RELAZIONE
DEL CONSULTORE DELLA V.C.S., Domenico Curcio
Carissimi,
avevo programmato, nel periodo precedente l’Assemblea Provinciale, una mia
visita a tutte le Comunità di Provincia, per incontrarci fraternamente e avere
anche uno scambio di opinioni sui temi che sarebbero stati esaminati in questa
Assemblea. Giunto a metà di questo cammino, ho dovuto, purtroppo,
interromperlo, a causa del peggioramento delle condizioni di salute di mia
madre, per cui si è resa necessaria una mia più assidua presenza in famiglia.
Ci tenevo ad incontrarvi; mi dispiace davvero non averlo potuto fare.
temi dell'Assemblea, comunque, ho avuto modo di riflettere insieme nelle
comunità che mi è stato possibile visitare. Per le altre, a integrazione del
materiale precedentemente inviato, ho fatto pervenire un altro contributo di
P. Umberto Palmerini, Segretario Generale della Congregazione, sulle "norme
emanate dalle varie Province e Viceprovince riguardanti la celebrazione dei
Capitoli/Congressi aperti".
Avevo già provveduto ad inviare a tutte le Comunità del materiale utile per la
riflessione personale e comunitaria, frutto del lavoro della commissione formata
da P. Ludovico Izzo, da P. Giovanni Giorgi e da P. Amedeo De Francesco, oltre
che dal sottoscritto, in vista di un confronto sereno in Assemblea che porti a
fare le scelte più opportune per la nostra Provincia.
gli argomenti trattati:
1. La documentazione riguardante il Precapitolo e il Capitolo u.s.,
nonché l’iter della commissione di studio.
2. Appunti sui primi due incontri di Commissione.
3. Quanto è stato realizzato nella provincia della Presentazione.
4. Lo studio di P. Umberto Palmerini, Segretario Generale della
Congregazione, su alcune obiezioni sollevate sul "Capitolo aperto".
5. La risposta del Superiore Generale sull’argomento.
6. La normativa di alcuni Istituti
religiosi della nostra area geografica, desunta – quando è stato possibile
– dalla loro stessa legislazione o ricavata da colloqui con religiosi bene
informati.
E’ compito di questa Assemblea esaminare queste ipotesi sulle quali fare delle
scelte. Le ipotesi, in fondo, credo possano ridursi a tre:
1. La democrazia rappresentativa (delega);
2. Il Capitolo Provinciale aperto;
3. La democrazia diretta o suffragio
universale.
PRIMA IPOTESI: DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA
(DELEGA)
Normativa delle Province della nostra
area geografica prese in esame:
* Il Capitolo Provinciale, supremo organo legislativo della provincia, svolge
sia il compito elettivo (del Provinciale e suo Consiglio e, talvolta, dei
Superiori) che il compito programmatico.
* Il Capitolo Provinciale è composto da aventi diritto e da delegati della
base, in numero almeno pari a quello degli aventi diritto.
* Per lo più partecipano di diritto, al Capitolo Provinciale, il Provinciale
uscente e il suo Consiglio.
* Talvolta partecipano di diritto alcuni Superiori: o quelli delle Comunità
più importanti o alcuni Superiori scelti per sorteggio.
In nessuna delle Province prese in esame partecipano di diritto tutti i
Superiori.
* Talvolta i delegati vengono eletti nelle singole Comunità (come avviene per
le nostre Assemblee Provinciali) o in collegi composti dalle Comunità
più piccole.
* Qualche volta i delegati vengono eletti per fasce di età.
Ipotesi per noi:
* Si continua ad adottare il metodo
della democrazia rappresentativa, cosi come è avvenuto finora, compresa la
norma approvata nel Capitolo del 1986 circa il numero dei delegati, pari al 25%
dei religiosi di Provincia, con arrotondamento all'unità superiore.
* Si adotta questo metodo con alcuni cambiamenti: Far partecipare al Capitolo
Provinciale, di diritto, i Superiori delle Comunità locali.
* Aumentare la percentuale dei delegati al Capitolo, portandola al 30% o al 50%
dei religiosi di Provincia.
* Eleggere i delegati per fasce di età
* Garantire che ogni Comunità abbia almeno un delegato
* Altro
SECONDA IPOTESI: CAPITOLO PROVINCIALE APERTO
Normativa delle Province della nostra
area geografica prese in esame e ipotesi per noi:
* Possono partecipare al Capitolo Provinciale tutti i religiosi professi di
Provincia, con delle precise modalità di partecipazione.
* Il Capitolo, cosi composto, può essere elettivo e programmatico insieme, o
può essere soltanto elettivo: terminata l'elezione i convocati non capitolari
lasciano il Capitolo. Il Capitolo ordinario elegge il Consiglio e prepara la
programmazione.
* In concomitanza con il Capitolo aperto, vi può essere la designazione dei
candidati all'ufficio di Provinciale attraverso votazione vera e propria (e
vengono votati in Capitolo i due, tre ... che hanno ottenuto più voti) o
tramite sondaggio, lasciando al Consiglio Generale di scegliere e presentare in
Capitolo una terna ... di candidati.
Osservazioni:
* Con questo metodo un certo numero di religiosi (malati, disabili ... ) non
potrà partecipare al Capitolo né avrà alcun peso nell'elezione del
Provinciale (attraverso l'invio di propri delegati), e questo non è giusto.
* Sulla rosa dei nomi da presentare in Capitolo noi già abbiamo fatto
esperienza: l'ipotesi fu scartata.
TERZA IPOTESI: DEMOCRAZIA DIRETTA O SUFFRAGIO
UNIVERSALE
Soltanto i Redentoristi, nella nostra
area geografica, adottano questa metodo.
Ipotesi per noi
* Tutti i religiosi professi di Provincia eleggono il Provinciale mediante
scheda. Nei primi due scrutini occorre, per essere eletto, la maggioranza
assoluta dei voti. Al terzo scrutinio si fa il ballottaggio fra i due religiosi
che hanno ricevuto più voti ed è sufficiente la maggioranza relativa.
- Il Consiglio viene eletto in Capitolo.
Osservazioni:
- Con questo sistema viene a mancare il
contatto diretto con le persone.
- Per una scelta più oculata occorre
confronto sui problemi.
- E' un metodo piuttosto laborioso.
N.B. Questa ipotesi non sembra esclusa dalla nostra legislazione; al n.
151 delle Costituzioni leggiamo: "Ad ogni provincia sarà preposto il
superiore provinciale, eletto nel modo stabilito dal capitolo provinciale e
confermato dal Superiore Generale".
MODALITÀ DELLA CELEBRAZIONE DEL CAPITOLO
PROVINCIALE
* Si potrebbe svolgere in due sessioni:
Prima sessione:
- esame e discussione dei problemi
- indicazione delle linee programmatiche
- elezione del Provinciale e suo Consiglio
Seconda sessione:
- presentazione, discussione, integrazione, miglioramento ... della pro-
grammazione preparata dal Provinciale e suo Consiglio sulle indicazioni
programmatiche emerse nella prima sessione del Capitolo.
(Perché la programmazione sia più realistica e il Provinciale e il suo
Consiglio la facciano maggiormente propria e se ne sentano più implicati e
responsabili).
* Per un maggiore approfondimento delle problematiche della Provincia e un
maggiore coinvolgimento di tutti i religiosi, è quanto mai opportuno che anche
la relazione del Provinciale sia presentata nel Precapitolo (o prima sessione
del Capitolo) o, come auspica qualcuno, prima ancora del Precapitolo.
DISCUSSIONE E VOTAZIONE
Dopo aver ascoltato le relazioni delle
Comunità e la presentazione da parte del Consultore per la V.C.S. P. Domenico
Curcio del tema all’ordine del giorno circa la partecipazione al Capitolo
Provinciale e le norme per la elezione del Superiore Provinciale, il Moderatore
invita l’Assemblea, secondo l’orario approvato, a riunirsi in gruppi di
studio per analizzare più profondamente l’argomento e presentare poi in aula
gli elaborati e le proposte emerse dai gruppi. P. Domenico invita a tener
presente i fogli di sintesi inviati ad ogni Comunità in cui sostanzialmente si
fanno tre ipotesi:
1. Democrazia rappresentativa;
2. Capitolo Provinciale aperto a tutti;
3. Democrazia diretta a suffragio universale.
A queste tre ipotesi di partecipazione
al Capitolo, va aggiunto l’altro argomento circa la modalità di svolgimento
dello stesso Capitolo, il quale potrebbe essere svolto, sempre in base agli
orientamenti emersi, in due sessioni; non precapitolo e capitolo, ma due
sessioni di eguale importanza e valore giuridico del capitolo.
Viene chiesto al Moderatore se "- le
proposte emerse dalle relazioni delle Comunità devono ritenersi vincolanti per
i delegati, oppure l’Assemblea ha potere di esprimersi liberamente,
eventualmente scavalcando anche le proposte emerse dalle Comunità. Nel momento
in cui già esiste una forte maggioranza che segue la linea dello status quo,
che cioè si rimane sulle stesse posizioni di adesso, non vedo quale discussione
possa essere fatta, se l’Assemblea non ha la facoltà di superare o modificare
quanto già espresso dalle Comunità."- (A. Rungi)
A questa domanda risponde il p. Provinciale:
" l’Assemblea è sovrana nelle
sue decisioni, anche in forza della delega ricevuta dal Capitolo Provinciale
u.s. in merito a questo argomento, anche se non decide autonomamente, senza
tener presente il parere della base; e l’idea della base è espressa nelle
relazioni dei delegati che riportano il pensiero delle proprie Comunità".
" E’ necessario uscire dall’equivoco
di pensare di stare a discutere di cose diverse, mentre in realtà è una sola
cosa: se discutiamo di democrazia rappresentativa, e nessuno dubita di questo,
dobbiamo chiederci allora come e quale deve essere questa rappresentatività!
Per cui, dobbiamo fare di due un solo argomento di discussione, perché a noi
interessa solo che questa rappresentatività ci sia; noi vogliamo una democrazia
rappresentativa, ma che risolva le nostre esigenze e certi nostri
desideri". (E. Petringa)
" Si è detto di conservare l’attuale
sistema rappresentativo, però con alcuni ritocchi nelle percentuale. Dall’eco
di molte relazioni delle Comunità, ho potuto ascoltare come si possa arrivare
alla partecipazione rappresentativa di tutte le Comunità. E’ emersa l’ipotesi
della partecipazione di diritto di tutti i Superiori; questa, a mio parere, non
sarebbe una partecipazione rappresentativa. Si creerebbero solo dei
"collegi blindati", cioè si riserverebbe ai Superiori un diritto che
non avrebbe senso perché il loro mandato scade proprio col Capitolo. Anche i
Superiori partecipano alla votazione dei delegati come tutti gli altri religiosi
di Provincia, con le medesime possibilità e probabilità di partecipazione al
Capitolo. M. Caprio)
" Siamo stati invitati a tener presenti
solo tre ipotesi; ma da quanto è emerso dalle relazioni delle Comunità, ne è
rimasta in piedi soltanto una: la prima. Su tredici relazioni delle Comunità,
solo due si discostano dal metodo tradizionale della elezione dei delegati al
Capitolo Provinciale. Credo allora che su questa ipotesi della democrazia
rappresentativa dobbiamo soffermare la nostra attenzione, discutendo sulle varie
percentuali, sul quorum, se scegliere un delegato per ogni Comunità,
mantenendoci però in quest’unica linea scelta e preferita dalle Comunità. (P.
Mirra)
Ci è stato chiesto di esprimere il nostro
parere su tre precise proposte; dalle relazioni delle Comunità sono chiaramente
emerse altrettante proposte che non possiamo completamente disattendere.
Dobbiamo uscire però da questa Assemblea con una idea chiara: o democrazia
rappresentativa, o partecipazione di tutti, o rappresentanti di ogni Comunità;
ciò che è importante per questa Assemblea è raggiungere un criterio unico di
orientamento, tenendo presenti anche i pareri espressi dalle Comunità,
soprattutto in riferimento alle percentuali dei partecipanti al Capitolo". (P.
Boniello)
"Alla luce di quanto sta emergendo,
propongo di costituire una commissione ristretta che analizzi e sintetizzi le
proposte delle Comunità, formuli dei quesiti precisi e delle proposte concrete
sulle quali poi l’Assemblea verrà chiamata ad esprimere il proprio parere e a
votare un testo unico. (A. Rungi)
L’idea di P. Rungi viene accolta
e condivisa dall’Assemblea. Il Moderatore chiede di variare l’OdG che
prevedeva la formazione dei gruppi di studio, e propone di formare un’unica
commissione che esamini le relazioni delle Comunità e i pareri emersi in
Assemblea, formuli domande precise e articolate da presentare alla valutazione
dell’Assemblea e alla successiva votazione. L’assemblea è favorevole a
questo nuovo progetto di lavoro.
Prima di nominare la commissione che avrà il
compito di formulare le proposte da presentare all’Assemblea per essere
discusse e votate, viene chiesto di effettuare una prima votazione per
stabilire, sulla base delle proposte di P. Domenico Curcio, su quale delle tre
ipotesi
– democrazia rappresentativa
(delega);
– capitolo provinciale aperto;
– democrazia diretta (suffragio universale), soffermare maggiormente la
propria riflessione e la formulazione delle domande da sottoporre all’attenzione
dell’Assemblea.
Viene scelta la prima ipotesi –
democrazia rappresentativa –
con il seguente esito della votazione:
Votanti: 26; favorevoli 24; contrari 2.
La commissione, indicata dall'Assemblea,
composta dai padri Domenico Curcio, Ludovico Izzo, Giovanni Giorgi, Amedeo De
Francesco, Emidio Petringa, Antonio Mannara, Antonio Rungi, tenuto conto dell’esito
della prima votazione, avendo esaminato le proposte circa l'elezione del
Superiore provinciale, come elaborate dalle singole comunità ed illustrate
nell'Assemblea, nonché di quelle presentate al Capitolo provinciale del 1998 e
di quelle elaborate dalla Commissione preparatoria (costituita dai padri
Domenico Curcio, Ludovico Izzo, Giovanni Giorgi e Amedeo De Francesco), così le
sintetizza e formalizza:
PROPOSTE
1. Partecipano di diritto al
Capitolo provinciale, in base alle Costituzioni (art.149/c) e dei Regolamenti
provinciali (art.123), oltre agli aventi diritto attuali, i superiori locali,
nominati canonicamente.
Il numero dei delegati sarà pari al numero degli aventi diritto.
(Proposta presentata al Capitolo
provinciale del 1998 dal P. Fausto La Montagna e presentata in Assemblea dalla
Comunità di Calvi Risorta).
2. Al Capitolo provinciale
partecipa un delegato, eletto ufficialmente nel capitolo locale dalla rispettiva
comunità. Le comunità con almeno 5 religiosi ne eleggono un secondo. I
religiosi fuori comunità esercitano il diritto al voto nella comunità
geograficamente più vicina all'attuale loro domicilio. (Proposta
della comunità di Sora).
3. I delegati al Capitolo
provinciale vengono eletti da tutti i religiosi secondo la normati- va vigente
(Capitolo provinciale del 1986), con la quota del 25% ed aumento al numero
superiore. (Proposta della maggior parte
delle Comunità)
4. I delegati al Capitolo
provinciale vengono eletti da tutti i religiosi secondo la normativa vigente
(Capitolo provinciale del 1986), con il 20% ed aumento al numero superiore. (Nuova
proposta)
5. I delegati al Capitolo
provinciale vengono eletti da tutti i religiosi secondo la normativa vigente .
(Capitolo provinciale del 1986), con il 30% ed aumento al numero superiore. (Nuova
proposta)
6. I delegati al Capitolo
provinciale vengono eletti da tutti i religiosi secondo la normativa vigente
(Capitolo provinciale del 1986), con il 50% ed aumento al numero superiore. (Nuova
proposta)
Sulle proposte formulate dalla commissione, si
apre in aula un lungo, articolato e animato dibattito. Partecipano alla
discussione quasi tutti i partecipanti all’Assemblea. Si esprimono liberamente
le proprie opinioni e criteri di valutazione, sempre nel rispetto dei pareri
altrui e di quelli emersi dalle relazioni delle Comunità. C’è chi motiva la
propria contrarietà alla "elezione di un delegato per ogni Comunità
perché il governo provinciale e il Provinciale devono essere visti come un
fatto riguardante tutta la Provincia e non le singole Comunità"
(Ludovico), e chi invece crede che "la partecipazione di un
delegato per ogni Comunità non evada la collegialità; da troppi anni i
Capitoli si fanno per mantenere inalterate posizioni e postazioni che si
vogliono far passare per interesse della Provincia. L’ultimo Capitolo è stato
tenuto in modo che ha dato determinati risultati che dovremmo ancora discutere
per evitare che quelle cose accadano ancora (E. Petringa).
"Nessuna di queste
proposte, sostiene P. Valente, è
completamente esente da qualche difetto, nessuna è completamente libera da
errori. Se si mette in pratica il secondo punto, il religioso è impedito di
votare un altro al di fuori della propria Comunità, e questa è una mancanza di
libertà molto seria. Bisogna scegliere quale tra le enucleazioni presentate
rispecchi di più il principio di libertà della coscienza". Su questa
stessa linea è anche la posizione di G. De Santis: "Qualsiasi
sistema elettorale presenta difetti; se dalle votazioni risultano eletti quelli
considerati migliori, che colpa hanno costoro se fanno parte della stessa
Comunità?". "Ci sono due piccoli handicaps in entrambe le proposte, sostiene
P. Pietro; il primo è che eleggendo un religioso per ogni comunità possa
essere penalizzato qualche altro religioso della stessa comunità. In una
comunità di cinque religiosi, si avrebbe diritto a un solo delegato; questo
vuol dire che se in quella comunità vi è un altro religioso meritevole di
partecipare al Capitolo, ne rimane escluso solo perché uno solo può essere
eletto, a meno che l’altro non venga cambiato di comunità qualche mese prima
delle votazioni. Il secondo è che il Capitolo rischia di essere privato di
religiosi che possano dare un apporto qualitativo molto importante, e non solo
una presenza numerica. E’ successo in passato che a rappresentare la Provincia
al Capitolo Generale, siano andati due religiosi di una stessa comunità".
In conclusione, afferma P. E. Petringa, "nessuno vuole intaccare
princìpi coi quali siamo stati formati e nei quali abbiamo sempre creduto;
attenti però a che quel principio non risulti valido solo al momento della
celebrazione di un Capitolo, perché quel principio che porta a riconoscere l’altro
nella sua dignità in tutto ciò che merita, rispetto, stima, valorizzazione,
ecc. andrebbe osservato anche e soprattutto quando l’altro è in difficoltà.
Non importa se la comunità è formata da due, tre o quattro religiosi: ogni
comunità ha lo stesso diritto ad essere rappresentata al Capitolo
Provinciale".
Il poco tempo rimasto e gli altri adempimenti
da compiere prima della conclusione, non hanno consentito il prolungamento dell’interessante
discussione, ma dopo aver ascoltato altri brevi interventi di chiarificazione e
di precisazione, si è passati alla votazione delle proposte formulate dalla
commissione. P. Domenico precisa che, una volta scelto con votazione il metodo
della democrazia rappresentativa, rimane da scegliere solo il modo di
rappresentanza e la percentuale.
VOTAZIONE DELLA PRIMA PROPOSTA
- Partecipano di diritto al
Capitolo provinciale, in base alle Costituzioni (art.149/c) e dei Regolamenti
provinciali (art.123), oltre agli aventi diritto attuali, i superiori locali,
nominati canonicamente.
- Il numero dei delegati sarà pari al numero degli aventi diritto.
Votanti = 24
favorevoli = 2
contrari = 21 astenuti = 1
VOTAZIONE DELLA SECONDA PROPOSTA
Al Capitolo provinciale partecipa un
delegato, eletto ufficialmente nel capitolo locale dalla rispettiva comunità.
Le comunità con almeno 5 religiosi ne eleggono un secondo. I religiosi fuori
comunità esercitano il diritto al voto nella comunità geograficamente più
vicina all'attuale loro domicilio.
Votanti = 24
favorevoli =
9
contrari = 10
astenuti = 5
VOTAZIONE DELLA TERZA PROPOSTA
I delegati al Capitolo provinciale
vengono eletti da tutti i religiosi secondo la normativa vigente (Capitolo
provinciale del 1986), con la quota del 25% ed aumento al numero superiore.
Votanti = 24
favorevoli =
16
contrari =
3
astenuti = 5
L’Assemblea approva la terza proposta.
In riferimento alla proposta di celebrare il
Capitolo Provinciale in due sessioni, l’Assemblea ritiene opportuno lasciare
la normativa vigente a norma dei Regolamenti Provinciali CIPI e dei nostri
Regolamenti Provinciali.
SALUTO DELLA SIG.RA MARIA GRAZIA CEFALONI
Coordinatrice Provinciale del M. L. P.
Prima della relazione del Consultore Generale P. Luigi
Vaninetti, prende brevemente la parola la Signora Maria Grazia Cefaloni,
coordinatrice provinciale del Movimento Laicale Passionista, invitata e
presentata da P. Fausto La Montagna, assistente spirituale provinciale dello
stesso Movimento Laicale Passionista.
"Vi ringrazio di questi pochi minuti che mi date per
salutarvi, dice la Sig.ra Cefaloni, visibilmente emozionata di trovarsi in un’assemblea
tanto qualificata, ella dice. Cercherò di fare del mio meglio in questo
incarico che mi è stato conferito. Non sono molto esperta in queste cose, anche
se già faccio parte del Movimento Arcobaleno di P. Francesco Minucci e ho
partecipato a qualche Missione popolare con i vostri Missionari".
La sig.ra Cefaloni mette a conoscenza l’Assemblea del programma e delle
finalità del Movimento Arcobaleno, per farlo conoscere a tutti anche a livello
nazionale, come componente del Consiglio Nazionale del Movimento Laicale
Passionista.
- Il p. Provinciale ringrazia la sig.ra Maria Grazia per la
sua partecipazione e testimonianza in questa Assemblea, e per il lavoro che
svolge con tanta passione e dedizione.
- Il Consultore P. Luigi Vaninetti risponde alla sig.ra che si scusa della sua
emozione e della povertà delle sue parole, che l’incontro vale più di ogni
parola.
- P. Michele Iodice informa che sul sito internet della nostra Provincia è già
presente il Movimento Arcobaleno con il suo programma.
- P. Fausto La Montagna nel ringraziare la sig.ra Maria Grazia Cefaloni della
sua presenza in mezzo a noi, invita i partecipanti all’Assemblea a
notificargli e segnalargli tutte le realtà laicali già esistenti o in via di
formazione nell’ambito della nostra Provincia religiosa. |