Vai alla Home Page Santa GEMMA GALGANI
www.passionisti.org/santagemma

Clicca per iniziare la Ricerca

SANTA GEMMA E LA MISTICA di Giuseppe Bicocchi, Avvocato

Vai all'inizio di questa Sezione
www.passionisti.org/santagemma

 SFOGLIA LA RIVISTA S. Gemma 

Rivista S. Gemma N.6
Giugno 2003
Pagg. 9-10


Pag. 9

 

 


Pag. 10

 

 

La povera e l'espropriata
Quando mi vuoi far dei regali, fammi soffrire ... godo quando soffro con te (Santa Gemma)

«La povera Gemma». Così Gemma si chiamava e si considerava, così firmava le sue lettere al suo Padre Spirituale P. Germano e al Confessore Mons. Volpi. È «l'espropriata di tutto», come rileva Mons. Agresti fin dal titolo del suo aureo libretto su S. Gemma: «Ritratto dell'espropriata». 
Ciò inserisce Gemma nella grande tradizione dei «poveri di Javè», dei poveri di Dio e per Dio guidati da Maria, povera umile, piccola ed espropriata. Il loro canto è il Magnificat: il canto dell'umiltà e dei poveri, ma anche il canto della gioia, anzi, il canto dei seguaci della vittoria, il «canto dell'Agnello» dell'Apocalisse.
Anzitutto Gemma è resa povera ed espropriata oggettivamente e brutalmente dalle circostanze, che per noi cristiani vuoi dire per intervento della divina Provvidenza, la quale la volle mettere duramente alla prova, per prepararla a divenire perfetta sposa dello Sposo celeste. Dio manda le prove più dure ai suoi amici più cari, così come le ha mandate al suo Figlio Unigenito: affinché, «resi perfetti per la sofferenza» possano amare Dio con la totalità e la radicalità che egli esige dai suoi santi. 
Così fu per la povertà totale ed estrema di Gemma bambina, a causa del fallimento del padre. E Gemma divenne così «un'escasata» (per dirla ancora con Mons. Agresti), costretta ad elemosinare per la sua povera vita, prestandosi ad ogni più umile servizio, per non essere di peso. Ancora «una servetta», come tante grandi sante cristiane, come recentemente anche S. Faustina, la santa della Divina Misericordia! Gemma bambina fu poi espropriata radicalmente negli affetti più cari: la mamma, il babbo, l'amato fratello Gino. Fu espropriata della salute, per le continue gravissime malattie.
Fu espropriata dell'intimità e del riserbo cui teneva tanto, con un pudore così forte da rasentare lo scrupolo (perfino verso il padre, i familiari e le stesse visite dei Santi): e che fu brutalmente violati da visite mediche anche ostili. Fu espropriata del desiderio di nascondimento, a causa delle estasi e delle stimmate visibili. Fu espropriata dell'onore, con le accuse di falsità e di isteria, di essere strumento del demonio. Fu espropriata perfino del suo desiderio più limpido e profondo di potersi chiudere nel «paradiso» di un monastero, e fu rifiutata più volte: questo nonostante la promessa solenne del suo Signore che sarebbe divenuta monaca e monaca passionista (come accaduto, ma solo dopo che è morta). 
Fu infine espropriata della stessa vita, con una morte precoce a soli 25 anni: dopo esserle stata tolta la gioia della divina presenza proprio nel periodo più buio e doloroso dell'agonia (come Gesù nel Getzemani). Ed ella ha sempre accettato tutto non solo senza ribellione, ma con libera, totale adesione alla volontà divina. Così iniziò, con la «consegna» della vita dell'adorata madre ammalata, che il Signore le chiede alla tenera età di 7 anni, il giorno della Cresima («Me la vuoi dare a me la mamma? Fui costretta a rispondere di sì»).
Così terminò con la sua stessa morte drammatica, che fu tuttavia anch'essa una «morte d'amore», (come quella di Gesù e di Maria, dei grandi Santi). Tutto si giustifica, ed acquista anzi pienezza di senso, come atto di amore e di donazione di sé: verso Dio, verso il prossimo, soprattutto verso lo Sposo povero e Crocifisso. Gemma è quindi povera perché Cristo è povero. Così S. Francesco amò teneramente Madonna Povertà, perché era l'amata sposa di Cristo povero. Gemma è «vittima d'amore» per i peccatori, perché tale è stato ed è ancor oggi Gesù, sia personalmente, sia nelle sue membra, sia nell'Eucarestia.

È crocifissa (estasi dolorose, partecipazione alla Passione di Cristo, dono delle stimmate, morte nell'abbandono e nella derelizione), perché Gesù è Crocifìsso. Gemma è stata crudelmente svuotata di ogni bene terreno, e ha accolto tutto con gioia, perché Cristo «svuotò» se stesso della sua natura divina con l'Incarnazione. E fu svuotata solo per essere totalmente e potentemente riempita della vita nuova in Cristo Gesù — Gemma sola per Gesù solo. 
Infatti, le rinunce, le ascesi, le sofferenze, le prove, hanno senso solo se vissute con amore e per amore, e non certo senso solo se vissute con amore e per amore, per un assurdo ed anticristiano disprezzo verso le cose belle del mondo (dalle quali al contrario anche S. Gemma ha sempre avvertito il fascino): perché esse diventano «spazzatura» (con S. Paolo) solo a confronto dell'incontro con Dio ed il suo Cristo. La santità cristiana ha quindi il suo esclusivo fondamento in Cristo e nell'Imitazione di Cristo. 
Ma in Gemma — come in tutti i grandi santi ed in particolare nei mistici, vi è ben più che l'imitazione: vi è la realtà vera dell'unione con Dio, anzi più concretamente con l'Uomo-Dio, con il suo Gesù Cristo. Perché solo un'unione piena con Lui può portarci alla vera imitazione, alla trasformazione, alla divinizzazione come cristificazione.
E l'unione piena, totale, è, per costante insegnamento (sia della Bibbia che dei santi e dei mistici in particolare), solo quella sponsale delle «nozze mistiche», di cui le nozze tra uomo e donna sono sacramento. Questa è la chiamata più alta, che arriva alla eroicità e alla pienezza nei Santi, ma è rivolta anche a tutti noi, poveri cristiani che ad essa rispondiamo, come possiamo. Nel suo Diario, Gemma racconta con semplicità la sua vocazione all'età di 17 anni. 
«Mi avevano regalato un orologio d'oro con la catena; io, ambiziosa com'ero, non vidi il momento di mettermelo e di uscire fuori... Vidi un Angelo che serio mi disse: «Ricordati che i monili preziosi che abbelliscono la sposa di un Rè Crocifisso altri non possono essere che le spine e la croce»... Mi riproposi per amore di Gesù, e per piacere a Lui, di non portare più, e neppure parlare più, di cose che sanno di vanità. Avevo un anello pure al dito, mi tolsi pure anche quello, e da quel giorno non ho più avuto nulla».
E, da allora, indossò la famosa mantellina e visse povera e senza nulla. Certo, la vocazione di Gemma è quindi eccezionale, e radicale è la sua risposta, non facilmente imitabile e generalizzabile. Gemma sola per Gesù solo, è un programma aspro e forte, forse anche eccezionale. La concentrazione d'istologica e passiologica di Gemma è veramente totale: come in S. Paolo Apostolo, come in S. Paolo della Croce, ma anche con maggiore radicalità ed esclusività.
Essa ha un solo desiderio profondo, del quale ha anche paura perché le sembra troppo alto per sé, indegna e povera creatura: quello di divenire sposa crocifissa del suo diletto Sposo Crocifisso. Ella desidera essere «vittima d'amore» con Gesù Vittima, perché solo così può consolare il suo sposo sofferente, partecipando ai suoi dolori: ma il dolore è gioia, se allieva quello di Cristo, ed il vero suo dolore è solo quando Cristo non è presente.
Non sembri solo eroico ed eccezionale tutto questo, perché è conforme alla stessa esperienza umana dell'amore, se correttamente inteso come amore oblativo, capace di portare al dono di se stessi per gli altri. Le donne che «hanno intelletto d'amore» sanno per esperienza diretta che preferiscono soffrire loro piuttosto che le persone che amano; e soffrono spesso proprio perché non è loro possibile assumere direttamente su di sé le sofferenze altrui, se non per «compassione»: così come è successo alla Madonna ai piedi della Croce, modello di ogni nostra autentica «compassione».
E vi è poi anche la figura del Cireneo che, seppure a ciò costretto, è stato in grado di aiutare Gesù a portare almeno un pò la sua Croce. Essere «vittima d'amore» per Cristo, per Dio e per i fratelli, pagare un po' almeno anche per loro, non solo per i nostri peccati ma anche per il «peccato del mondo»: è' una follia anche il solo parlarne, oggi? Forse, ma grazie a Dio, tali «vittime d'amore» sono sempre esistite, esistono ed esisteranno: e sono esse che salvano il mondo, in stretta unione corredentrice alla Passione salvatrice di Cristo. Tale è stata certamente Gemma, durante tutta la sua povera grande vita. Ma la richiesta di Cristo è rivolta anche a ciascuno di noi: aiutarlo a portare la sua Croce, o quantomeno stare coraggiosamente ai piedi della Sua Croce, senza scappare; soprattutto offrirgli un luogo (il nostro cuore!) dove poter «posare il capo» e riposarsi almeno un po', perché il Cristo «non ha un luogo dove posare il capo».
Questo chiede, questo implora Gesù Cristo dai suoi eletti, almeno dalle persone più generose: di prendere su di noi qualcuna delle sue spine e dei suoi dolori, di condividere la sua Passione; o perlomeno più semplicemente di abbracciarlo, di stringerlo a noi, di consolarlo, di amarlo. Lo chiede a tutti indistintamente e senza eccezioni, perché la sofferenza è indispensabile e necessaria ed anzi da lui benedetta come sua sequela: «chi vuoi venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua».

INIZIO PAGINA

www.passionisti.org un sito web della Famiglia Passionista   -   passionisti@passionisti.org 

Copyright ? No Grazie: diffondete, stampate e utilizzate il contenuto di questo sito
Risoluzione: 800 x 600  -  Carattere: piccolo - Organizzazione: ACSMAM
Webmaster: Pasquale Della Ragione - della.ragione@iol.it