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Mondragone (CE). Per la festa di Sant’Anna riapre l’antico monastero benedettino sul Monte Pizzuti. Importante avvenimento ecclesiale e storico.
Comunicato stampa del 25 luglio 2002

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Diocesi di Sessa Aurunca
Uff. comunicazioni sociali; Uff. pastorale del turismo
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Tel. 0823978314; Cell. 338/6474243

Grande festa per la riapertura dell’antico monastero sul Monte Pizzuti. Dopo anni di abbandono e dopo una radicale ristrutturazione, in seguito alla donazione alla parrocchia di San Rufino da parte dei legittimi proprietari di tale opera, riapre al culto l’antico monastero benedettino, costruito nel secolo XIV sul Monte Pizzuti, a 387 metri sul livello del mare, a poche centinaia di metri dal Mar Tirreno.

Ora allo storico sito religioso ed artistico, è possibile giungere con una comoda strada, realizzata tra il verde della montagna, seguendo l’antico percorso degli eremiti che su questo monte all’inizio del Trecento si ritirarono in preghiera e scelsero una vita di penitenza.

Il monastero di Sant’Anna a Monte, meglio precisato come Sant’Anna de aquis vivis fu costruito da due eremiti, Giovanni de Trupparellis e Benvenuto da Sarzana, che nel 1325 eressero la chiesetta dedicata a Sant’Anna con qualche cella per i loro seguaci. Il terreno per la realizzazione di quest’opera fu donato dalla Regina Sancia, la seconda moglie di Roberto D’Angiò. Il titolo fu attribuito dagli stessi eremiti e successivamente assunse il nome completo "Sant’Anna de aquis vivis" per la sorgente di acqua che fu rinvenuta nel luogo, fonte importante per la sopravvivenza degli eremiti e successivamente dei monaci.

S. Anna al monteL’origine di questo importante sito religioso lungo la fascia domiziana, che affaccia sul Mar Tirreno e gode di una visuale incantevole, mozzafiato, (come ricorda lo storico mondragonese, padre Alfredo Di Landa, missionario del Pime, nella sua recente opera "Fanti e Santi in Terra Rocce Montis Dragonis) è fissata in una pergamena, redatta a Napoli in data 27 luglio 1343, nella quale si dichiara che la consorte del principe reale Giovanni Durazzesco (figlio di Carlo II lo Zoppo) confermava la concessione di 12 moggi di terreno fatta in precedenza dalla sua congiunta: "Agnese duchessa di Durazzo e contessa di Gravina conferma la concessione della regina Sancia (supra, a.1325, ottobre 1) In honorem –p. Raynaldum de Frisolono hospicii nostri iudicem reginalem et nostrum consiliarum, etc"

Durante la gestione di Fra Benvenuto e Giovanni de Trupparellis, per lo spazio di diciassette anni, i pochi eremiti che li seguirono vissero una esistenza di lavoro e preghiera autonoma. Ma l’eremita de Trupparellis, sentendo la responsabilità di far sopravvivere la comunità, fece domanda all’Abate di Subiaco di aggregare la stessa al Sacro Speco benedettino e di chiedere l’autorizzazione al vescovo di Carinola per la costruzione di "un monastero secondo la regola di san Benedetto in località Sant’Anna di Acqua viva nel territorio di Rocca di Mondragone, diocesi (allora) di Carinola", oggi di Sessa Aurunca.
L’autorizzazione del Vescovo di Carinola, monsignor Bono, fu concessa volentieri a determinate condizioni. Da allora si avviarono i lavori di ampliamento per il vero e proprio monastero benedettino.

Nei 318 anni di attività che i monaci benedettini, sia alle dipendenze dell’Abazia del Sacro Speco che dell’Abazia di Montecassino, svolsero una vita di orazione e di lavoro sull’amena collina di Sant’Anna de "aquis vivis" ed ebbero trentotto Priori. Il Monastero veniva abbandonato dai Figli di San Benedetto nel 1660.

Il logorio del tempo ha ridotto al minimo la consistenza del bellissimo ed esteso luogo di preghiera e di lavoro, composto dal ricco uliveto, dal mulino dei monaci, dalla colombaia, dalla sorgente d’acqua e da altri locali in uso ai monaci.

I pochi ma ancora imponenti resti sono stati recuperati con le offerte dei fedeli. Come recuperata è stata la strada di accesso, che rende più agevole il cammino (anche in macchina) verso l’antico monastero. Il 26 luglio, in occasione della festa liturgica di Sant’Anna e di San Gioacchino, l’intera comunità della vasta zona domiziana si ritroverà su questo luogo per pregare, vivere una giornata di spiritualità, per condividere un frugale pasto sull’esempio dei primi eremiti che vi abitarono e dei monaci benedettini che vi risedettero per oltre tre secoli.

Mondragone 25 luglio 2002, Ore 9.00   L’Addetto Stampa

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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