la strada è buona, ma questo è un bus popolare, per cui si ferma
continuamente: è il mezzo più comune per viaggiare, poiché gran parte delle
persone non hanno l’automobile. Il viaggio è interessante proprio perché
ci permette di vivere quella che è la condizione media del Brasile, una
popolazione multietnica e con situazioni di vita molto varie. Stiamo
viaggiando verso il convento di Jequiè che è il più vicino al paese di
Itajibà, dove P. Marcos Souza sarà ordinato sacerdote.
P. Marcos lo abbiamo già conosciuto di persona nella
comunità di Itabuna: è calmo, sorridente, la sua figura alta e pacata, il
suo atteggiamento saggio lo fanno sembrare più anziano dei suoi 28 anni.
Mi accompagna la signora Gianna Saviano, che in questi ultimi cinque
anni è stata la madrina di sacerdozio di questo nostro passionista,
aiutandolo spiritualmente con la preghiera quotidiana e contribuendo alle
spese per gli studi universitari, e ora finalmente si sta realizzando il sogno
di vederlo presbitero per la Chiesa, per il suo popolo, per la congregazione.
Jequiè la vediamo da una collinetta immersa in una vallata
attraversata dal Rio das Contas, è una cittadina che ci appare ordinata, non
caotica, con strade sufficientemente ampie, non ha costruzioni grandiose, né
favelas miserabili, anche i quartieri poveri, dei quali il nostro convento per
una parte è circondato, hanno una loro dignità. Alla fondazione di questa
città hanno contribuito anche molti italiani nei decenni passati.
I religiosi passionisti qui sono tutti italiani,
il parroco P. Stefano, che ci viene a prendere alla stazione dei bus, il P.
Luigi, superiore della comunità, che hanno alle spalle 15-20 anni di lavoro
missionario in queste regioni e i due veterani P. Angelo e P. Ilario, ormai
novantenni, giunti qui nel 1948 e 49, agli inizi di questa Missione nella
Bahia.
Ci ha positivamente sorpreso la serenità di questi Padri, la loro dedizione
all’apostolato e la buona organizzazione pastorale della parrocchia da noi
retta, con una popolazione di circa diecimila abitanti. Il P. Angelo è
responsabile della chiesa e della pastorale del convento, coadiuvato da P.
Ilario che si dedica al ministero della confessione: arrivano da ogni parte ed
in ogni ora per ricevere il perdono di Dio. P. Stefano e P. Luigi coordinano
il lavoro parrocchiale, che oltre la chiesa matrice comprende altre cinque
cappelle in città e tre nella campagna.
Un lavoro apostolico che apparirebbe immane se non ci fosse la collaborazione
dei laici in ognuna di queste comunità riunite intorno alla cappella. Qui i
laici cristiani sono responsabilizzati e lavorano più che in Italia. Quasi
ogni piccola comunità ha il consiglio pastorale ed economico, il gruppo
liturgico, quello del canto e della catechesi, vari gruppi che si dedicano
alla preghiera, all’evangelizzazione e alle opere sociali. Senza i laici la
Chiesa brasiliana non sarebbe così viva.
Questa settimana che precede l’ordinazione è molto
movimentata: passano nel convento alcuni degli animatori della Missione
parrocchiale che si sta svolgendo a Itajibà, il P. Mario e fratel Antonio di
Salvador, alcuni seminaristi passionisti e collaboratori laici. Sabato giunge
anche il vescovo consacrante, il passionista Tommaso Cascianelli, da due
anni nella diocesi di Irecê, a 500 Km da Salvador.
La Liturgia dell’ordinazione sacerdotale si svolge
nella palestra della scuola locale (è la struttura più ampia esistente). La
spiritualità e il carisma passionista emergono subito sia nei cartelloni,
nelle scritte e nei segni liturgici. Fra gli altri segni, la grande tela
centrale mostrava il sangue di Cristo che dalla croce salva tutte le
situazioni di povertà materiali e morali dell’America latina, per mezzo del
lavoro apostolico della famiglia passionista.
I nostri seminaristi sono stati molto bravi nell’organizzare
la celebrazione, cosicché essa risulta partecipata, gioiosa e nello stesso
tempo contenuta nelle forme (almeno per le liturgie brasiliane), con alcune
danze espressive nell’accogliere la Parola di Dio, all’offertorio e alla
comunione.
Quattro omnibus sono giunti da Itabuna e due da Jequiè, così il
supporto dei fedeli è stato intenso e numeroso. Particolarmente sentita la
proclamazione del vangelo cantato solennemente dal P. Mario Tomassetti. Il
bacio delle mani consacrate e il saluto fraterno al neosacerdote hanno
concluso con gioia una celebrazione che significa speranza per questa Chiesa
brasiliana che guarda al futuro con fiducia.
Dalla terra di Bahia a voi tutti un caro saluto e
auguri di felice anno nuovo.
P. Francesco Guerra e Gianna Saviano