Si fa sempre più drammatica la situazione delle vocazioni alla vita
consacrata nel Meridione d’Italia. Il calo è evidente e si
registra in tutti gli istituti, sia maschili che femminili, a
conferma, tranne qualche lodevole eccezione, che la chiamata alla vita
religiosa viene sempre più disertata dai giovani e meno
giovani.
Da anni si analizzano le cause, ma le terapie più adatte per curare
"la malattia" non sempre rispondono alle attese e alle esigenze
del tempo presente. Un dato di fatto fa riflettere su tutti gli altri:
la mancanza di vocazioni costringe i superiori maggiori a chiudere
conventi e presenze apostoliche, a volte secolari, in varie parti
della Campania e più in generale del Meridione d’Italia.
La capillare presenza dei religiosi e delle religiose nei vari centri
della Campania, che era particolarmente efficace negli anni passati, ora
diventa un peso, non solo per le strutture ingombranti che richiedono
manutenzione sistematica, ma anche per la limitata presenza dei religiosi
all’interno di esse.
Inoltre, le ridotte attività pastorali dei religiosi, in ragione
dell’età avanzata, ma anche la limitata propositività del
carisma specifico dei singoli istituti di vita consacrata fa sì che
la vita consacrata sia equiparata, impropriamente, ad altri stili di vita
ecclesiali, comunque validi ed indispensabili per il bene della Chiesa.
Dopo la celebrazione dell’annuale Giornata mondiale della vita
consacrata, che come si sa ricorre il 2 febbraio, in
coincidenza con la Presentazione al tempio di nostro Signore Gesù
Cristo, si fa urgente una riflessione su tale fenomeno che
interpella sempre più in modo rilevante la vita religiosa in
Occidente.
Mentre in Estremo Oriente o in altre zone del Pianeta proliferano le
vocazioni alla vita consacrata, da noi è crisi generale. Non vi
è istituto, antico o recente, che non avverta tale problema come
priorità assoluta nell’azione di governo. Mancando le vocazioni,
tutto il resto viene a ridimensionarsi e a reimpostarsi.
Missioni, predicazioni, insegnamento, parrocchie, esercizi spirituali e
quanto altro fanno i religiosi oggi devono essere ridotti per fare spazio
alla vita interiore e alla vita di fraternità spesso ostacolata
proprio dall’eccessivo attivismo dei religiosi e religiose di
oggi.
Le stesse strutture conventuali, dove vivono i religiosi non rispondono
più alle attuali e reali esigenze degli stessi, divenendo un vero e
proprio peso (e non solo economico) alla significatività della vita
consacrata oggi in Italia.
Per cui, è urgente cambiare registro di verifica per capirne di
più e porre rimedio in qualche modo. Individuare strategie
comuni tra religiosi e chiese locali è il primo passo per non
sopraffarsi l’uno nei confronti degli altri, ma tutti devono concorrere
al bene di tutti.
Le strategie, cui attingere le forze per proseguire,
non possono essere efficaci se le persone consacrate non sanno discernere
la volontà di Dio in questo momento e ciò che il Signore
vuole da essi.
Si tratta di persone, che Egli si è scelto perché più di
ogni altro abbiano il coraggio di annunciare il Vangelo della speranza e
della gioia e sappiano guardare avanti nel segno del rinnovamento e del
rinvigorimento.