Marco Albarella
Casoria
21/08/1972
Roma 11/07/2005 |
NAPOLI – CHIESA DI S.
MARIA DEI MONTI DEI PADRI PASSIONISTI
Ricordato P. Marco Albarella nel secondo anniversario della sua
morte
Con una semplice ma sentita e commossa celebrazione, abbiamo
ricordato P. Marco a due anni dalla sua scomparsa. Si avvertiva
un’atmosfera particolare durante la celebrazione dell’Eucaristia,
presieduta dal Superiore della Comunità di Napoli, P. Mario
Caccavale, assistito dal Diacono Sergio, papà di P. Marco e
concelebrata dai confratelli disponibili. Le note armoniose e tristi
che uscivano dal restaurato organo professionalmente suonato da P.
Raffaele Pragliola, amico fraterno di P. Marco, aumentavano nei
presenti la devozione e la compostezza della partecipazione alla
sacra Liturgia, alla quale hanno partecipato i familiari tutti di P.
Marco, gli amici, venuti anche da lontano, le suore Catechiste di
Casoria, nella cui chiesa è sbocciata e si è alimentata la vocazione
del piccolo ministrante Marco, e altre persone che abitualmente
frequentano la nostra chiesa e che in questi due anni hanno imparato
a vedere Marco, sepolto nella cripta della nostra chiesa, come un
amico e un giovane fratello che ci ha preceduti nell’amore di Dio e
ci attende per godere il Padre per tutta l’eternità. Al termine
della celebrazione Eucaristica siamo scesi tutti nella cripta dove
riposano le spoglie mortali di P. Marco e di tanti nostri amati e
venerati confratelli che con la loro vita nascosta, umile, laboriosa
e santa, hanno scritto le pagine più belle della nostra
Congregazione. A tutti il Signore conceda il premio che ha riservato
ai suoi servi buoni e fedeli.
Sono venuto in possesso, non casualmente, di uno scritto di P. Marco
datato 12 febbraio 2005, cinque mesi prima della sua dolorosa fine.
Lo affido alla vostra lettura e meditazione, sperando che possa fare
in voi lo stesso bene che ha fatto alla mia arida e povera anima.
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Carissimi
... piove a dirotto fuori all'ospedale mentre aspetto come ogni
lunedì i risultati degli esami clinici di controllo... Come sempre
il tempo dell'attesa scorre lentamente, ma può anche passare più
velocemente... se penso a qualcosa di bello. E, tra le cose belle
della mia vita, ci siete anche voi... davvero! Con il vostro sincero
affetto e calore umano avete condiviso con me un periodo non facile
della mia vita, vicinanza che continua oggi nella preghiera che ci
unisce in modo ancora più profondo. E' strano e meraviglioso allo
stesso tempo come si possano incontrare persone così lontane
umanamente ma così vicine e unite nell'unica fede della salvezza
nella Croce. Grazie Signore... grazie! Quando penso a ciò e a tanti
altri avvenimenti della mia vita mi accorgo sempre più che realmente
"tutto è grazia", anche questa mia malattia che lentamente mi sta
conducendo per mano all'incontro con il Signore della vita.
E' grazia perché mi ha fatto riscoprire l'affetto di tante persone
aiutandomi così ad essere meno incapace di ricambiare questo affetto
che davvero senza alcun merito ricevo da tante persone... che il
Signore perdoni tante mie aridità ed egoismi...
E' grazia, perché mi ha aperto gli occhi sul mondo della sofferenza
fisica e interiore degli ammalati, sofferenza che ovviamente già
conoscevo, ma... una cosa è "conoscere" altro è "vivere" qualcosa. E
se è vero che un passionista non si può accontentare di "conoscere"
le sofferenze del mondo ma deve, nel suo piccolo, cercare di
assumerle su di se, sull'esempio di Cristo, allora questa mia
malattia mi sta aiutando ad essere finalmente un passionista. E il
mistero dell'incarnazione e della Passione di Cristo mi ricordano
continuamente che la sofferenza accettata nella Speranza può essere
sale e lievito in un mondo che soffre senza speranza né presente ne
futura. Ho tanti compagni di viaggio, malati come me, ... pregate il
Signore che io sappia essere per loro e per me testimone di questa
Speranza.
E' grazia, infine, perché mi sta facendo scoprire la bellezza e la
straordinarietà del dono della vita... penso che mai come oggi ne
percepisco la grandezza e quindi il grande amore di Dio nei nostri
confronti. E' qualcosa di tanto immenso che se guarissi avrei quasi
paura di dover gestire un dono così grande... sarei davvero come
quel servo che sotterra il talento per paura di farne un uso
sbagliato. L'unica cosa che posso fare adesso per dimostrare la mia
gratitudine a Dio per il dono della vita è... dimostrare il mio
amore per essa cercando di "resistere" il più a lungo alla mia
malattia, ma senza "accanimento" perché... la nostra vera patria è
un'altra...
Ma se tutto è grazia, c'è qualcosa che ancora non riesco a vivere e
forse ad accettare... la sofferenza della mia famiglia... Come hai
fatto Gesù ad incrociare gli occhi di tua madre dall'alto della
Croce, come hai alleviato le sue sofferenze? Maria era la donna
della fede per eccellenza eppure ha sofferto sotto la Croce... una
spada le ha trapassato il cuore... Come vorrei evitare questa
sofferenza ai miei cari, ma mi scopro debole e impotente e anzi
causa io stesso, seppur involontaria, di tale sofferenza in loro. E'
il mio peso più grande... troppo grande e a volte mi schiaccia . E
in quei momenti mi auguro che tutto finisca al più presto... L'unica
cosa che mi riesce a dare un po' di consolazione è ricordare a me
stesso che Dio non è solo Padre mio ma anche loro e saprà alleviare
la loro inevitabile sofferenza. Ricordatevi anche di loro nelle
vostre preghiere...
Per quanto riguarda invece la terapia che sto seguendo, tutto
procede secondo il percorso stabilito e a metà febbraio avrò una
prima risposta dell'effetto del ciclo di radioterapia che ho appena
terminato. Vi farò sapere gli esiti al più presto.
Concludendo... cosa posso dire ancora... non so se le nostre strade
terrene ancora si incroceranno, ma ciò non è rilevante... perché
sono già unite per sempre in Cristo e questo, alla fine, è ciò che
conta.
Confido nella vostra preghiera e vi assicuro la mia... e grazie
ancora per tutto. Dio sia la vostra Luce.
Marco
Napoli
12/07/2007
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