Relazione introduttiva
È un piacere per me
salutare tutti voi convenuti, soprattutto voi titolari di istituzioni
legate alla vita delle biblioteche, sia ecclesiastiche che statali.
Anche se questa nostra raccolta non ha oggi la consistenza originaria,
come quella di altre più titolate, ha però un passato che ha fatto
giungere molto lontano la sua vitalità.
Già i Pii Operai nel ‘600 e nel ‘700 raccolsero in questo convento
libri e opere d’arte di grande livello, come del resto gli altri
grandi istituti post-tridentini nella Napoli storica. Sfortunatamente
questo, che fu un immenso patrimonio, oggi ha testimonianze impoverite
dalle leggi post-unitarie del 1800, anche se non poco si è salvato
nelle biblioteche nazionali.
Nel 1900 i Passionisti avviarono qui la loro biblioteca anche portando,
come era prassi, da altri conventi un fondo iniziale. Poi lentamente
si è costituita questa che inauguriamo questa sera, che ha ancora una
sua unità risultante anche dalla vita passata di questa sede che è
stata sinora prevalentemente di missionari e di giovani impegnati nei
corsi istituzionali di teologia.
Questa funzionalità pastorale, unita alla preoccupazione di bene
interpretare culturalmente il proprio tempo, è la premessa per
comprendere una biblioteca conventuale, che non trascura nessuno degli
aspetti veramente significativi del cammino storico della cultura.
Nel prossimi mesi avrò il piacere di inaugurare i primi due fondi
antichi aperti al pubblico in due nostre case in provincia di Frosinone:
Paliano e Ceccano. Poi sarà la volta di Sora e Falvaterra, sempre in
provincia di Frosinone; un insieme di oltre 13.000 volumi antichi
custoditi da 250 anni dai Passionisti.
Le attenzioni delle istituzioni regionali per una riserva così preziosa
ci rende consapevoli di continuare un servizio importante: custodire un
passato che è vivo ed è comune a tutti nella nazione, perché legato
alle radici spirituali e culturali degli italiani e da sempre tutelato
dalla chiesa.
I recenti accordi tra Stato e Chiesa sulla conservazione dei beni
librari è il riconoscimento di questo ruolo storico delle case
religiose ed è la formula, oggi felicemente attiva, con cui può
salvarsi dal degrado e dal mercato un patrimonio unico per molti aspetti
e ancora in parte inesplorato.
A conclusione di questo mio intervento, auguro a voi tutti un buon
Natale e un felice anno nuovo.
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