Desidero
porgere gli auguri agli internauti del sito passionista
con questa storiella presa dalla letteratura brasiliana.
IO
BAMBINO...
Io, bambino, seduto al margine della strada,
osservavo
l'andirivieni della gente e cercavo di capire cosa stava
succedendo.
– Che cosa è il Natale?
– mi chiedevo, in silenzio.
Io,
bambino,
avevo sentito dire che questo è un giorno in cui Babbo
Natale,
nel suo trenino tirato dalle
renne, passava nel cielo distribuendo giocattoli ai
bambini.
– E perché io, che passo
la notte al freddo, non ho mai visto il treno volare?
– mi chiedevo.
– Dove stanno i regali?
E io, bambino,
concludevo che non dovrebbe essere questo il Natale.
Forse è un giorno speciale nel quale le persone
abbracciano i familiari e sono più cordiali gli uni con
gli altri.
Forse è un giorno di fraternità e perdono.
– Ma allora perché io,
seduto sul ciglio della strada, non ricevo nemmeno un
sorriso? – mi chiedevo perplesso.
– E perché lavora la polizia nel Natale?
E
io, bambino,
intendevo
che non doveva essere così...
Immaginavo che forse il Natale è un giorno magico nel
quale le persone riempiono le chiese alla ricerca di
Dio.
– Perché, allora, non ne
escono migliori? – mi dibattevo, nell'ansia di capire
questa situazione enigmatica.
Vedevo ridere, ma erano risate che
nascondevano tanta tristezza e odio, tanta amarezza e
sofferenza...
E io, bambino,
immerso in queste profonde riflessioni, vidi avvicinarsi
un uomo. Era un bell'uomo. Non era grasso né magro,
tanto alto quanto basso, né bianco, né nero, né
mulatto, giallo o rosso.
Era solo un uomo con occhi colore di tenerezza e un
sorriso affettuoso che, con voce a tono di carezza, mi
salutò:
– Ehi, ragazzo!
– Ehi... – risposi,
timido.
E, in un'estasi d'ammirazione, lo vidi sedersi al mio
lato, sul ciglio della strada, al freddo polare.
Io, bambino,
nella naturalezza di bambino, lo accolsi come un amico
in un batter d'occhio.
E gli rivolsi una domanda che mi inquietava e mi
rattristava:
– Che cos'è il Natale?
EGLI, sorridendo ancora di più, mi rispose
sereno:
– Il mio compleanno.
– Come? – risposi,
vedendo che stava solo. – Perché non sei in casa?
Dove sono i tuoi?
– Questa – mi disse,
indicando la moltitudine che girovagava – è la mia
famiglia.
Io, bambino,
non compresi.
– Anche tu fai parte
della mia famiglia... – aggiunse, aumentando la
confusione.
– Non ti conosco! –
ribadii.
– È perché mai ti hanno
parlato di me. Ma io ti conosco. E ti amo...
Tremavo dall'emozione a sentire quelle parole, nella mia
fragilità di bambino.
– Devi essere triste –
commentai. – Essere solo nel giorno del tuo
compleanno...
– In questo momento sono
con te – mi rispose, scuotendo la testa.
E conversiamo. Una
conversazione di poche parole, molto silenzio, molti
sguardi e un ineffabile straboccare di sentimenti..., mi
faceva ardere cuore e anima.
E conversiamo. Io, bambino, e LUI.
Ed EGLI mi parlava
, e io lo amavo. E io assimilavo. E io lo ascoltavo.
Io, bambino: corde. EGLI: artista. E si fece melodia tra
noi!...
E io, bambino, risi tanto...
Quando la notte
fece spazio all'alba, mentre ancora scintillavano le
luci che adornavano le case, EGLI si alzò e io capii
che era l'addio. Sospiravo, con cuore rinnovato e
gioioso.
Lo abbracciai, dicendo:
Prendi il mio regalo...
Felice compleanno!
Mi sollevò, con
le sue braccia forti-deboli, tanto forti quanto la pace,
e mi disse:
– Condividi questo
abbraccio con le persone della mia famiglia, che è
anche tua...
Amale con rispetto.
Rispettale con tenerezza.
Sii tenero con affetto.
Accarezzale con giustizia.
Giudicale con amore...
E abbi un felice Natale!
Per non vederlo andare via, incominciai a correre per la
strada.
Avevo tanta felicità nel cuore.
Andai alla ricerca di braccia che accettassero le mie...
E io, bambino,
mai più lo vidi.
Solo quando lasciai d'essere bambino sentii nuovamente
parlare
di quell'amico della notte di Natale: Gesù.
E io, bambino,
sorrisi...
PE. GIOVANNI CIPRIANI, passionista
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