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CENTENARIO GEMMIANO di Giovanni Battista Re, Cardinale

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 SFOGLIA LA RIVISTA S. Gemma 

Rivista S. Gemma N.5
Maggio 2003
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Un vivo desiderio di Paradiso
Gesù in terra, Gesù in cielo: ecco tutto ciò che mi sostiene (Santa Gemma)

II Santo Curato d'Ars diceva che «dove i santi passano, Iddio passa con loro». In questa diocesi di Lucca, dove Santa Gemma Galgani visse la sua breve ma intensa esistenza, fatta tutta di preghiera, penitenza e nascondimento, e dove morì esattamente cento anni fa, qui, dove riposa il suo corpo in attesa della risurrezione, Dio è passato insieme con Gemma Galgani. Molte cose qui parlano di questa ragazza povera, sofferente, incompresa, a volte persino derisa; di questa grande mistica e contemplativa che desiderava entrare in un monastero e che non fu accolta da nessun monastero perché le sue malattie ed i suoi fenomeni mistici e straordinari suscitavano perplessità nei suoi riguardi.
Scriveva al suo Direttore Spirituale: «Mi faccia venire a Roma e mi metta in un convento, fino a che Dio vorrà, così nessuno sappia di me più nulla». Qui molte cose parlano di Lei e in pari tempo parlano di Dio, perché Gemma pur vissuta nel mondo civile di questa terra toscana, non visse che nel mondo di Dio. La familiarità di Gemma con il mondo di Dio e degli Angeli è qualche cosa che facciamo fatica a capire, tanto era alta. Tutta la sua vita è stata «nascosta mediante Cristo in Dio»: tutta la sua vita è stata concentrata in Cristo, è stata presa da Lui, sempre, in ogni momento e dovunque.

1. La sua vita, eccetto negli anni felici della sua fanciullezza, fu tutta fra casa e Chiesa: la casa dei suoi genitori prima e poi la casa della famiglia Giannini che l'accolse come figlia; ma una vita tutta assorbita e dei suoi dolori e nella preghiera; una vita tutta di sofferenze in spirito di fede, in spirito di penitenza, in spirito di carità. Diceva: "Dove c'e' Dio, c'e' tutto". Non conosceva le opere di Santa Teresa d'Avila ma il suo "Dove c'e' Dio, c'e' tutto" richiama la nota espressione della Santa spagnola: "A chi ha Dio, nulla manca. Solo Dio basta, perché Dio e' tutto". Gemma ha posto in Dio tutto il suo bene. E' questo il primo messaggio che ci viene da Gemma Galgani: Dio deve avere il primo posto nella vita. Oggi si cerca di costruire questo mondo prescindendo da Dio, ignorando Dio.
Ma, come diceva Paolo VI e come più volte ha ripetuto Papa Giovanni Paolo II, senza Dio l'uomo e la donna finiscono per costruire questo mondo contro se stessi, contro il loro vero bene. Senza Dio non si realizza se stessi ne' si migliora la società. Tutti nella vita abbiamo bisogno di aiuto e il primo aiuto e' quello che può venire da Dio. Ma la "povera Gemma", come un giorno cominci a firmarsi con una vena di umorismo toscano, non era nata povera. Era nata in una bella casa a Borgonuovo e in una famiglia borghese, ma il suo babbo, a motivo di un fallimento, dovette vendere quella di città. 
Gemma fu cosi' fra i più poveri, fra quelli che non hanno nemmeno la casa. Fu inoltre povera di affetti, perché perse la mamma a 7 anni e a 18 il padre. Il fratello al quale era piu' legata mori da giovane seminarista. Gli altri fratelli e sorelle non la compresero. Fu poverissima di salute: ebbe problemi a non finire e passo' gli ultimi mesi della sua vita completamente isolata a motivo di una malattia infettiva. Anche in questo caso. Dio ha scelto come, rileva san Paolo, ci che è debole, piccolo e disprezzato agli occhi del mondo, per compiere le sue meraviglie.

2. Il messaggio centrale di Santa Gemma sta nella croce, perché per Lei Cristo costituiva tutto, e il Cristo fu da Lei considerato sotto l'aspetto della passione e della morte. La familiarità e la semplicità del rapporto fra Gemma e Cristo e di Cristo con Gemma è cosa straordinaria nella storia di tutta la Chiesa Tutta la vita di Gemma è soltanto rapporto con Gesù: vede soltanto lui, parla soltanto a lui, vive solo d'amore. Fin da bambina la mamma l'aveva abituata a mettere lo sguardo sul Crocifisso, ma Santa Gemma non parti' dalla Croce. Non amò la Croce per la Croce. La sua umanità reagiva istintivamente al dolore e quando doveva soffrire ne sentiva tutto il peso. Ella abbraccerà la Croce quando capirà che ricusare la Croce era anche ricusare Gesù.
Una voce misteriosa il 22 marzo 1899 le dice: «Pensa al Cuore di Gesù, vivi nel suo medesimo Cuore e ricordati le atroci pene che Gesù ha sofferto per salvarti». E il giorno dopo: «Gemma, coraggio. Ti aspetto al Calvario: è verso quel monte che sei diretta». L'amore al Cuore di Cristo fu per Lei una componente essenziale della sua mistica della croce. Ragione importante della sua spiritualità della croce, fu la lettura della vita di San Gabriele dell'Addolorata e l'incontro con i Padri Passionisti, che in Lucca predicarono la Missione nel 1899 e con Padre Germano, passionista, che divenne il suo Direttore Spirituale.
Ma è certo che la passione e la morte di Cristo furono stampate nel suo essere e nella sua vita dall'insegnamento diretto di Cristo crocifisso nelle sue esperienze mistiche, in una delle quali Gemma dirà a Gesù: «La croce la sopporto perché croce tua. I patimenti sono i tuoi. Gesù ti amo tanto». In Santa Gemma la croce è al centro di tutto, in quanto riparazione per il peccato. Come vittima per il peccato e come figlia della passione, Gemma ha rivissuto e fa presente al mondo di oggi il mistero del Cristo crocifisso per i peccati del mondo. Gemma nel Cristo porta il peso dei peccati del mondo.

3. Le estasi ed i fenomeni straordinari nella sua breve vita sono molti. Parla con la Madonna, alla quale era legata da una devozione tenerissima. La conosceva soprattutto come Addolorata, ma della Madonna sentiva soprattutto la mediazione amorosa. Una presenza eccezionale e sorprendente sarà nella sua vita quella dell'Angelo Custode suo e del Padre Germano. L'Angelo Custode raccomandava a Gemma le cose più semplici, fra le quali anche quella di nutrirsi. Insieme all'Angelo Custode, Gemma adorava l'infinita maestà di Dio. «Si fa — diceva nei riguardi del suo Angelo Custode — a chi più forte ripete: viva Gesù». Parla con il suo Angelo Custode e gli da anche incarichi come quello di recapitare a Roma le sue lettere al Direttore Spirituale, padre Germano. 
«La lettera, appena terminata, la do all'Angelo — Ella scrive — è qui accanto a me che aspetta». E le lettere misteriosamente giungevano a destinazione. Riceve le stimmate che il giovedì ricominciano a sanguinare fino al venerdì. Il fatto accadde la prima volta 1'8 giugno 1899, giovedì vigilia del Sacro Cuore, mentre essa pregava ed aveva un dolore intimo per i peccati tanto forte da renderla come in fin di vita. E questo fatto si è ripetuto altre volte. Sperimentò ripetutamente sul suo corpo anche gli effetti della flagellazione e dell'incoronazione di spine. 
Siamo nel mistero delle esperienze mistiche straordinarie. Una frase di Santa Gemma nei suoi colloqui con Cristo era: «Tu sei morto sulla croce: fammi morire anche me. Gesù fammi morire anche me di amore». Gemma fu Figlia della Passione perché volle essere «vittima» d'amore. Due cestole a volte si alzano per il cuore che si gonfia.

4. Mezzo fondamentale con cui Gemma raggiunse la santità fu la via dell'orazione in cui immerse tutta se stessa. Dissero di lei: «La sua vita era una continua preghiera». Provò anch'essa le difficoltà del raccoglimento, la stanchezza nelle orazioni, e arrivò anche all'aridità e alla desolazione. Fece ricorso ai mezzi ascetici con cui si obbligava a pensare, a tacere, ad elevare la sua anima in Dio. Adoperò il ritmo delle pratiche di pietà, il richiamo delle giaculatorie, l'orario del suo silenzio con Dio. I tempi del raccoglimento diventavano per Gemma ore ed ore, nottate intere e giornate intere. 
Non ebbe una propria dottrina sulla preghiera. Lei è una creatura semplice. La caratteristica fu che visse la preghiera e ne compì l'intero itinerario fino alla contemplazione mistica, arricchita da estasi frequenti. Col grande mezzo della preghiera visse la sua vita cristiana fino a raggiungere il vertice altissimo della trasformazione di sé. 
Ebbe tante difficoltà, dovette lottare anche contro il demonio. A volte anche per una notte intera il demonio fu il suo supplizio. Non mancarono per lei anche i nascondimenti dello sposo celeste. L'esperienza dell'abbandono di Dio, quella che San Giovanni della Croce chiamerà «la notte oscura», fu per Gemma il calvario. Gemma visse desiderando ardentemente il Paradiso.
Fin da quando aveva 7 anni viveva il desiderio del cielo: non volle che il cielo, non visse che per il cielo. Sentì di essere in esilio su questa terra. Non aspirò che all'incontro con Dio. È il richiamo fondamentale che Gemma lascia anche a noi. La vita su questa terra è preparazione alla vita eterna. Se l'uomo e la donna su questa terra perdono la consapevolezza del loro destino eterno in Dio, perdono l'aspetto più bello del vivere, perdono il senso più alto del loro fare e del loro donarsi. A cento anni dalla sua morte, è questo il messaggio che Santa Gemma, figlia di questa terra lucchese, ripete a noi, ripete a tutta l'umanità.

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