9 marzo 2003, Airola (BN). Festeggiata Santa Francesca Romana, protettrice degli automobilisti, nel convento dei Passionisti, con la presenza del Superiore Provinciale
 

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Documenti Curia DOL


Santa Francesca Romana
1384 – 9 marzo 1440
Etimologia Francesca:
libera, dall'antico tedesco
Ricorrenza Liturgica: 9 marzo

Festa grande ad Airola (BN) nel Convento dei Passionisti di Monteoliveto in onore di Santa Francesca Romana, protettrice degli automobilisti, ricordata nell’annuale ricorrenza liturgica della nota santa. 
Nella città di Airola il culto in onore di Santa Francesca Romana risale ad antica data. Esattamente al 1608 in occasione della canonizzazione della santa, quando i monaci olivetani, alla cui spiritualità si rifaceva santa Francesca Romana, ottennero una preziosa religiosa, tratta dalla costola della santa e realizzato un altare privilegiato nell’attuale chiesa, ora parte integrante del grande monastero dei padri passionisti.
La devozione alla grande santa romana viene conservata nella città di Airola con iniziative non solo religiose, ma anche culturali e sociali. 

Domenica 9 marzo, infatti, una solenne concelebrazione, presieduta dal superiore provinciale dei passionisti della Campania e Basso Lazio, padre Antonio Rungi, e da tutti i sacerdoti della locale comunità passionista ha riproposto all’attenzione dei numerosi fedeli convenuti a Monteoliveto la figura e l’opera di santa Francesca Romana, nonché l’attualità del suo messaggio di donna, madre, religiosa, impegnata su vari fronti, nonostante le sue nobili origini e la situazione economica particolarmente brillante, che valorizzò per aiutare le persone ammalate e in difficoltà.
Ma la festa annuale della santa è stata anche l’occasione per presentare ufficialmente il cortometraggio realizzato dai padri passionisti di Airola sulla storia del culto a santa Francesca Romana nella Valle Caudina. 
Francesca Bussa de' Buxis de' Leoni, ovvero S. Francesca Romana, nacque a Roma nel 1384. Cresciuta negli agi di una nobile e ricca famiglia, coltivò nel suo animo l'ideale della vita monastica, ma non poté sottrarsi, com'era consuetudine, alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori. 
Raramente un matrimonio così combinato ebbe esito tanto felice. La giovanissima sposa, appena tredicenne, prese dimora con lo sposo Lorenzo de' Ponziani altrettanto ricco e nobile, nella sua casa nobiliare a Trastevere.

Con semplicità accettò i grandi doni della vita, l'amore dello sposo, i suoi titoli nobiliari, le sue ricchezze, i tre figli nati dalla loro unione e sui quali ella riversò un amore vigile e tenerissimo; e con altrettanta semplicità e fermezza d'animo ne accettò la privazione. 
Il primo grande dolore fu la morte di un figlioletto; poco dopo morì un secondo figlio, rinnovando la ferita al suo cuore ancora sanguinante. Intanto Roma subiva i contraccolpi dello scisma d'Occidente per la contrastata presenza di antipapi. A uno di questi, Giovanni XXIII, mosse guerra il re di Napoli, Ladislao d'Angiò, che per ben due volte invase l'Urbe. 
La guerra colpì da vicino anche Francesca, che ebbe il marito seriamente ferito e l'unico figlio rimastole preso come ostaggio. Tutte queste sventure non piegarono il suo animo, sostenuto dalla presenza misteriosa ma efficace del suo Angelo custode.

La carità fu uno dei suo capisaldi di vita interiore e cristiana. Il suo palazzo, infatti, divenne la meta obbligata di bisognosi d'ogni genere. Generosa con tutti, profondeva i beni di cui disponeva per alleviare le tribolazioni degli altri, senza nulla concedere a se stessa. 
Per poter allargare il raggio della sua azione caritativa, nel 1425 fondò la congregazione delle Oblate Olivetane di S. Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de' Specchi. Tre anni dopo la morte del marito, emise ella stessa i voti nella congregazione da lei fondata, assumendo il secondo nome di Romana. Morì il 9 marzo 1440. Le sue spoglie mortali vennero esposte per tre giorni nella chiesa di S. Maria Nuova. Venne canonizzata nel 1608. 
Da allora la devozione si estese in tutta Italia, soprattutto nei luoghi dove i monaci olivetani ne promossero il culto, mettendo in risalto la sua vita che spazio su varie esperienze umane e religiose, tali da costituire un forte modello di santità per tutti.

Il Cronista

Airola (BN), 9 marzo 2003

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