Pagina prelevata dal libro ...

I PASSIONISTI A SORA: 150 anni di testimonianze culturali e spirituali, 1842-1992; Catalogo dell'esposizione "I segni di una presenza" di Padre COSTANTINO G. COMPARELLI, Edizione del 1993

Attività editoriali

L'impegno dei Passionisti, sancito dalle regole del Fondatore, di attenersi alla filosofia di San Tommaso d'Aquino costituì uno stimolo in Congregazione, nel terzo decennio dell'800, a preparare per le scuole interne testi e compendi che unissero chiarezza e sintesi, tralasciando questioni ritenute inutili.
Il primo a impegnarsi nel lavoro fu il Beato Domenico Barberi: "Praeparatio seu manuductio ad sacram universamque theologiam" (opera rimasta inedita) di cui qui esponiamo il «compendium» trascritto da un confratello.
Successivamente l'incarico del generale P. Antonio Colombo fu dato al P. Gaetano Angelini (1770-1846) che compendiò il Roselli in quattro volumi editi dal Collegio Urbano di Roma nel 1837. Il Roselli, (t 1784) fu un testo molto seguito dalle scuole per la sua chiarezza e per la sua fedeltà al testo di San Tommaso, anzi si fa risalire anche alla sua opera il movimento di rinascita del pensiero tomista nell'800. Ma agli inizi del secolo gli ingegni più esigenti desideravano aggiornarlo confrontandolo con le ultime conquiste del pensiero, in verità negli ambienti passionisti lo si trovava prolisso e forse troppo erudito.
Eguale impresa si era portata a termine per la teologia, compendiando il Billuart (1685-1757) in tre volumi stampati nel 1834 (Roma, Puccinelli).
Ma dopo l'Unità d'Italia, mutato il fronte delle sollecitazioni culturali, sia per i testi della predicazione, sia per gli studi interni, si adottarono nuovi sussidi e criteri, sempre professando fedeltà al pensiero di San Tommaso, del quale il neotomismo a Napoli aveva prodotto nuovi interpreti all'altezza della nuova temperie culturale. La formazione interna dei chierici, anche per l'apertura a Roma di uno Studio Internazionale passionista, convinse l'autorità generale per nuovi contributi che arricchissero il patrimonio culturale dell'Istituto. 
Uscirono così le opere filosofiche del P. Silvestro Zannelli e di P. Giacomo Sperati, quelle scritturistiche di P. Gaspare Forti. Altre rimasero manoscritte e, fuori della provincia campano-laziale, uscirono alle stampe gli scritti di P. Serafino Giammaria, P. Lorenzo Bandoni e P. Germano Ruoppolo.
Per quanto riguarda altri settori dell'editoria, rimanendo nei limiti che vanno dalle origini fino a tutto l'800, grande impulso - con grande successo - fu dato a piccoli trattati di spiritualità destinati al popolo (a questo proposito ricordiamo l'attività editoriale dei Passionisti di Aversa dal 1853 al 1859) e a voluminose biografie di San Paolo della Croce, di San Vincenzo Strambi e di altre figure significative degli inizi storici della Congregazione.
In queste biografie, da diverse situazioni storico-ambientali, si guardava agli inizi dell'Istituto esaltandone la forza dello spirito e lo straordinario ascetismo. Inoltre, quelle grandi figure servivano a dare alla Congregazione giustificazione e prestigio in tempi di felice crescita anche fuori d'Italia. Le biografie di Pio Cayro, Ignazio Carsidoni, Filippo Antonaroli, Luca Lucchesi e del Beato Bernardo Silvestrelli mirarono anche oltre quello scopo edificante che era destinato al «consumo» interno.
In complesso si può dire che i Passionisti del '700 e dell'800 hanno sempre guardato alla cultura come mezzo di arricchimento spirituale per l'interno e come strumento di apostolato fuori del Ritiro, mai considerandola come area di sosta. Ciò non ha impedito che alcuni soggetti dotati siano stati eccezionalmente pregati dai superiori maggiori a fare una vita per l'insegnamento e per le pubblicazioni come nei casi di P. Carsidoni, P. Giammaria, P. Sperati e qualche altro.
Verso la fine dell'800, anzi, ponendosi in termini più urgenti il problema di una qualificazione dell'insegnamento interno si guardò con preoccupazione all'ipotesi di confratelli titolati oppure ritenuti esclusivamente uomini di cultura. In qualche modo ne è prova la vicenda poco felice intercorsa tra il P. Sperati e la Civiltà Cattolica da cui si ricava che anche fuori dell'Istituto il passionista dell'800 dovesse ritenersi un uomo votato all'ascesi e alla predicazione, servendosi dell'attività culturale solo come mezzo di importazione.

www.passionisti.org
un sito web della Famiglia Passionista