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P. Stanislao Renzi Provincia religiosa DOL (basso Lazio e Campania)


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P. STANISLAO RENZI, Superiore Provinciale 

Provincia religiosa DOL (basso Lazio e Campania)

   ELENCO DOCUMENTI DOL            LETTERA alle Monache Passioniste - Prot. PSR/2002/08
copertina

Napoli, 22.03.2002

Carissime Consorelle,
si avvicina la S. Pasqua, in cui celebreremo, come ogni anno, non solo la risurrezione di Gesù, ma anche la nostra. Sperimenteremo la gioia per la risurrezione di Gesù, solo se ci apriremo all’amore che Egli vuole effondere in noi mediante lo Spirito Santo per renderci vivi.
La vita, che risorge dal sepolcro, invade tutto l’universo e si comunica agli uomini e alle donne perché vivano della vita stessa di Dio. Così potremo gridare con gioia come l’apostolo Paolo: non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me.
Ma Cristo vive in noi se non anteporremo nulla all’amore per Lui: un amore che non è solo contemplazione del Crocifisso o adorazione dell’Eucaristia, ma venerazione della grazia con cui egli stesso è presente in ogni consorella.
Cristo Risorto ora vive tra noi e, come fece con i primi discepoli chiamati a stare con Lui, rende sempre più salda l’unione delle persone nella comunità; se queste s’impegnano decisamente a lasciar morire quello che è puramente umano, a purificare i propri sentimenti, testimoniano veramente la presenza del Cristo vivente nel mondo. I primi cristiani vivevano secondo questo dinamismo, creato in loro dal Cristo, tanto che strappavano parole d’ammirazione in quanti li avvicinavano: "Vedete come si amano!".
Particolarmente nell’Eucaristia Cristo diviene più presente tra noi e crea tra tutti quell’unità, che ha implorato dal Padre nella preghiera sacerdotale (Gv, cap. 17) e che si manifesta nel corpo ecclesiale e quindi in ogni comunità che è porzione di Chiesa. Sono una stridente stonatura le fazioni, le condanne reciproche, i contrasti, che con un po’ di buona volontà e prendendo con tutta serietà il comandamento dell’amore si potrebbero superare.
La presenza del Cristo vivente nella comunità monastica ha il potere di unire tutte le consorelle in un solo corpo, nonostante l’età, la cultura, la razza, dimostrando chiaramente ad un mondo di divisioni, di contrapposizioni, d’emarginazioni, che è realizzabile la convivenza nell’accoglienza reciproca. La comunità diventa sacramento di una grazia che trasforma l’umano nel divino.
Cristo è presente nella comunità, sta ad ogni consorella saperlo e volerlo incontrare, anche se la fragilità di ognuna, come retaggio del peccato originale, può velarlo. Allora ognuna sa di dover amare la comunità, così com’è, composta di persone sincere nel tendere alla santità, ma che risentono del peso della natura umana.
Il Cristo vivente unisce con coloro che condividono lo stesso carisma e così si ritrovano ai piedi della croce, pur vivendo in monasteri diversi: nessun monastero è una cittadella, ermeticamente chiusa in se stessa, fino a far ignorare la vita ed i problemi delle consorelle geograficamente distanti. L’amore di Cristo, se c’è veramente, non fa chiudere il proprio cuore, ma spinge alla comprensione e alla condivisione.
In questa prospettiva va visto il desiderio della S. Sede, per la quale la permanenza della vita contemplativa è una ricchezza della Chiesa, che si arrivi alla costituzione di una federazione.
Con questi pensieri rinnovo i miei auguri per la S. Pasqua.
Appena possibile farò una visita fraterna a tutti i monasteri.
Il Cristo, nostro amore crocifisso per tutti e risorto, sia la vostra gioia.

P. Stanislao Renzi, C.P.
Superiore Provinciale

 

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