Napoli 6-2-03. Vocazioni alla vita consacrata: una strategia comune per recuperare il tempo perduto di Antonio Rungi (*)
 

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Sommario
Documenti Curia DOL

 

2003. Settima Giornata della Vita Consacrata:
= Sabato 1-2-02. OMELIA di GIOVANNI PAOLO II

1997. Prima Giornata della Vita Consacrata:
= 6-1-97. il MESSAGGIO di GIOVANNI PAOLO II


Si fa sempre più drammatica la situazione delle vocazioni alla vita consacrata nel Meridione d’Italia. Il calo è evidente e si registra in tutti gli istituti, sia maschili che femminili, a conferma, tranne qualche lodevole eccezione, che la chiamata alla vita religiosa viene sempre più disertata dai giovani e meno giovani. 
Da anni si analizzano le cause, ma le terapie più adatte per curare "la malattia" non sempre rispondono alle attese e alle esigenze del tempo presente. Un dato di fatto fa riflettere su tutti gli altri: la mancanza di vocazioni costringe i superiori maggiori a chiudere conventi e presenze apostoliche, a volte secolari, in varie parti della Campania e più in generale del Meridione d’Italia.

La capillare presenza dei religiosi e delle religiose nei vari centri della Campania, che era particolarmente efficace negli anni passati, ora diventa un peso, non solo per le strutture ingombranti che richiedono manutenzione sistematica, ma anche per la limitata presenza dei religiosi all’interno di esse
Inoltre, le ridotte attività pastorali dei religiosi, in ragione dell’età avanzata, ma anche la limitata propositività del carisma specifico dei singoli istituti di vita consacrata fa sì che la vita consacrata sia equiparata, impropriamente, ad altri stili di vita ecclesiali, comunque validi ed indispensabili per il bene della Chiesa.

Dopo la celebrazione dell’annuale Giornata mondiale della vita consacrata, che come si sa ricorre il 2 febbraio, in coincidenza con la Presentazione al tempio di nostro Signore Gesù Cristo, si fa urgente una riflessione su tale fenomeno che interpella sempre più in modo rilevante la vita religiosa in Occidente. 
Mentre in Estremo Oriente o in altre zone del Pianeta proliferano le vocazioni alla vita consacrata, da noi è crisi generale. Non vi è istituto, antico o recente, che non avverta tale problema come priorità assoluta nell’azione di governo. Mancando le vocazioni, tutto il resto viene a ridimensionarsi e a reimpostarsi.

Missioni, predicazioni, insegnamento, parrocchie, esercizi spirituali e quanto altro fanno i religiosi oggi devono essere ridotti per fare spazio alla vita interiore e alla vita di fraternità spesso ostacolata proprio dall’eccessivo attivismo dei religiosi e religiose di oggi. 
Le stesse strutture conventuali, dove vivono i religiosi non rispondono più alle attuali e reali esigenze degli stessi, divenendo un vero e proprio peso (e non solo economico) alla significatività della vita consacrata oggi in Italia.
Per cui, è urgente cambiare registro di verifica per capirne di più e porre rimedio in qualche modo. Individuare strategie comuni tra religiosi e chiese locali è il primo passo per non sopraffarsi l’uno nei confronti degli altri, ma tutti devono concorrere al bene di tutti.

Le strategie, cui attingere le forze per proseguire, non possono essere efficaci se le persone consacrate non sanno discernere la volontà di Dio in questo momento e ciò che il Signore vuole da essi. 
Si tratta di persone, che Egli si è scelto perché più di ogni altro abbiano il coraggio di annunciare il Vangelo della speranza e della gioia e sappiano guardare avanti nel segno del rinnovamento e del rinvigorimento.

(*)Superiore Provinciale dei Passionisti di Napoli.

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