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San Paolo della Croce PassioNews, notizie dal mondo passionista

Programma del Sinodo Generale 2004
Roma 28 novembre - 6 dicembre














Superiore Generale 
P. Ottaviano D'Egidio


Tema del Sinodo: Ristrutturazione

28 novembre (Domenica)

17:30 – 18:00 Ristrutturazione – Status quaestionis ( P. Vital Otshudialokoka)

Carissimi confratelli,

Non penso che vi aspettiate una presentazione scientifica e tecnica del tema della ristrutturazione. Alcuni accenni li farò durante il mio intervento, ma penso che in questi giorni noi tutti dovremmo arrivare a comprendere questo tema più o meno concordemente. Il mio contributo a questo sinodo verterà sulla situazione presente della congregazione e spiegare perché oggi nella nostra congregazione parliamo della ristrutturazione.

Nel sinodo celebratosi nel 2002 in Corea, vi dicevo nella mia relazione sulla ristrutturazione, che non si potevano studiare solo le realtà dei vicariati senza tenere conto della realtà globale della congregazione. Quindi bisognava iniziare un discorso che comprendesse tutta la congregazione, e questo a causa dello squilibrio di forze vitali che si sta creando all’interno della congregazione. Avevo menzionato anche l’esortazione che il Concilio Vaticano II ha dato agli istituti religiosi a cercare modi più adeguati per essere presenti ed efficaci in questo mondo di oggi in piena mutazione. Il decreto Perfectae Caritatis (1965) diceva con molta chiarezza: “ Il rinnovamento adeguato della vita religiosa comporta allo stesso tempo il continuo ritorno alle fonti di ogni vita cristiana e all’ispirazione primigenia degli istituti, e l’adattamento di questi istituti alle mutate condizioni dei tempi”. Ma con altrettanta chiarezza avvertiva: “I migliori adattamenti alle esigenze attuali avranno successo solo se saranno animati da un rinnovamento spirituale, al quale si dovrà sempre dare il primo posto, anche nello sviluppo delle opere esterne.” Quindi un efficace rinnovamento e adattamento possono essere ottenuti solo con la collaborazione di tutti i membri dell’istituto e il modo di vivere, di pregare e di operare deve essere convenientemente adattato alle attuali condizioni fisiche e psichiche dei suoi membri, come pure - per quanto è richiesto dalla peculiarità di ciascun istituto - alle necessità dell’apostolato, alle esigenze culturali, alle situazioni sociali ed economiche, specialmente nei luoghi di missione. Anche il modo di governare deve essere esaminato secondo gli stessi criteri. Questo impulso dato dal Vaticano II lo vogliamo attuare oggi nella nostra congregazione. Prima di passare ad elencare i fattori diretti che ci spingono ad agire oggi senza più ritardare questo processo di ristrutturazione, voglio presentare le statistiche della congregazione di questi ultimi venti anni e cioè, dal 1983 al 2003, in modo da avere una visione globale della congregazione: 

Prima di tutto avere una panoramica geografica di come la congregazione è diffusa oggi nel mondo. 
Poi sapere quale è attualmente il numero dei religiosi in ogni provincia, vice provincia, vicariato. Il numero è segnato sulla mappa. 
Infine vedere come la congregazione in questo ultimo ventennio sia cresciuta o meno nelle varie conferenze. 

Secondo me questi dati geografici e statistici ci danno un’idea dell’implantatio della congregazione nel mondo e ci chiariscono quanti siamo adesso e le potenzialità che abbiamo per affrontare la missione che è stata affidata a noi passionisti, nonché il nostro dovere di curare le forze affaticate dal lavoro svolto negli anni. La ristrutturazione è una risposta carismatica, vitale e strutturale adeguata alla missione che ci è stata affidata, secondo le esigenze e necessità nelle quali viviamo. In altri termini, vediamo la ristrutturazione come un processo, una dinamica di trasformazione personale e comunitaria, che esamina la realtà attuale, valuta le strutture che abbiamo, e si dispone a cambiarle, se necessario, perché possiamo essere fedeli al carisma e al servizio della missione. Quindi la ristrutturazione consiste fondamentalmente nel trovare nuove maniere di organizzarci, stabilendo, se necessario, nuove strutture per poter rispondere con maggiore fedeltà al carisma della congregazione. Questo richiede anche una nuova sensibilità di fronte alle sfide attuali, una nuova mentalità, un nuovo modo di testimoniare e di annunziare il Vangelo. Per questo abbiamo bisogno di riscoprire una nuova base antropologica per le nostre strutture, che sono sempre al servizio della persona e del suo desiderio di vita. La ristrutturazione non può essere solo una reazione a situazioni contingenti che necessitano una posizione precisa e una conseguente azione. La ristrutturazione deve soprattutto nascere da un atteggiamento positivo; se insieme ad essa non ci fosse anche il desiderio di vitalità e viabilità, e noi trovassimo solo una soluzione a livello amministrativo, o la sicurezza del futuro, potremmo anche fare della ristrutturazione un’urgenza per via ad es. del numero ridotto delle vocazioni, ma tutti questi sforzi sarebbero, pur sempre, un processo incompleto e puntuale, se noi affrontassimo le difficoltà senza andare alle radici con la mentalità adeguata: la ristrutturazione è per la vita.

Non possiamo dire che niente è cambiato da quando è nata la nostra congregazione. Ogni tanto valutiamo il nostro cammino percorso, cambiamo i nostri Regolamenti se necessario, chiediamo alla Santa Sede di cambiare le costituzioni quando notiamo che il mutamento del mondo o la sua visione non permettono più la loro osservanza. Ci sono delle province che ogni tanto cercano di adattare le proprie strutture in base alle loro esigenze e forze disponibili con la sola preoccupazione di adempiere la nostra missione. Questo per dire che noi non partiamo da zero per la ristrutturazione. Alcuni sforzi si sono compiuti già al livello locale e questo è un segno positivo del dinamismo della congregazione attenta ai segni dei tempi. Forse l’elemento nuovo che ci porta ad affrontare questo argomento in questo momento, è il desiderio di tutta la congregazione di avviare il processo e di farlo solo come congregazione. E il nostro Superiore Generale nei suoi numerosi interventi sulla la ristrutturazione, ha sempre promosso questa idea di abbracciare la riflessione sul processo della ristrutturazione, no più come provincia, ma come congregazione.

P. Luigi Vaninetti nel Bip n° 4 in armonia con questa idea fondamentale del padre generale ci presenta la ristrutturazione come una riqualificazione della vita religiosa, una apertura all’orizzonte della congregazione, vero corpo a cui apparteniamo più che alle singole province, e a promuovere una dinamica di ascolto, di confronto e di corresponsabilità aliena da ogni autosufficienza e da ogni autonomia territoriale ed istituzionale. Non bisogna chiudersi nella propria provincia, ma cercare di inserirsi nel processo congregazionale. Non dobbiamo più riflettere come singole province, ma come congregazione. Questa è la novità. E su questo argomento la responsabilità di tutti noi passionisti è considerevole, perché vogliamo dare alla nostra congregazione una nuova direzione, un nuovo orientamento, una nuova presenza nel mondo, adattando il nostro carisma e spiritualità ai segni di tempi.

Fattori positivi e negativi che spingono alla ristrutturazione oggi.

1. Mondo come luogo di adempimento della nostra missione: Secolarizzazione e Globalizzazione.

Chi di noi può dire che il mondo di oggi non ci interpella, quando si considerano alcuni segni dei tempi ed alcuni mezzi usati 50 anni fa? Chi può ancora pretendere che questi mezzi e metodi siano ancora di moda oggi? Chi ci dice che il modo di avvicinare i giovani d’oggi con lo stesso metodo di 50 anni fa sia ancora valido?

Con il mondo che cambia così rapidamente a molti di noi è capitato di chiedersi se la nostra missione abbia ancora un senso che la legittimi profondamente, e soprattutto se essa abbia delle prospettive future. Talvolta ci viene da chiederci se l’intuizione spirituale e missionaria di San Paolo della Croce con tutta la tradizione che ne è derivata, abbia ancora il diritto di cittadinanza in questo mondo. Il fenomeno della secolarizzazione ormai si insinua ovunque; la globalizzazione, diventata quasi una moda nel mondo di oggi e alla quale del resto nessuno può rimanere indifferente, continua la sua integrazione sottomettendo tutta l’umanità alla sua disciplina e logica. E molti altri fattori che caratterizzano questo mondo fanno sì che non possiamo più portare avanti la nostra missione senza domandarci spesso sulla sua validità ed efficacia.

2. Il calo complessivo delle vocazioni nella congregazione.

Le statistiche ci hanno mostrato come la congregazione stia attraversando nel complesso un processo di diminuzione. Il numero dei giovani che 50 anni fa si consacravano nel primo mondo si ritrova oggi sotto zero. Il nuovo mondo dà alcuni segni di crescita, ma anche lì si sta constatando un calo delle vocazioni. Naturalmente le cause di questo calo non sono le stesse dappertutto. 

3. Età dei religiosi nel primo mondo. 

Nel primo mondo la maggior parte dei religiosi ha un’età molto avanzata; questo significa che le forze sono in diminuzione costante e che è necessario riflettere su una nuova presenza nel mondo. Significa anche che la congregazione deve cercare di organizzarsi per creare delle nuove strutture viabili per i religiosi che hanno un età avanzata. Forse bisogna cominciare da quelle province dove più del 70% di religiosi sono molto anziani, e i meno anziani rischiano di non essere capaci di portare avanti sia l’apostolato che la cura dei religiosi nei conventi. Come arrivare ad una soluzione adeguata in una situazione complessa? E quindi è bene domandarsi in dialogo sincero con gli interessati religiosi nella ricerca di soluzione. Forse si potrebbe pensare ad un restauro di una parte del convento per i nostri confratelli, oppure fare delle convenzioni sanitarie con le organizzazioni già esistenti in questo campo? O un’altra soluzione? In ogni modo, una risposta a questa domanda esistenziale deve essere cercata nelle aree dove non è stata già trovata una soluzione soddisfacente. 

4. Lo sviluppo della congregazione nel nuovo mondo.

Per nuovo mondo intendo le parti dove la congregazione è stata fondata recentemente, ossia l’Africa, una parte dell’Asia e una parte dell’America Latina. Qui la congregazione ha cominciato a segnare la sua presenza in tempi recenti ed è in fase di crescita; ma secondo me è una crescita frenata, perché anche lì hanno cominciato a sperimentare una carenza di vocazioni, o magari si trovano in difficoltà economiche che non consentono di continuare un reclutamento numeroso dei candidati.

5. Il desiderio di apertura alle realtà del mondo attuale: l’Interculturalità.

La gente del mondo d’oggi ha in generale una mentalità cosmopolita, ossia ha voglia di conoscere il mondo e il desiderio di conoscere quello che si fa, come si vive altrove, ecc. Non ci sono più delle nazioni dove si possa ancora dire: ‘Questa cultura è tipica di queste nostre parti’, e ciò proprio a causa delle mutazioni che conosciamo oggi. C’è uno choc culturale che non si può ignorare, anzi deve essere tenuto ben presente. Purtroppo nella nostra congregazione sempre meno giovani esprimono il desiderio di andare in missione - cosa che quindi non conferma questa mentalità - anzi ognuno vuole rimanere a casa sua, nella sua provincia, vice provincia e vicariato. Ma forse questo è dovuto alla concezione che oggi abbiamo della nostra realtà che è sempre più localizzata; ma va anche detto che il diminuito numero dei giovani nelle province incide in maniera decisiva. 

6. La migrazione dei popoli.

Le etnie provenienti dal Sud o Est del mondo si insediano sempre più spesso in paesi del Nord e Ovest, in genere prive della necessaria assistenza pastorale. L’annunzio del vangelo non ha confini e insieme a tutta la Chiesa dobbiamo sentirci interpellati da queste nuove presenze e trovare il modo adeguato di raggiungerli e portare loro il vangelo. E’ naturale che queste presenze creino qualche difficoltà psicologica di accettazione da parte di alcune persone radicate nelle loro culture (sicuramente in modo sbagliato); ma questo atteggiamento si può superare inserendosi nella cultura cristiana in cui l’amore che non ha confini ci spinge a portare il vangelo nel mondo intero e ad ogni popolo.

Il movimento laicale passionista. 

I nostri fratelli e sorelle che fanno parte del movimento laicale e che amorosamente condividono con noi il carisma di S. Paolo della croce, non possono più rimanere fuori del nostro processo di ristrutturazione, anzi devono essere coinvolti indebitamente in questo cammino. Diverse province fanno esperienze positive con i nostri fratelli e sorelle del movimento laicale, una realtà che nel tempo di oggi nella nostra congregazione, non può più rimanere ignorata, ma al contrario deve essere integrata ed incorporata nel dinamismo del nostro processo di ristrutturazione. La presenza del movimento laicale passionista oggi è un segno interpretato positivamente e che porta molta vita e molte speranze nella congregazione.

8. Inadeguatezza delle forme e strutture di vita.

Le nostre forme e maniere di vivere causano indubbiamente ai giovani di oggi delle serie difficoltà o barriere. Non solo le forme di vita, quali l’osservanza, gli orari ect…, ma anche le strutture: le case religiose o conventi nei quali si svolgono queste forme di vita, forse non sono più attraenti per i giovani.

CHE COSA E’ STATO DETTO NELLE CONFERENZE SULLA RISTRUTTURAZIONE?

Ho partecipato ad alcune assemblee delle conferenze che avevano come tema: la ristrutturazione. Le visioni di ristrutturazione nelle conferenze sono diversificate secondo le regioni e soprattutto secondo i bisogni che suscitano questo cambiamento.

a. Secondo la conferenza passionista dell’Asia Pacifico (PASPAC), ristrutturare significa trovare un altro modo di essere passionista nella loro regione; significa anche rafforzare le unità povere di personale nella loro conferenza. Avere un’altra visione dell’essere passionista.

b. In Africa la ristrutturazione è vista come una nuova maniera di collaborare tra i vicariati. Questa conferenza, essendo costituita solo dai vicariati, vede questa realtà come un dinamismo che deve aiutare i vicariati nel loro sviluppo verso una maggiore autonomia, perché sono delle realtà in crescita della congregazione. Quindi collaborazione e sviluppo.

c. Nord Europa (NEC): Discorso molto complesso. Si richiamano due aspetti: 1) La problematica della cura dei confratelli anziani nelle nostre comunità: si fa necessario di trovare soluzioni adeguate per rendere la vita dei nostri anziani più vivibile. Ma in che modo? La ricerca delle soluzioni adeguate sarà affrontata in dialogo con gli stessi religiosi anziani. 2) La nostra presenza pastorale in questo mondo secolarizzato e globalizzato. Lasciare le strutture come sono adesso o crearne di nuove con le forze più giovani? Non si sa come progettare e né come affrontare questo processo.

d. Conferenza della Penisola Iberica (CII). Non si può pensare alla ristrutturazione in questa regione solo al livello geografico, bisogna andare aldilà. Inoltre le province della Spagna non possono abbracciare questa realtà senza integrarla con la realtà della loro presenza attiva e numerosa in Centro-America. Però si sente l’urgenza di cominciare questo processo, anche se non viene esplicitato apertamente per le difficoltà a trovare indirizzi adeguati.

e. In America del Nord (IPCM) la ristrutturazione è sentita come un bisogno da soddisfare dando delle risposte adeguate, secondo un processo da maturare e da portare avanti con coraggio, convinzione e scrupolosità. Padre Robert Joerger, consultore generale, ci scrive che nell’ambito del nostro carisma, della nostra missione e della costruzione di una via di collaborazione interprovinciale, i partecipanti hanno suggerito che potrebbe avvenire un’ulteriore cooperazione fra le province, in particolare nell’ambito pastorale, amministrativo e della comunicazione. (cfr artic.Fr.Robert, Bip n°4). Ma la congregazione non può portare avanti da sola questo processo. Deve farlo con tutta la grande Famiglia Passionista in America del Nord. Quindi una risposta può venire dall’interno di tutta la famiglia passionista.

f. La conferenza italiana (CIPI). L’assemblea CIPI è arrivata ad un consenso sull’obiettivo generale della ristrutturazione come testimonianza di una comunione di vita e della memoria passionis e l’urgenza di coinvolgere tutti i confratelli perché siano mentalizzati sulla questione della ristrutturazione come opportunità che li chiama ad essere protagonisti. Quindi attivare un processo di mentalizzazione mediante una programmazione unitaria, vale a dire interprovinciale (cfr.P.Luigi, art. Bip. n° 04, aprile 2004).

g. La conferenza Latino-Americana (CLAP). I confratelli dell’America Latina hanno considerato fin dall’inizio la ristrutturazione come una nuova maniera di essere passionisti in quella parte del mondo, anche se il processo è stato bloccato a causa del superamento della velocità dei cambiamenti avvenuti. Però le loro idee erano di non continuare a moltiplicare le entità (strutture) passioniste, ma cercare di ridurle e costituire delle unità o strutture più forti. Questo era l’impulso positivo dei passionisti del Brasile.

Queste sono alcune idee emerse negli incontri delle conferenze ai quali ho partecipato. Naturalmente ci sono tante idee, ma dobbiamo riconoscere che tutti noi siamo ancora nella fase di interrogazione. Vorrei riprenderne alcune a grandi linee:

La ristrutturazione è un processo da avviare nella congregazione perché essa possa rispondere meglio alle sfide del mondo attuale. Per entrare in questo processo è necessario chiedersi seriamente: Sono le nostre attuali strutture effettivamente ed efficacemente al servizio della missione passionista? Come funzionano queste strutture? Ci aiutano realmente ad adempiere alle esigenze del carisma e a rispondere alle urgenze pastorali del mondo di oggi? A quali urgenze pastorali è chiamata a rispondere oggi la congregazione? Quali strutture ci servono perché possiamo rispondere meglio a queste urgenze? Quali criteri abbiamo per identificare il nostro impegno con i più poveri e abbandonati? Cosa ci aiuta a discernere le vere urgenze pastorali? Queste domande possono sembrare astratte e lontane dalle nostre preoccupazioni e normali occupazioni, ma sono delle domande che sono applicabili ai differenti fattori che abbiamo enumerati che ci spingono ad abbracciare il processo della ristrutturazione.


CONVERSIONE

Siamo chiamati alla conversione. Siamo chiamati a riesaminare il cammino fin qui percorso, a ridiscutere la nostra risposta alle esigenze attuali della missione come voluto da San Paolo della Croce, a rivedere il nostro stile di vita, la nostra mentalità e il nostro modo di organizzarci. Siamo invitati a rispondere con fedeltà creativa alle sfide della missione nel mondo di oggi. Siamo chiamati ad essere fedeli al carisma della congregazione e allo spirito del Fondatore. Siamo chiamati ad approfondire le nuove maniere di rispondere alle esigenze dell’annuncio del vangelo, di annuncio della memoria passionis con una testimonianza di vita rinnovata anche nelle strutture.

Calendario: 28 29 30 1 2 3 4 5 6

Il Sinodo della Congregazione si terrà a Roma, 
casa dei SS. Giovanni e Paolo.

 

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Organizzazione: ACSMAM Associazione Culturale Santa Maria Ai Monti