LA QUARESIMA
"PASSIONISTA"
Il 23 febbraio, venerdì prima delle ceneri, con tutta la Famiglia Passionista sparsa nel mondo celebreremo la Solennità della Passione di Gesù. E' la festa solenne voluta da S. Paolo della Croce per tutti i Passionisti. Mentre per tanti in quei giorni esiste solo il "carnevale", il nostro Fondatore ci invita a raccoglierci ai piedi della croce di Gesù, per meditare l'immenso amore di Dio per noi.
Fin dal 1758 il nostro Fondatore aveva incaricato alcuni religiosi, in particolare il P. Tommaso Struzzieri, che fu poi il primo vescovo passionista, di comporre l'ufficio della Passione. Il desiderio di Clemente XIV di estendere questo ufficio a tutta la Chiesa ne fece ritardare l'approvazione, che avvenne poco dopo la morte di S. Paolo della Croce, nel 1776.
In qualche modo, con questa festa, noi Passionisti anticipiamo la Quaresima dì una settimana. Era tradizione per tutte le comunità passioniste raccogliersi in questa settimana per un corso dì esercizi spirituali: nel silenzio e nella meditazione della Parola di Dio ci si preparava a rivivere intensamente il tempo della Quaresima. S. Paolo della Croce voleva che i suoi religiosi rimanessero in convento durante la Quaresima, per riempirsi della conoscenza e dell'amore di Cristo Crocifisso e uscire poi, dopo Pasqua, a portare al fedeli la Parola di Dio.
Oggi I tempi sono cambiati e la Quaresima è un tempo forte per l'annuncio. Ma per tutti deve rimanere lo spirito "passionista" della Quaresima: tempo dì preghiera, di approfondimento del grande mistero della Passione di Gesù, di sacrificio e dì distacco, tempo dì annuncio a tutti dell'amore di Dio. In particolare, per trascorrere bene questo tempo dì grazia, uniamo nella contemplazione e nell'offerta tre sacrifici: il sacrificio della croce, il sacrificio dell'altare, il nostro sacrificio.
Gesù non è morto sulla croce per saziare l'esigenza di giustizia del Padre, non è stato
immolato dal Padre.
E' stato 'immolato dalla cattiveria dell'uomo, che ha rifiutato la via della salvezza portata da Gesù e ha voluto la sua morte, per togliere di mezzo un testimone scomodo, ed è stato immolato dal suo immenso amore per noi, accettando liberamente la morte e trasformando la morte inflittagli dall'uomo in un atto supremo di amore: amore per il Padre, come fedeltà alla missione ricevuta da Lui di salvare l'uomo; amore per l'uomo, che voleva salvare ad ogni costo.
Ma mentre il sacrifico del Calvario è solo sacrificio di Cristo, il sacrificio dell'altare è sacrificio di Cristo e della Chiesa. Nel sacrificio della croce Gesù era solo e offriva se stesso al Padre; nel sacrificio eucaristico è insieme a noi e offre anche noi. Nella consacrazione si deve compiere anche il nostro sacrificio.
Sulla croce, Gesù, vittima e sacerdote, si offre direttamente al Padre; sull'altare Gesù si offre per mezzo della Chiesa: il ministro ordinato e l'assemblea dei fedeli, che, in forza del sacerdozio battesimale, partecipano all'offerta. Offrendo Gesù al Padre, dobbiamo offrire anche noi stessi, accettando la volontà del Padre e le situazioni concrete della vita, gioie e dolori. E' quel sacrificio che S. Paolo chiama "la morte dell'uomo vecchio".
Sull'altare si compie un unico sacrificio, di Gesù e nostro. Ce lo ricorda il celebrante, che si rivolge a noi con queste parole: "Pregate, fratelli, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente".
Se comprendiamo questo la nostra partecipazione alla Messa non sarà più un obbligo da assolvere, ma una grazia.
Cerchiamo di vivere con questo atteggiamento la nostra quaresima: facciamo continua memoria del sacrificio del Calvario; partecipiamo assiduamente e con grande fede e amore al sacrificio eucaristico, aggiungiamo sempre l'offerta del nostro sacrificio.
p. Alberto Pierangioli
Assistente Nazionale
44° CAPITOLO GENERALE DEI
PASSIONISTI
Conferenze, esperienze. decisioni sono i tre sostantivi che possono sintetizzare l'assise generale dei passionisti, che in gergo si chiama "capitolo generale", svoltasi a Itaici, nello stato di San Paulo in Brasile, dal 14 agosto al 14 settembre scorsi. Tra le decisioni, che sono la parte più importante, figura l'elezione del nuovo superiore generale, P. Ottaviano D'Egidio, un italiano a guida della congregazione dopo 54 anni. Tra i sei consiglieri c'è l'italiano Luigi Vaninetti. Le altre decisioni riguardano la vita della congregazione nei prossimi sei anni. Siccome il tema del raduno era "Passione di Cristo passione per la vita", la programmazione è unificata sotto il motivo della passione per la vita nelle varie articolazioni della nostra realtà.
Passione per il carisma passionista, che è vivo e attuale, anzi ardentemente reclamato dalle necessità spirituali del nostro tempo. Solo la Passione di Cristo può alimentare la nostra passione per la vita. In una lettera inviataci per l'occasione, il papa rileva che questa è "la sorgente alla quale il passionista deve attingere la propria spiritualità: amare là dov'è più difficile amare; amare dove c'è più bisogno d'amore".
Passione per la vita come inculturazione, cioè capacità di essere passionisti in ogni parte del mondo. Il dono di essere passionisti è nato in Italia, nella situazione storica di metà del settecento, ma ora ha messo radici e si sta sviluppando in sessanta nazioni di tutti i continenti. Dev'essere capace di adattarsi senza perdere l'identità.
Passione per la vita in comunità e per l'apostolato. Sono i due aspetti inseparabili dell'esperienza passionista. Tutto è in funzione apostolica, ma il primo apostolato è il nostro modo di stare insieme che annuncia l'amore del Crocifisso capace di riconciliare e unificare tutte le differenze.
Passione per la formazione iniziale e permanente. Dall'inizio del cammino passionista fino alla morte siamo nel tempo della crescita. L'arco della vita ci appassiona in ogni sua fase. Stando insieme e vivendo nel mondo senza essere del mondo scopriamo nuovi orizzonti e impariamo cose nuove. Formarsi è come vivere.
Passione per la solidarietà, esigenza sentita specialmente nelle aree geografiche dove la congregazione è più giovane e più ricca di vocazioni. Ivi occorre personale per accompagnare i nuovi candidati, e sostegno economico perché le zone più ricche di vita sono le più povere di mezzi per sostenerla. A questa necessità provvederà anche un nuovo "Ufficio per la solidarietà e la missione" istituito presso il governo centrale. La passione per la vita si esprime anche nei nuovi impegni assunti per la giustizia e la pace e per la mentalizzazione nel campo dell'ecologia.
I laici parte integrante della Famiglia Passionista
Il capitolo ha preso atto che lo Spirito Santo sta aprendo nuovi spazi di vita al carisma passionista, invitando i laici a prendervi parte in numerose maniere. Anche questa è vita che appassiona perché scaturisce dalla Passione. Questo capitolo sarà ricordato per molti aspetti della sua singolarità. Perché il primo fuori d'Italia, perché immerso nella cultura dove si svolge specie per la preghiera e la liturgia, perché telematico per i servizi diffusi ogni giorno su internet e per l'interazione con i diversi naviganti
www. Ma soprattutto sarà ricordato come il capitolo dei laici. Fin dalla preparazione dell'assise i laici dei movimenti e delle associazioni passioniste sono stati coinvolti nel raccontare la vita improntata dal carisma. Alcuni dei loro racconti sono stati tra i migliori pervenuti. Sei laici, in rappresentanza dei continenti, sono stati presenti per alcuni giorni ai lavori del capitolo. Per l'Italia c'era Isabella
Caponio.
Siccome sono stato segretario del capitolo, nell'accogliere i laici in nome dell'assemblea il 21 agosto ho detto loro tra l'altro: "Ora siete qui per continuare con un altro passo il vostro coinvolgimento.
Non è una concessione. Non è soltanto un onore. E' soprattutto una responsabilità. Avete diritto di parola e di proposta. Da oggi ascolteremo la vita che palpita nelle varie aree della congregazione. Ascolteremo anche la vita che voi rappresentate. Anche se sarete con noi solo per una parte del capitolo, questa presenza è sufficiente per garantirvi che quello che riguarda voi non sarà mai più deciso senza di voi".
Una delle note più belle di tutto il capitolo è venuta da uno dei laici presenti, il signor Manuel Valencia, vice sindaco di Los Angeles, rappresentante dei laici passionisti USA. Ha paragonato l'attuale momento storico agli anni in cui fu superiore generale Antonio Testa (1839-1862), che mandò i passionisti in Inghilterra, Belgio, Irlanda, Australia e USA, e per questo è chiamato il secondo fondatore. Ha concluso: "Sono convinto che oggi noi laici e voi professi stiamo testimoniando la terza fondazione, la terza fioritura della comunità passionista".
Prima di congedarsi i laici hanno trascorso una sessione plenaria al tavolo della presidenza, esprimendo le loro impressioni e i loro desideri e dialogando con i 73 capitolari.
Tra le richieste da loro presentate figurano: essere guidati nella formazione al carisma passionista, partecipare al ministeri dei passionisti, avere criteri comuni per l'organizzazione spirituale delle comunità laicali, essere sostenuti nella loro vocazione a proclamare il Crocifisso dalla testimonianza profetica dei passionisti.
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