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La liturgia di questa domenica
Commenti alla liturgia domenicale e festiva - Ciclo C

 

XIII Domenica del Tempo Ordinario  01 luglio 2007
Con Cristo sulla strada della coerenza e fedeltà.

di Antonio Rungi


 La Parola di Dio di questa XIII domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico indirizza la nostra riflessione su due temi particolarmente cari alla morale cristiana, che è la coerenza e la fedeltà. E’ soprattutto il testo del Vangelo di Luca a riportare alla nostra attenzione questa fondamentale esigenza di vita cristiana, in quanto il nostro punto di riferimento, la nostra Guida certa, il modello dei nostro agire rimane primariamente Cristo, povero, obbediente, rifiutato, maltrattato emarginato. In altri termini è il Cristo Crocifisso l’icona ispiratrice della nostra vita. Ecco perché Gesù va dritto verso Gerusalemme, ove egli celebrerà la sua Pasqua, che poi diventerà la nuova ed eterna alleanza nel suo sangue per noi versato e nel suo corpo per noi donato. Il testo del Vangelo ci rimanda proprio a questo momento della vita di Cristo: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondo, egli si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio. Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, concedimi di andare prima a seppellire mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.
Cogliamo nel brano qui riportato integralmente alcuni comportamenti di singoli e di gruppi nei confronti di Gesù: i Samaritani che non lo vogliono ricevere, i discepoli di Gesù che vogliono vendicarsi del rifiuto ricevuto e chiedono la maledizione su di loro, il desiderio di una persona di seguirlo ovunque; la richiesta di Gesù verso un altro di mettersi alla sua sequela; la manifestazione di volontà di un altro di seguirlo dopo aver espletato alcune mansioni. Tutti motivi ed occasioni per Gesù per richiamare il primato di Dio nella vita di un credente e la fedeltà di questo nei confronti degli impegni assunti nei suoi confronti; ma anche la coerenza e la fedeltà nella scelta fatta, senza mettere in discussione l’opzione fondamentale e la direzione chiara verso il Signore.
Di sequela si parla anche nella prima lettura, ove è presentata la trasmissione della missione profetica da Elia ad Eliseo con un rituale molto significativo ed espressivo per capire la finalità di tale missione a servizio della parola del Signore, come ci ricorda il testo del primo libro dei Re. “In quei giorni, disse il Signore ad Elia: “Ungerai Eliseo figlio di Safat, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto”. Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: “Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò”. Elia disse: “Va’ e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te”. Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio”.
Chi si mette alla sequela di Dio, come ci ricorda il Vangelo di oggi e la prima lettura deve fare scelte precise, senza alcun compromesso, avendo chiare le idee e precisando un progetto di vita che va costruito continuamente nella quotidianità facendo prevalere gli interessi spirituali su quelli materiali, facendo occupare il primo posto a Dio e non all’io, dimenticando di se stesso per servire Dio e i fratelli. Nel testo della Lettera di San Paolo Apostolo ai Galati che ascoltiamo oggi, si leggono, tra le righe, quanto sia esigente vivere da cristiani convinti e come sia giusto fare scelte di ordine etico che non ammettono compromessi con il male e la coscienza, ma che richiedono interiorità, profondità, vera libertà, carità, amore sincero, la cui sorgente è Cristo stesso: “Fratelli, Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge”.
Il testo ci richiama all’attenzione i cardini del messaggio cristiano, che è messaggio di amore universale. Ci mette di fronte alla responsabilità personale e comunitaria di essere attenti a non distruggere, ma di costruire e tessere rapporti di fraternità e di amore partendo da un'esperienza forte di Dio nella preghiera e nella docilità allo Spirito, che è vita e libertà vera. Chi cammina nello Spirito non è portato a soddisfare i desideri della carne, della vendetta, dell’odio, del risentimento, della gelosia, dell’invidia, di tutto ciò che è espressione della carne, intesa, qui, come la parte più debole e fragile della persona umana, in una concezione dualistica dell’essere umano che trova la sintesi e l’unità del composto umano nel concetto persona. Spirito e carne, pneuma e sarx costituiscono un insieme bene amalgamato nella persona umana che non devono configgere tra loro, ma cooperare per la vera felicità dell’uomo. Tuttavia è chiaro che se nell’esistenza umana prevalgono gli interessi materiali, tutto ciò che è spirituale, è religione, è fede e impegno per la gloria di Dio e la santificazione della propria persona passa in secondo piano o addirittura viene completamente rimosso dalla vita. E questo capita a quanti vivono come se Dio non esistesse e che non pensano seriamente al loro futuro eterno, ma vivono orientati solo nella prospettiva materiale e carnale. Il loro paradiso sono i piaceri e i godimenti di ogni genere, portati come sono a soddisfare i desideri della carne e non a quello dello spirito. Si tratta allora di fare delle scelte di campo ed agire di conseguenza. Alla sequela di Cristo non possono mettersi coloro che concepiscono la vita solo come tempo nel tempo per godere tutto ciò che è terreno, magari facendo soffrire gli altri, non vivendo nella giustizia, approfittando della bontà altrui, tradendo i principi morali fondamentali, rinnegando di fatto la propria fede e vivendo come atei e materialisti incalliti nel male, intenti alle cose della terra e non certamente a quelle del cielo che non le interessano affatto, anzi che contrastano a livello di principi e di teoria e soprattutto come prassi e stile di vita. D’altra parte, per loro il paradiso è qui su questa terra e l’eternità è solo un’ipotesi senza fondamento. Ipotesi che diventa certezza nella morte e risurrezione di Cristo per quanti come noi, invece, basano la propria vita sul destino eterno di ogni uomo. Amen.

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