A poco più
di un km. dalla città di Pontecorvo (Frosinone),
geograficamente situata nel Regno di Napoli, ma appartenente allo Stato
Pontificio, era stato eretto un
convento, che, appartenuto ai Monaci di
Montecassino, da Mons. Felice di Maximis vescovo di Sora e quindi di
Civita Ducale, era stato consegnato nel 1579 ai religiosi cappuccini, i
quali lo abitarono fino al 1849, anno in cui comincia la storia della
fondazione dei passionisti.
Mons. Giuseppe Maria Montieri e il Comune di
Pontecorvo presentarono al Governo Pontificio la pratica per la
fondazione di un nuovo ritiro dei passionisti. Mons. Luigi Tomassetti,
Sottosegretario della Congregazione del Concilio, presentò il 5 maggio
1849 a Pio IX un esposto che si intitolava: "Sostituzione dei PP.
Cappuccini di Pontecorvo con i PP. Passionisti". Questo progetto era
così chiaro che Mons. Montieri fu incaricato, su proposta dello stesso
Pio IX, di trovare un accordo con il Superiore Generale dei passionisti
su quanto si richiedeva per la nuova fondazione. In un decreto
pontificio successivo, quello dei 3 agosto 1849, si consegnava
definitivamente il convento cappuccino a Mons. Montieri, Vescovo di
Pontecorvo, perché ne facesse una nuova fondazione. Lo stesso Pontefice
firmava un altro decreto il 27 settembre di quello stesso anno
incaricando il vescovo della possibile donazione di detto convento ai
passionisti.
Il 17 settembre 1849, 10 giorni prima della firma del
decreto pontificio che permetteva l'entrata dei passionisti nell'ex
convento dei cappuccini, il Comune di Pontecorvo scriveva ufficialmente
al Superiore Generale, P. Antonio Testa, offrendo la nuova fondazione.
Come diceva Mons. Montieri era un «panegirico della Congregazione». I
membri del Comune, con una certa esagerazione, affermavano che tutta la
popolazione nutriva somma confidenza e devozione alla Congregazione
passionista. Il P. Testa, da Morrovalle, dove si trovava in visita
canonica, rispondeva il 16 novembre, pieno di gratitudine per tutti,
accettando ufficialmente la fondazione.
Con l'accettazione annunziava anche la sua visita
personale o di qualche suo delegato. Ma in verità voleva recarvici
personalmente, cosa che non poté fare fino all'8 maggio 1850,
accompagnato dal superiore provinciale dell'Addolorata, P. Eutiquio
Mastrantoni. Mai il P. Testa ebbe un’accoglienza così solenne come in
tale occasione.
I due visitatori trovarono una costruzione quasi
quadrangolare a tre piani. Nel mezzo c'era una cisterna con un chiostro
aperto e abitazioni piuttosto piccole. Dei tre portici uno, tutto
scoperto, percorreva il perimetro dell'edificio dall'interno. Fin dal
primo momento si resero conto dei lavori di adattamento: l'edificio,
costruito secondo il modello cappuccino, doveva essere adattato a quanto
chiedevano le Regole dei Passionisti perché diventasse un «ritiro»
secondo lo stile della Congregazione. Invece la Chiesa di stile ionico,
dedicata alla Madonna Santissima delle Grazie, era in buono stato di
conservazione. L'estensione dell'orto era sufficiente, tutto recintato e
con un piccolo bosco.
Come era abitudine in ogni fondazione, prima della
presa di possesso i passionisti predicarono una missione, iniziata il 2
giugno 1850 e diretta dal P. Pio Cayro, Consultore Generale, nominato
pure Delegato dal P. Testa per la presa di
possesso, svoltasi con tutta
solennità nella serata dei 17 giugno 1850. In un primo momento, sotto
la direzione del primo superiore, P. Ambrogio Baldassi, i membri della
comunità furono otto. Nel 26° Capitolo Provinciale (maggio 1851) fu
eletto rettore il P. Giacinto Grespi (1851- 1854) e nel seguente il P.
Candido Mazzucconi (1854-1857). Tutti e tre si impegnarono assai nelle
aggiunte, adattamenti e modifiche del ritiro e della chiesa perché
acquistassero lo stile della Congregazione e i religiosi vi potessero
vivere la Regola, la vita comunitaria e il servizio liturgico-pastorale.
Il 16 novembre 1855 il Ritiro di Pontecorvo fu designato dal P. Antonio
Testa come secondo noviziato della Provincia dell'Addolorata.
Ricordiamo,inoltre, che
la città di Pontecorvo
ha dato i natali al Beato Grimoaldo Santamaria, padre passionista morto in concetto di santità alla
Badia di Ceccano nel 1902.
|