Preghiera,
digiuno e «opere di giustizia» per costruire la fraternità fra i popoli:
nel Mercoledì delle Ceneri Wojtyla rilancia l'appello.
Prima in udienza, poi al rito penitenziale in Santa Sabina
Da Roma Salvatore
Mazza
Pace, pace,
pace. tutti devono lavorare per essa. Senza scoraggiarsi e senza cedimenti,
perché «non ci sarà pace sulla terra sino a quando
perdureranno le oppressioni dei popoli, le ingiustizie sociali e gli squilibri
economici tuttora esistenti». Lavorare per la pace anche quando tutto
sembra perduto, perché «credo che quando si tratti di
pace, non sia mai troppo tardi per dialogare».
Da San Pietro a Santa Sabina, in un mercoledì delle Ceneri che ha voluto
dedicato alla preghiera e al digiuno per la pace, Giovanni Paolo II ha fatto
udire una volta ancora la sua voce. Riandando alle radici del problema - quel
"non c'è pace senza giustizia" tante volte proclamato - e spiegando
le ragioni per cui ha chiesto «questa preghiera e
questo digiuno»: «Siano questi - ha detto - gesti concreti del
coinvolgimento da parte di coloro che credono nella missione di ricordare al
mondo che per la pace non è mai troppo tardi».
«Mentre entriamo nel tempo della Quaresima - aveva sottolineato Giovanni
Paolo II nel corso dell'udienza generale - non possiamo non tener conto
dell'attuale contesto internazionale, nel quale si agitano minacciose tensioni
di guerra. Occorre da parte di tutti una consapevole assunzione di
responsabilità e uno sforzo comune per evitare all'umanità un altro
drammatico conflitto».
Per questo motivo, ha proseguito, «ho voluto che l'odierno Mercoledì delle
Ceneri fosse una Giornata di preghiera e di digiuno per implorare la pace nel
mondo. Dobbiamo chiedere a Dio anzitutto la conversione del cuore, nel quale
si radica ogni forma di male e ogni spinta verso il peccato; dobbiamo pregare
e digiunare per la pacifica convivenza fra i popoli e le nazioni... Possa
questa Giornata di preghiera e di digiuno per la pace, con cui apriamo la
Quaresima, tradursi in gesti concreti di riconciliazione. Dall'ambito
familiare a quello internazionale, ciascuno si senta e si faccia
corresponsabile della costruzione della pace».
L'obiettivo, ha poi osservato nel saluto rivolto ai pellegrini di lingua
polacca, è di «costruire un ordine sociale improntato non ad un precario
equilibrio di interessi in conflitto, ma ad un'equa e solidale ricerca del
bene comune». Un concetto ripreso in serata, nell'omelia del rito delle
ceneri tenutosi come ogni anno nella suggestiva cornice della basilica di
Santa Sabina all'Aventino.
Dove, dopo aver rinnovato l'appello citato all'inizio sul dovere di ricercare
la giustizia in un mondo invece ancora dominato dall'ingiustizia, ha osservato
come «con la preghiera ci rimettiamo totalmente nelle
mani di Dio, e solo da Lui attendiamo l'autentica pace. Con il digiuno
prepariamo il cuore a ricevere dal Signore la pace, dono per eccellenza e
segno privilegiato della venuta del suo Regno».
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