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MOVIMENTO  LAICALE  PASSIONISTA
VIII Convegno Nazionale
"IL MISTERO PASQUALE" nella vita del M.L.P.
27-30 maggio 2004  -  S. Gabriele dell'Addolorata (Teramo)


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Riflessione delle Lodi – Pentecoste 30 – 05 - 2004
Provincia PIET

Fratelli e sorelle,

quest’oggi, trovandoci qui al santuario di San Gabriele, vogliamo soffermarci a riflettere su quanto di straordinario ha fatto il Signore per questo nostro giovane santo e per quanto sempre fa anche per ciascuno di noi.
“Ecco sto alla porta e busso” (Ap 3,20), sono le parole dell’Apocalisse che abbiamo appena ascoltato. È il Signore che parla. Egli sta continuamente alla porta delle nostre anime e bussa. Il suo è un bussare a volte discreto, a volte deciso, ma mai fino a scardinare o sfondare la porta. In ogni caso il suo bussare è sempre percepibile da chi sa creare momenti di silenzio intorno a sé. Nessuno potrà dire di non aver sentito bussare. Chi non lo sente è perché è circondato da troppo chiasso e nulla fa per liberarsi dai rumori che lo stordiscono e dalle preoccupazioni che lo assillano fino a fargli perdere il senso ultimo della vita.
San Gabriele, pur nella sua sensibilità e nel suo impegno costante nella vita cristiana, ebbe modo di lasciarsi distrarre dal chiasso dei divertimenti mondani. La sua era una famiglia veramente cristiana, il papà su certe cose era intransigente. I momenti di preghiera scandivano la giornata di tutti i membri della famiglia eppure talvolta egli rimase affascinato dai divertimenti mondani e quel bussare insistente di Gesù alla porta del suo cuore, pur percepito chiaramente, non lo convinceva che valeva la pena aprirgli.
Conosciamo la vita di questo nostro Santo. Sappiamo come furono tanti i momenti in cu i egli si rendeva conto che avrebbe dovuto dire “sì” al Signore, che le cose di questa terra non lo soddisfacevano pienamente, che lo lasciavano vuoto. Eppure ce n’è voluto di tempo prima di aprire la porta.
Forse anche per San Gabriele successe quello che talvolta succede per noi. Inconsciamente tendiamo a ritenere che aprendo quella porta in qualche modo possiamo rimetterci. Inconsciamente forse pensiamo che quello che il Signore ci chiederà sarà talmente tanto che ci lascerà mortificati e stremati. Quando invece San Gabriele si decise ad aprire quella porta, ad accogliere Gesù, a seguirlo senza paura e senza ripensamenti poté dire: “la mia vita è una gioia continua… non cambierei un quarto d’ora di questa vita con tutti i divertimenti del mondo”. Ed era in un convento di Passionisti, con la vita dura e piena di sacrifici e rinunce che vi si conduceva in quel tempo.
Il fatto è che Gesù una volta entrato nella nostra casa non si siede per essere servito, ma si pone al servizio della nostra gioia, ci riempie di gioia, del resto egli lo ha detto: “il figlio dell’uomo è venuto non per essere servito, ma per servire” (Mt 20,28), addirittura per lavare i piedi ai suoi (Gv 13,5s).
Forse, chissà, abbiamo paura di aprire la porta a Gesù perché siamo consapevoli che la nostra casa assomiglia tanto ad un tugurio. C’è tanta sporcizia, ci sono tante incrostazioni. Non la riteniamo degna di accogliere il Signore. Ci sentiamo indegni dei suoi doni, della sua predilezione e ci dimentichiamo di una cosa. 
Tempo fa ho letto una storiella molto significativa: una mattina un tale era stato avvertito che il Signore sarebbe venuto a pranzo da lui. Potete immaginare la sua apprensione come un matto si mise al lavoro per pulire la sua casa, per renderla un po’ più accogliente. La sporcizia però era tanta e già si stava convincendo che non avrebbe mai fatto in tempo a preparare tutto.
Si affacciò allora alla porta gridando: “Amici, venite ad aiutarmi a pulire la mia casa che oggi il Signore viene a pranzo da me” e subito si rimise a lavoro. In mezzo al polverone intravide che uno era venuto in suo aiuto e che come lui si stava dando da fare per pulire dappertutto, anche negli angoli un po’ più oscuri della casa. Ad una cert’ora quel tale si rivolse all’amico dicendo: “Non ce la faremo mai a finire, chissà a quest’ora dove si trova il Signore? Ormai starà per arrivare!”. “Sono già qui gli rispose il Signore con tenerezza, non temere, finiremo presto” e subito si rimisero al lavoro. Colui che egli pensava fosse uno degli amici venuto ad aiutarlo, era il Signore stesso.
Ecco, il signore ci dà una mano a pulire questa nostra casa per renderla pulita ed accogliente. Basta aprire la porta, basta lasciare entrare il Signore quando bussa o quando siamo noi a chiamarlo perché sappiamo che senza di lui nulla possiamo a causa della nostra pochezza.
San Gabriele aprì la porta a Gesù e Gesù pian piano lo ha purificato, lo ha reso sempre più degno di sé, l’ha stretto sempre di più a sé inondandolo di gioia vera.
Ai piedi del Crocifisso e della Vergine Addolorata ha capito cosa significa essere amato e fino a che punto si deve amare. Ha capito quanto è bello amare e seguire il Signore.
Bene, noi siamo qui in questo santuario. In questi giorni dobbiamo fare anche noi un’esperienza profonda dell’amore di Dio.
Ci accompagni e interceda per noi san Gabriele dell’Addolorata.

 


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