Commemorazione liturgica del Beato Grimoaldo Santamaria



 

 

 

 

 

 

 

Ricorrenza centenaria del Beato e Apertura dell'Anno Giubilare. Domenica 17/11/02 ore 16.00 Ceccano (FR), celebrazione solenne dei Vespri con lettura del TRANSITO del Beato

31 ottobre 1902, vigilia della solennità di Tutti i Santi.
La Comunità Passionista della Badia di Ceccano si raduna per l’Adorazione eucaristica:
"Dopo la visita al SS.mo Sacramento, gli studenti accompagnati dal direttore uscirono per il passeggio. Dopo aver percorso un breve tratto di strada conf. Grimoaldo si rivolse al direttore pregandolo di permettergli di tornare indietro perché si sentiva male. Credendo che fosse una cosa passeggera, su suggerimento del direttore, obbediente com’era proseguì con i compagni.
Ma, non avevano percorso nemmeno 50 m. di strada quando nuovamente conf. Grimoaldo chiese al direttore di tornare indietro, perché un forte dolore di testa lo rendeva stordito e gli annebbiava la vista. A questa seconda richiesta il direttore acconsentì e in fretta, chiamati gli altri studenti, tornarono in convento.
La notte seguente, solennità di Tutti i Santi, conf. Grimoaldo quantunque ancora indisposto, mosso dal fervore, volle levarsi per il mattutino cantato. Confortatosi al mattino con il Pane degli Angeli, fu costretto subito dopo porsi a letto per mai più rialzarsi. Intanto il direttore, informato da conf. Grimoaldo sugli strani disturbi che lo avevano tormentato la notte, chiamò subito il medico, "il quale costatò trattarsi di meningite acuta che lo rese automa per due-tre giorni: Poi riprese conoscenza". 

Conf. Grimoaldo trovò nelle acute sofferenze di quei giorni, un’occasione preziosa per unirsi con gioia dello spirito alla Passione di Cristo. Il direttore al vederlo così sereno e raccolto, nella sua sofferenza, provava commozione e vi conduceva gli studenti perché prendessero esempio. La stanza di conf. Grimoaldo divenne una palestra di virtù. 
La camera dell’ammalato fu un continuo pellegrinaggio da parte dei compagni e di tutta la Comunità che poterono ammirare la virtù di cui era adorno, anche in quello stato di abbandono. Ripeteva spesso di accettare quella malattia come una purga e una remissione per le sue mancanze, raccomandando ai compagni che lo aiutassero con la preghiera a non perdere la pazienza e il coraggio nell’abbracciare la croce destinatagli dal Signore.

Il corpo di conf. Grimoaldo bruciava dalla febbre. Arrivò il 18 novembre, martedì. Quel giorno conf. Grimoaldo insolitamente, mentre i religiosi, dopo pranzo prendevano un po’ di sollievo in giardino, mondò a chiamare il rettore della badia p. Felice, il quale accorse subito nella sua camera. 
Entrando gli chiese: "Cosa vuoi?". 
Rispose: "Voglio confessarmi e poi ricevere gli altri sacramenti, perché oggi al calar del sole morirò". 
"Chi ti ha detto che devi morire proprio oggi?", rispose p. Felice. 
E conf. Grimoaldo radioso: "Ecco Sua Maestà Divina che è qui e con Lui altri Santi. (e indicò un angolo della stanza). Oggi prenderanno me; e poi insieme andremo a prendere il cardinale Gaetano Aloisi Masella a Roma. Io gli devo dare compagnia da morto e non da vivo. Il cardinale morirà presto anche lui". 
Il cardinale fu trovato morto alcuni giorni dopo la morte di conf. Grimoaldo, il 22 novembre 1902.

Il Superiore, non vedendo segni, secondo lui, di prossima fine non voleva dargli subito l’Olio Santo; ma dietro insistenza e per farlo contento, radunò la comunità e gli amministrò gli ultimi Sacramenti, che "ricevette con pietà edificante", come constatarono tutti i religiosi accorsi al suo capezzale.
Verso la sera placidamente, dopo aver ricevute tutte le benedizioni della Chiesa, calmo, sereno e tranquillo con pieni sentimenti, si riposava in seno al suo Dio, qual bambino che dolcemente si riposa fra le braccia di sua madre, lasciandoci nella dolce speranza che stia ora pregando per noi nel Regno dei Santi. 
"Negli ultimi istanti di vita il suo volto s’illuminò, i suoi occhi fissarono un angolo della stanza poi  li chiuse alla luce di questo mondo. Il suo transito da questa vita all’eternità persuase i religiosi della Badia che se si perdeva un confratello si acquistava un santo.

Nacque, questo giovane, in Pontecorvo, provincia di Caserta il 4 maggio 1883, dai coniugi Pietro Paolo Santamaria e Cecila Ruscio.

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