la Testimonianza di Suor Mariangela

Atleta di Dio
E’ molto difficile esprimere a parole quello che il Signore pazientemente ha operato nella mia vita facendomi scoprire quel progetto d’amore e di gioia che Lui aveva stabilito per me... ed è ancora più difficile farlo in poche pagine, per cui mi limiterò a condividere con voi solo alcune scintille di quel fuoco che Lui ha acceso nel mio cuore e che ha sconvolto tutti i miei progetti...il fuoco dello Spirito Santo che ha fatto germogliare il seme della vocazione alla quale da sempre il Signore mi aveva chiamata.

Vorrei partire da una Parola di Gesù che ha toccato profondamente la mia vita e che mi ha portato gradualmente ad accogliere la Volontà di Dio su di me. E’ il Vangelo del Giovane ricco che nel 1985 ho meditato per un anno intero con altri giovani della mia Valle leggendo e commentando insieme la Lettera di Giovanni Paolo II "Ai Giovani e alle Giovani del mondo". Questa Lettera del Papa è centrata proprio sul dialogo di Gesù con il giovane ricco e devo dire che dopo la lettura e meditazione di questo prezioso messaggio (che ogni giovane cristiano dovrebbe leggere e rileggere), il mio cuore non è più stato in pace.

Avevo 22 anni e anch’io mi identificavo un po’ con quel giovane del Vangelo, non nel senso che fossi ricca di beni materiali, però come ci faceva rilevare il Santo Padre, l’età della giovinezza è di per se stessa una singolare ricchezza, che si manifesta nella possibilità di scoprire, di programmare, di scegliere, di decidere, di realizzarsi come persona e come cristiano, di usare con saggezza la propria libertà. ..e in questo senso mi sentivo ricca e piena di potenzialità.
Finalmente avevo realizzato con soddisfazione il sogno che avevo sempre desiderato e coltivato fin da ragazzina: diventare insegnante di educazione fisica: Lo sport era per me un grande valore, una ricchezza; mi piaceva gareggiare, competere con me stessa e con gli altri e ritenevo che lo sport fosse un mezzo educativo molto importante nella crescita e nello sviluppo di ogni persona .
Come il giovane del Vangelo conoscevo bene e cercavo di mettere in pratica i Comandamenti, e per questo mi sentivo, come si dice, una brava ragazza, abbastanza impegnata.

Finiti gli studi a Milano non mi sentivo però pienamente appagata e non capivo che cosa ancora mi mancasse; cominciai a sentire dentro di me l’esigenza di fermarmi per riflettere sulla mia vita, su come avevo vissuto la mia fede fino a quel momento e su come io ero attenta e disponibile ai bisogni degli altri, soprattutto dei più deboli... su quale fosse il progetto di Dio per me.
Anch’io come quel giovane sentivo che non bastava essere una buona praticante e non mi bastava quello che avevo raggiunto.. e sentivo dentro l’aspirazione a un qualcosa di più che però non riuscivo a definire e a comprendere. Sentivo il bisogno di aprire il mio orizzonte, limitato al mondo dello studio e al desiderio di raggiungere il traguardo tanto atteso del diploma. Il Signore stava fissando in modo nuovo il suo sguardo di amore su di me, come fece con quel giovane,("e fissatolo, lo amò"), e mi stava facendo capire che mi mancava ancora una cosa sola: "Va vendi quello che hai e dallo ai poveri... poi vieni e seguimi"

Non avevo nulla da vendere, però potevo avere qualcosa da donare agli altri, un po’ della mia giovinezza, potevo anche accettare di seguire il Signore servendolo nei poveri, per un anno.….e così, prima di inserirmi nel mondo dell’insegnamento, decisi di fare un anno di volontariato sociale a Bolzano a servizio di persone anziane e in difficoltà, presso l’Associazione La Strada che è impegnata nel recupero di giovani tossicodipendenti e minori a rischio. Guidata dallo Spirito Santo stavo inconsapevolmente passando da una vita secondo i comandamenti ad una vita nella consapevolezza del dono; si stava squarciando il mio orizzonte ristretto ed egoistico e mi ritrovai davanti altre mete ben più alte di quelle che mi ero posta io: Il dono di un anno doveva diventare stile di vita secondo il valore evangelico della gratuità e dell’amore. Questo però un po’ mi spaventava.

Con uno sguardo e un’attenzione nuovi verso gli altri cercai di impostare cristianamente e con impegno la mia vita nell’insegnamento, nel servizio in Parrocchia (catechesi, giovani ..) e in famiglia, approfondendo il mio rapporto personale con Dio attraverso la Sua parola e scoprendo sempre di più, grazie ad un cammino di gruppo, il valore della preghiera, in particolare di una preghiera ecumenica e universale. Il Signore poteva essere contento di me, pensavo con un po’ di orgoglio... ma Lui voleva qualcosa d’altro.

Conobbi casualmente nel 1987 le monache passioniste di Loreto, durante un giro organizzato dal sacerdote che mi aveva seguita durante l’anno di volontariato e che crede molto nel valore e nella forza della preghiera. Visitammo diversi monasteri, in luoghi diversi e di ordini diversi, al fine di chiedere preghiere per questi giovani in difficoltà... quello delle Passioniste di Loreto mi colpì in modo particolare per il clima di famiglia che regnava e per la gioia spontanea che sprizzava sui volti delle monache. 
Mi sembrava impossibile che delle persone che avevano scelto liberamente di rispondere al Signore, rinunziando a tutto, anche ad uno spazio fisico, potessero essere così felici, così piene di gioia! E per di più Passioniste! Compresi che la Passione di Gesù è anzitutto amore e che è dalla croce che scaturisce la forza per vivere con gioia e speranza le prove della vita. Avvertii più che altrove che pur essendo persone di Dio, donate totalmente a Lui, queste Sorelle non vivevano soltanto un rapporto verticale, ma erano delle donne realizzate che vivevano in pienezza anche la dimensione orizzontale in un rapporto fraterno tra di loro e di profonda comunione e condivisione con gli altri. Questo aspetto mi fece molto riflettere e me lo portai nel cuore come il ricordo più bello di quel viaggio spirituale.

Durante l’estate o le vacanze natalizie approfittavo della possibilità che offrivano le monache di Loreto di trascorrere alcuni giorni in monastero per ritiro ed esperienza di preghiera, e poiché sentivo forte l’esigenza di trovare degli spazi di silenzio e di stacco dalle attività scolastiche e parrocchiali, venni varie volte a Loreto.
Non avevo mai pensato al fatto che il Signore potesse anche chiamarmi alla vita contemplativa; perlomeno nella mia sfera razionale e consapevole non era mai affiorato questo pensiero.

Sentivo dentro però una strana inquietudine e insoddisfazione, e col passare del tempo tutto quello che stavo facendo mi appariva sempre più piccolo e limitato... ma io non accettavo di cambiare radicalmente la mia vita e resistevo alla chiamata del Signore, soffrendo, mentre tutte le mie energie erano attirate da questa "idea" che era fissa e quasi mi perseguitava, e che io cercavo subito di allontanare..

Se da una parte mi attirava sempre di più l’universalità e ecclesialità della preghiera e il fatto che attraverso la preghiera e la meditazione della Passione, morte e risurrezione di Gesù, avrei potuto raggiungere ogni angolo della terra e abbracciare spiritualmente ogni fratello, ogni sofferente, dall’altra il pensiero di donarmi a Lui per tutta la vita mi faceva stare male, soprattutto perché non accettavo di dover far soffrire, con una mia eventuale partenza, le persone che più amavo... eppure dentro sentivo che "quella" era la mia strada, e che solo consacrandomi a Lui avrei trovato la mia gioia e la mia piena realizzazione.

Nel luglio dell’89 feci un mese intero di esperienza qui dalle monache al fine di convincermi che questa non era la mia strada e mettermi il cuore in pace. E invece si verificò tutto il contrario!
Durante quel mese mi continuava ad affiorare nel cuore e nella mente la conversazione di Gesù con il Giovane ricco del Vangelo, e soprattutto la parte finale del discorso creava in me una grande angoscia: "rattristatosi per quelle parole , se ne andò afflitto, poiché aveva molti bene"... "se ne andò triste". Non sopportavo l’idea che anch’io, se non avessi risposto al Signore, avrei potuto vivere tutta la mia vita triste, afflitta! E fu proprio questo pensiero che mi diede la forza di cedere al Signore. 
Dopo molte lotte e resistenze nel momento in cui pronunciai con il cuore il mio "eccomi" sentii dentro di me una gioia profonda...avevo capito che solo accogliendo il progetto del Signore potevo trovare pace e gioia perché Lui era la pace, lui era la gioia che cercavo, e solo in Lui c’era la pienezza della gioia.

Non è stato facile lasciare la mia famiglia, la mia Comunità, i miei amici, le mie montagne, lo sport che tanto amavo, ma sentivo dentro una forza straordinaria che poteva venire solo dal Signore e che mi ha permesso di abbracciare finalmente questa vita alla quale il Signore mi aveva chiamata. E’ certo che quando Lui ci chiede qualcosa, ci dona anche la grazia necessaria per compierla; quando Lui ci chiama ci prende per mano e ci dona la forza per lasciare tutto e tutti per il suo amore e soprattutto ci dona la gioia di appartenere totalmente a Lui per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Suor Mariangela della Val di Non (Trentino) è entrata nel monastero delle Passioniste di Loreto a 27 anni. Diplomata I. S. E. F all’Università Cattolica di Milano, ha insegnato educazione fisica per cinque anni alla scuola media e superiore.
Nel 1985/86 ha fatto un anno di volontariato sociale a Bolzano presso l’Associazione "La Strada –Der Weg" e ha conosciuto le monache di Loreto tramite il fondatore di questa Associazione, don Giancarlo Bertagnolli

www.passionisti.org
un sito web della Famiglia Passionista
www.passionisti.org/monache
il sito delle Monache Passioniste