Il
popolo e la biblioteca
Se noi pensiamo ad una biblioteca dove sono conservati i libri e questi
libri sono visti e studiati solo dai padri che sono i possessori della
biblioteca, noi abbiamo sbagliato strada. La biblioteca esiste per la
cultura del popolo e poiché il Vangelo è una fonte di predicazione per
gli altri ecco il motivo che la biblioteca deve essere una realtà che
serve al bene degli altri.
La domanda che deve porsi il superiore di una biblioteca è: quale
contributo diamo alla elevazione del nostro popolo? Questa biblioteca
che noi possediamo è una biblioteca di cui c’è la fruizione? Vengono
qui a leggere? O meglio leggono da solitari oppure vengono invitati per
stare insieme per capire il contenuto del libro e quindi, dico cose che
forse qualcuno già sa: Napoli in questo momento è impegnata per la
beatificazione del cardinale Sforza.
Che cosa è questa beatificazione? E’ il desiderio che salga agli
onori degli altari un arcivescovo che è stato a Napoli dal 1865 al
1877. Voi direte che epoca è questa: è un’epoca interessantissima,
l’epoca aurea dell’Arcidiocesi di Napoli, perché Sforza aveva una
forma mentis (ricordo che è nato a Napoli ed è morto a Napoli) che gli
portava a dire che per risolvere i problemi cristiani, i cristiani
devono stare insieme. Infatti riunì 37 vescovi dell’Italia
meridionale per prepararli al Concilio Vaticano I. Quando arrivò a
Napoli trovò un movimento culturale ed egli lo incrementò e, per dare
la possibilità agli studiosi di essere efficaci nel denunciare i mali
dell'‘800 disse ai laici e ai sacerdoti in modo particolare: mettetevi
insieme, riunitevi. Fu così che sette sacerdoti napoletani fondarono la
prima rivista internazionale, la rivista si chiamava "La scienza e
la fede". Questa rivista fondata a Napoli fu una rivista a cui
collaborarono alcuni Gesuiti che poi si staccarono e nel 1849 fondarono
a Napoli "La Civiltà Cattolica".
Questo cardinale aveva avuto questo senso di mettere insieme le persone
e nel documento consegnato al Vaticano I sul tema la riforma della
chiesa locale dice nella lettera di presentazione una espressione molto
bella: viviamo in un tempo in cui le intelligenze individuali sono
incapaci di conoscere i problemi. Abbiamo bisogno che i vescovi si
mettano insieme perché con un team, cioè collegialmente, sgominino i
problemi. E’ stato pubblicato da poco un libretto dai vescovi
francesi: come proporre oggi la fede.
Dicono a pag. 20 di questo libretto che oggi perversa l’individualità.
Un grande filosofo napoletano, Benedetto Croce, dice che l’Italia
meridionale e Napoli non hanno avuto l’esperienza dei comuni toscani e
lombardi ma invece hanno avuto soltanto l’esperienza di essere
governati da Re i quali pensavano al posto del popolo,
l’individualismo regnava sovrano. Ecco perché diceva Benedetto Croce:
un popolo che si muove da sé è un popolo civile, è un popolo che
legge, è un popolo che studia, è un popolo che si riunisce, ecco la
grande missione che hanno le parrocchie.
Attraverso la cultura cristiana, religiosa, civile, attraverso il
confronto, attraverso la promozione delle biblioteche (ne abbiamo
censite da poco nell’annuario 1500 ma ce ne sono ancora di più)
ebbene queste biblioteche se sono aperte al pubblico, se hanno una
grande fruizione, possono dare un grandissimo contributo per la stessa
civiltà. Io mi auguro che questa biblioteca sia aperta ma sia anche una
biblioteca non di conservazione ma una biblioteca che sia l’occasione
per riunire le persone, per aiutarle a parlare, a rendersi conto dei
problemi e per progettare.
In un documento ultimo sulla formazione permanente del clero si dice
espressamente che la grande finalità a cui deve andare la nostra cura
pastorale deve essere quella di avere delle persone che progettano.
Diciamo la verità, i nostri cristiani delle parrocchie progettano? Si
rendono conto che ci sono dei problemi e si mettono insieme per studiare
quali sono questi problemi? Ecco quindi il grande contributo che la
biblioteca intesa in senso plenario dà veramente la civiltà del
popolo.
Io faccio questo augurio.
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