La Parola
di Dio di questa XIII domenica del tempo ordinario dell'anno
liturgico indirizza la nostra riflessione su due temi
particolarmente cari alla morale cristiana, che è la coerenza e
la fedeltà. E’ soprattutto il testo del Vangelo di Luca a
riportare alla nostra attenzione questa fondamentale esigenza di
vita cristiana, in quanto il nostro punto di riferimento, la
nostra Guida certa, il modello dei nostro agire rimane
primariamente Cristo, povero, obbediente, rifiutato, maltrattato
emarginato. In altri termini è il Cristo Crocifisso l’icona
ispiratrice della nostra vita. Ecco perché Gesù va dritto verso
Gerusalemme, ove egli celebrerà la sua Pasqua, che poi diventerà
la nuova ed eterna alleanza nel suo sangue per noi versato e nel
suo corpo per noi donato. Il testo del Vangelo ci rimanda
proprio a questo momento della vita di Cristo: “Mentre stavano
compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondo,
egli si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei
messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio
di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non
vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando
videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore,
vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”.
Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro
villaggio. Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: “Ti
seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le
loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio
dell’uomo non ha dove posare il capo”. A un altro disse: “Seguimi”.
E costui rispose: “Signore, concedimi di andare prima a
seppellire mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti
seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio”.
Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi
congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha
messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il
regno di Dio”.
Cogliamo nel brano qui riportato integralmente alcuni
comportamenti di singoli e di gruppi nei confronti di Gesù: i
Samaritani che non lo vogliono ricevere, i discepoli di Gesù che
vogliono vendicarsi del rifiuto ricevuto e chiedono la
maledizione su di loro, il desiderio di una persona di seguirlo
ovunque; la richiesta di Gesù verso un altro di mettersi alla
sua sequela; la manifestazione di volontà di un altro di
seguirlo dopo aver espletato alcune mansioni. Tutti motivi ed
occasioni per Gesù per richiamare il primato di Dio nella vita
di un credente e la fedeltà di questo nei confronti degli
impegni assunti nei suoi confronti; ma anche la coerenza e la
fedeltà nella scelta fatta, senza mettere in discussione
l’opzione fondamentale e la direzione chiara verso il Signore.
Di sequela si parla anche nella prima lettura, ove è presentata
la trasmissione della missione profetica da Elia ad Eliseo con
un rituale molto significativo ed espressivo per capire la
finalità di tale missione a servizio della parola del Signore,
come ci ricorda il testo del primo libro dei Re. “In quei
giorni, disse il Signore ad Elia: “Ungerai Eliseo figlio di
Safat, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto”. Partito di
lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safat. Costui arava con
dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il
decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il
suo mantello. Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia,
dicendogli: “Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti
seguirò”. Elia disse: “Va’ e torna, perché sai bene che cosa ho
fatto di te”. Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi
e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne
e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e
seguì Elia, entrando al suo servizio”.
Chi si mette alla sequela di Dio, come ci ricorda il Vangelo di
oggi e la prima lettura deve fare scelte precise, senza alcun
compromesso, avendo chiare le idee e precisando un progetto di
vita che va costruito continuamente nella quotidianità facendo
prevalere gli interessi spirituali su quelli materiali, facendo
occupare il primo posto a Dio e non all’io, dimenticando di se
stesso per servire Dio e i fratelli. Nel testo della Lettera di
San Paolo Apostolo ai Galati che ascoltiamo oggi, si leggono,
tra le righe, quanto sia esigente vivere da cristiani convinti e
come sia giusto fare scelte di ordine etico che non ammettono
compromessi con il male e la coscienza, ma che richiedono
interiorità, profondità, vera libertà, carità, amore sincero, la
cui sorgente è Cristo stesso: “Fratelli, Cristo ci ha liberati
perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi
imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Voi infatti,
fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà
non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante
la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge
infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: “Amerai il
prossimo tuo come te stesso”. Ma se vi mordete e divorate a
vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni
gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non
sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne
infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha
desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a
vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi
lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge”.
Il testo ci richiama all’attenzione i cardini del messaggio
cristiano, che è messaggio di amore universale. Ci mette di
fronte alla responsabilità personale e comunitaria di essere
attenti a non distruggere, ma di costruire e tessere rapporti di
fraternità e di amore partendo da un'esperienza forte di Dio
nella preghiera e nella docilità allo Spirito, che è vita e
libertà vera. Chi cammina nello Spirito non è portato a
soddisfare i desideri della carne, della vendetta, dell’odio,
del risentimento, della gelosia, dell’invidia, di tutto ciò che
è espressione della carne, intesa, qui, come la parte più debole
e fragile della persona umana, in una concezione dualistica
dell’essere umano che trova la sintesi e l’unità del composto
umano nel concetto persona. Spirito e carne, pneuma e sarx
costituiscono un insieme bene amalgamato nella persona umana che
non devono configgere tra loro, ma cooperare per la vera
felicità dell’uomo. Tuttavia è chiaro che se nell’esistenza
umana prevalgono gli interessi materiali, tutto ciò che è
spirituale, è religione, è fede e impegno per la gloria di Dio e
la santificazione della propria persona passa in secondo piano o
addirittura viene completamente rimosso dalla vita. E questo
capita a quanti vivono come se Dio non esistesse e che non
pensano seriamente al loro futuro eterno, ma vivono orientati
solo nella prospettiva materiale e carnale. Il loro paradiso
sono i piaceri e i godimenti di ogni genere, portati come sono a
soddisfare i desideri della carne e non a quello dello spirito.
Si tratta allora di fare delle scelte di campo ed agire di
conseguenza. Alla sequela di Cristo non possono mettersi coloro
che concepiscono la vita solo come tempo nel tempo per godere
tutto ciò che è terreno, magari facendo soffrire gli altri, non
vivendo nella giustizia, approfittando della bontà altrui,
tradendo i principi morali fondamentali, rinnegando di fatto la
propria fede e vivendo come atei e materialisti incalliti nel
male, intenti alle cose della terra e non certamente a quelle
del cielo che non le interessano affatto, anzi che contrastano a
livello di principi e di teoria e soprattutto come prassi e
stile di vita. D’altra parte, per loro il paradiso è qui su
questa terra e l’eternità è solo un’ipotesi senza fondamento.
Ipotesi che diventa certezza nella morte e risurrezione di
Cristo per quanti come noi, invece, basano la propria vita sul
destino eterno di ogni uomo. Amen. |