La Parola
di Dio di questa XV domenica del tempo ordinario dell'anno
liturgico ci immerge nel centro e cuore dell’intero messaggio
cristiano, che è messaggio d’amore verso Dio e verso gli uomini.
La parabola del buon Samaritano che ascoltiamo oggi nel testo
del Vangelo di Luca ci dice tutta l’ampiezza e la profondità di
questo amore che dobbiamo praticare ed attuare soprattutto
quando gli altri hanno maggiori bisogni e necessità, ovvero nel
momento dell’emergenza, ma anche nella quotidianità. E’ una
delle parabole più citate e commentate del Vangelo, in quanto ci
presenta i possibili diversi appropri umani e religiosi per fare
o non fare il bene, aiutare o non aiutare gli altri, sollevare o
non sollevare le sofferenze del prossimo, lenire o non lenire le
piaghe dei fratelli, molte volte più evidenti di quanto non le
vediamo e percepiamo, di farsi carico della assistenza di chi si
trova dell’estremo bisogno di aiuto. Il primo e più grande
Samaritano è proprio Gesù: Egli si è caricato di tutte le nostre
sofferenze ed egli continua a lenire le profonde piaghe nel
corpo e nello spirito che si aprono frequentemente nella nostra
vita e non solo per responsabilità personali, ma anche per
quelle degli altri. Quegli altri che saranno, come nel caso del
Samaritano, briganti che non hanno minimamente a cuore la vita
degli altri, oppure sacerdoti, leviti e qualsiasi altra
categoria immaginabile che dovrebbe aiutare per carità e
mestiere gli altri e che purtroppo non lo fanno, anzi se possono
aumentare la dose di sofferenza negli altri lo fanno volentieri.
Sono i sadici dell’era moderna e di sempre che davanti alla
sofferenza altrui, invece di essere coinvolti ed intervenire in
qualche modo, sperano che aumenti, fino alla distruzione
completa della persona. Quanta gente nutre nel cuore l’odio, il
risentimento, fino a desiderare la morte degli altri. E le
cronache dei nostri giorni ci attestano quanto tutto questo sia
vero. Gesù invece è il Buon Samaritano che viene incontro a
tutte le nostre necessità, come ci attesta la Parabola, tratta
dal Vangelo secondo Luca “In quel tempo, un dottore della legge
si alzò per mettere alla prova Gesù: “Maestro, che devo fare per
ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta
scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”. Costui rispose:
“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il
prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’
questo e vivrai”. Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a
Gesù: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo
scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo
spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo
mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima
strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un
levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un
Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e
n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite,
versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento,
lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno
seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore,
dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo
rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato
il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli
rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’
e anche tu fa’ lo stesso”.
Ci si commuove di fronte al comportamento del Samaritano e nella
conclusione della parabola è evidente il motivo e l’invito di
Gesù: fare tutti le stesse cose che ha fatto questo uomo mosso
dalla tenerezza e dalla bontà del cuore. Quando facciamo parlare
il cuore e ci lasciamo condurre dove il cuore ci porta,
sicuramente siamo capaci di grandi cose e gesti d’amore; ma se
ci lasciamo condurre dagli interessi ed affari personali, dalla
fretta di raggiungere sempre mete più alte, certo non abbiamo
tempo per pensare al bene che possiamo fare, guardandoci
semplicemente intorno a noi, nelle nostra case, nei nostri
condomini, nei nostri quartieri, nelle nostre città, nei nostri
conventi e monasteri. Per essere un buon samaritano non è
necessario viaggiare lungo le strade pericolose del nostro
tempo, basta imboccare un corridoio di ospedale, un viale di una
clinic di cura o più semplicemente il corridoio di un
appartamento o di un monastero. Certamente in qualche stanza ci
sarà qualcuno da sollevare dalle sue pene e sofferenze. E noi
non possiamo chiudere gli occhi ed il cuore a queste istanze di
tenerezza, di amore e di attenzione.
In sintonia con il Vangelo di oggi sia la prima che la seconda
lettura di oggi. Testi che ci invitano alla riflessione e
all’impegno concreto nella storia dell’uomo, facendo tesoro
della Parola di Dio rivelata. Il nostro Dio è vicino
all’umanità, fino a sacrificare il suo Figlio per noi
sull’altare della Croce. Nella lettura del libro dell’Esodo,
Mosé si pone come educatore per far capire al popolo di Dio la
vera portata della rivelazioni di cui lui è depositario: “Mosè
parlò al popolo dicendo: “Obbedirai alla voce del Signore tuo
Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in
questo libro della legge; e ti convertirai al Signore tuo Dio
con tutto il cuore e con tutta l’anima. Questo comando che oggi
ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non
è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per
prendercelo e farcelo udire sì che lo possiamo eseguire? Non è
di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare
per prendercelo e farcelo udire sì che lo possiamo eseguire?
Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel
tuo cuore, perché tu la metta in pratica”.
Il Verbo di Dio, l’Emmanuele, Dio con noi è davvero il Dio della
vicinanza e della compagnia per l’umanità e dell’umanità
incamminata verso la Gerusalemme celeste. E’ il Dio rivelato in
Cristo e di cui Cristo è Figlio e parimenti principio e fine di
tutte le cose, Colui nel quale ogni cosa sarà sintetizzata e
ricapitolata, ovvero compresa e redenta. San Paolo apostolo
nella brano della lettera ai Colossesi che ascoltiamo oggi mette
in evidenza proprio questa centralità di Gesù Cristo nella
storia della salvezza definitiva: Cristo Gesù è immagine del Dio
invisibile generato prima di ogni creatura, poiché per mezzo di
lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle
sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni,
Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state
create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte
le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del
corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le
cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza
e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di
lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli”.
Nuovamente il Crocifisso viene posto alla nostra attenzione e
meditazione, perché da questo Figlio di Dio che si dona a noi
possiamo attingere la forza ed il coraggio di donare noi agli
altri, mediante gesti concreti di amore e carità. |