NOTIZIARIO DEL MOVIMENTO LAICALE PASSIONISTA  -  Dicembre 2001

LA DIVINA NATIVITÀ
di P. Alberto Pierangioli assistente spirituale nazionale
Alla vigilia del primo Natale del nuovo millennio, desidero raccogliere l’invito del San Padre a contemplare con fede e amore il volto di Gesù, “volto del Figlio di Dio fatto uomo”, "volto dolente del Crocifisso", "volto luminoso del Risorto".
San Paolo della Croce, il grande contemplativo del Crocifisso, era anche un innamorato del volto del Figlio di Dio incarnato. Nel tempo dell’Avvento e del Natale, il suo cuore si struggeva d’amore nel contemplare il Dio Bambino. Ma la grotta di Betlemme era per lui già l’inizio del Calvario. Amava contemplare il Bambino adagiato su di una croce: in Lui contemplava il Verbo che nasce privo di ogni conforto, “venuto a soffrire e a morire”.
Scriveva:
“Molti anni or sono io avevo un bel Bambino dipinto sopra una carta di Germania, che se ne dormiva placidamente sopra una croce. Oh, quanto mi piaceva quel simbolo! Lo diedi ad una persona crocifissa. Io volevo che quell'anima fosse bambina per purità e semplicità, dormisse sopra la Croce del dolce Gesù. Dunque lei nel santo Natale, quando avrà il Bambino nel suo cuore, tutta trasformata in esso per amore, dorma con Lui nella culla della Croce, e alla divina canzonetta che canterà Maria santissima, lei si addormenti col divin Bambinello, ma fatta un solo cuore con esso. La canzonetta di Maria santissima sarà: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. L'altra strofetta sarà: “Operare, patire e tacere!”. La terza strofetta sarà: “Non ti giustificare, non ti lamentare, non ti risentire!”. Che ve ne pare di questa canzonetta? Imparatela bene, cantatela bene, dormendo sulla Croce e praticatela con fedeltà, che vi assicuro vi farete santa” (L. III, 604). Far nascere in sé il celeste Bambino voleva dire, per Paolo, farsi piccolo, povero, semplice e mite come Lui, per essere accolto nel seno del Padre, perdersi tra le braccia del suo amore infinito, accettando la sua volontà, anche quando questo significava dormire sulla croce: «Siate dunque vera vittima, sacrificata per sempre nel fuoco della divina carità al Sommo Bene, ma siate vittima bambina, perché il sacrificio resti più presto incenerito dal fuoco sacro” (L I, 308).
Esclamava: “Che stupore vedere un Dio fatto Uomo! Un Dio fasciato con povere fasce! Un Dio sopra un po' di fieno fra due giumenti! Chi non sarà umile? Chi non si assoggetterà ad ogni creatura per amore di Dio? Chi ardirà di lamentarsi? Chi non starà in silenzio dentro e fuori nel suo patire?” (LII, 280).
Da questo duplice amore a Gesù Bambino e a Gesù Crocifisso, Paolo derivò le tappe fondamentali della spiritualità passionista, compendiate nella “morte mistica” e “divina natività”. Quando invita le anime sul Calvario, per unirsi a Gesù Crocifisso, addita il cammino della “morte mistica”, come partecipazione alla passione e morte di Gesù. Quando le invita a contemplare Gesù Bambino, addita la meta di una “divina natività”: l’una è riferimento necessario all’altra.
Alla signora Maria Giovanna Venturi in Grazi inviava questi auguri di Natale: “Nell'avvicinarsi la Sacrosanta dolcissima Solennità Natalizia, è preciso mio obbligo… augurargliela ricolma d'ogni felicità e di grazie e doni celesti… acciò rinasca il suo spirito ad una vita deifica e tutta santa. Gesù la faccia tanto santa quanto desidero e le accresca sempre più quel santo raccoglimento interiore che tanto le ho raccomandato sempre, affinché il suo spirito, riposando come una bambina nel Seno Divino del Celeste Padre, possa rinascere ogni momento più nel Divin Verbo Cristo Gesù; e in tal forma si celebrerà sempre nel tempio interiore il Santissimo Natale, e così sia. Amen”.
Mentre intorno a noi tutto congiura per portarci alla sfiducia, alla paura, al pessimismo, il ricordo del Figlio di Dio che “viene ad abitare in mezzo a noi”, che si fa nostro fratello, ci deve infondere tanto coraggio. Come “passionisti”, che contempliamo e cerchiamo di comprendere l’amore infinito del Figlio di Dio per noi, dal presepio al Calvario, vogliamo essere portatori di fiducia e di speranza.