Preti pedofili: il coraggio della Chiesa di prendere seri provvedimenti contro chi si è macchiato di simili delitti.
Il parere del teologo moralista campano, padre Antonio Rungi.

Diocesi di Sessa Aurunca
Ufficio comunicazioni sociali
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COMUNICATO STAMPA

"La Chiesa cattolica nella sua giurisdizione prevede già precise pene contro chi ha obblighi speciali, come il sacerdote o il chierico in generale. Il Codice di Diritto Canonico, infatti, per quanto riguarda il delitto di pedofilia ne parla direttamente nel Canone 1395 § 2, nel quale è scritto testualmente: "il chierico che abbia commesso altri delitti contro il sesto precetto del Decalogo, se invero il delitto sia stato compiuto con violenza, o minacce, o pubblicamente, o con un minore al di sotto dei 16 anni, sia punito con giuste pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, se il caso lo comporti"; 
è quanto ricorda il teologo moralista campano,
padre Antonio Rungi, religioso passionista, commentando i gravi fatti di pedofilia del clero americano.
"La Chiesa –precisa padre Rungi- già ha previsto la normativa in casi così gravi e scellerati che di per sé non ammettono commento, tanto che sono indegni di un sacerdote o di una persona consacrata o di qualsiasi altra persona che sia normale ed abbia il senso del rispetto della propria persona e quella degli altri, soprattutto se si tratta di bambini. Nel caso specifico della pedofilia, il problema è davvero grave, tanto da non ammettere attenuanti o giustificazioni di sorta, pur rispettando la persona che si è trovata o si trova in una simile situazione patologica. 
Si tratta di persone malate, anche tra il clero, che vanno curate e che probabilmente non dovevano essere ordinati sacerdoti o vescovi, perché certe tendenze si evidenziano già da piccoli o nell’età matura ed in determinati luoghi ed uffici. Responsabilità che ricadono sulle persone che non hanno valutato attentamente il candidato al sacerdozio o all’episcopato. Di fronte al caso di alcuni sacerdoti pedofili che sono stati pubblicamente denunciati in America c’è poco da meravigliarsi, ma molto da riflettere e soprattutto pregare. 
Certamente per chi si è macchiato di un simile delitto non solo moralmente condannabile, perché gravissimo peccato, ma anche penalmente di fronte allo Stato ed alla Chiesa, altro rimedio non può esserci che una condanna esemplare, non esclusa, come già si prefigura il Diritto canonico, la riduzione allo stato laicale. Bisogna dare atto, in questa circostanza, al Santo Padre, Giovanni Paolo II che con coraggio profetico vuole affrontare la questione seriamente, trovando la giusta soluzione ai problemi attuali e soprattutto nel ripensare il sistema formativo per coloro che sono chiamati a speciali vocazioni come quella sacerdotale. 
Rimane la sofferenza profonda in quei sacerdoti che quotidianamente in tante parti del mondo che, con la grazia di Dio e la loro disponibilità interiore, cercano di mantenersi fedeli fino in fondo alle promesse fatte a Dio, alla Chiesa ed alla propria coscienza. La stragrande maggioranza di questi preti fedeli alla loro vocazione mitica –conclude il teologo Rungi- solo in parte la sofferenza che ci portiamo nel cuore per una simile, triste e squallida vicenda di preti pedofili in America. 
Mi auguro che il problema sia circoscritto a quell’area geografica e non investa altre realtà, perché, in tal caso, sarebbe da rivedere tutta l'impostazione della formazione dei sacerdoti cattolici, puntando sulla severità, sulla maturazione umana e personale e sul grado di tolleranza al sacrificio ed alla rinuncia, soprattutto in campo sessuale".

Mondragone 18/04/2002 
L’Addetto Stampa

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