Commemorazione liturgica del Beato Grimoaldo Santamaria |
Articolo di Padre Antonio Rungi antonio.rungi@tin.it Ceccano (Fr) - Primo Centenario della
Morte del Beato Grimoaldo Santamaria, studente passionista, emulo di San
Gabriele dell'Addolorata. Occasione per riscoprire la figura di questo religioso passionista, morto in giovane età, all'inizio del Novecento. Non aveva, infatti, neppure 20 anni quando, il 18 novembre 1902, moriva nel Ritiro passionista di Ceccano. Una grave ed improvvisa malattia, meningite acuta, con erisipela, allora incurabile, in pochi giorni lo mina nel fisico e lo conduce al transito verso il Paradiso. Così Grimoaldo Santamaria, giovane studente passionista, devoto
dell'Immacolata, chiude gli occhi al tempo per aprirli all'eterno. Scenario del
passaggio di in santo alla gloria del cielo è la Badia di Ceccano, il Ritiro
dei Passionisti, uno dei tre aperti da San Paolo della Croce, fondatore della
Congregazione della Passione in provincia di Frosinone. Grimoaldo si preparava
alla meta sacerdotale e come i suoi confratelli avviati al sacerdozio viveva la
sua giornata di persona consacrata tra preghiera, meditazione studio. Niente di
straordinario, apparentemente. Sono cose che facevano, allora, tutti i religiosi
in qualsiasi convento e monastero. Ma in Grimoaldo la normalità assumeva la
connotazione della straordinarietà, perché c'era una carica spirituale diversa
in quello che faceva. Ferdinando non era un figlio di nobile famiglia, né apparteneva alla gente che contava allora, ma era parte integrante ed essenziale di una famiglia semplice e laboriosa. I suoi genitori faceva ai funai. Erano artigiani che preparavano le funi per le varie arti e mestieri del tempo. Duro lavoro, ma onesto lavoro, che insegnava a guadagnarsi da vivere contribuendo all'attività della famiglia. Come dire un avvenire lavorativo assicurato, di quel lavoro che richiede capacità, buona volontà e soprattutto sacrificio. Ferdinando viene educato alla scuola del lavoratore "fai da te". E lui
non faceva mancare il suo personale contributo all'attività lavorativa della
famiglia. Parimenti, però, coltiva il segreto del suo cuore. Un segreto che si
manifesta chiaro nella sua vita appena in grado di intendere e di volere: la
centralità di Cristo nella sua esistenza di ragazzo. Il suo impegno pastorale
in parrocchia, nell'associazionismo, nelle funzioni religiose, che catturavano
l'interesse dei ragazzi del suo tempo gli permettono di fare un corso
accelerato, pratico, di come conciliare il lavoro con la preghiera, la
collaborazione in famiglia genitori con le giuste aspettative di un ragazzo
convinto della sua scelta cristiana. Aveva l'appoggio della maggior parte dei
componenti della famiglia. Non tanto il papà che vede in lui il naturale erede
del mestiere e del buon nome della famiglia Santamaria, esperti in produzione
funaria. |
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