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I PASSIONISTI A SORA: 150 anni di testimonianze culturali e spirituali, 1842-1992; Catalogo dell'esposizione "I segni di una presenza" di Padre COSTANTINO G. COMPARELLI, Edizione del 1993

I Passionisti a Sora

I rapporti tra Sora e i Passionisti precedono la data del loro ingresso ufficiale in città. Già ai tempi del fondatore, S. Paolo della Croce (1694-1775) i sorani desiderarono avere in città i Passionisti. Nel 1788, anzi, questi tennero una missione che suscitò grande entusiasmo anche per il forte ascetismo che accompagnava la loro parola. Ma solo dopo la soppressione napoleonica si passò a iniziative concrete per la presenza dei Passionisti.
Nel 1821 il Vescovo Andrea Lucibello chiese al superiore provinciale del tempo, P. Luca Fabi, che i Passionisti prendessero possesso del convento dei Cappuccini, lasciato vuoto. In occasione di una predicazione nelle vicinanze P. Luca Fabi e P. Antonio Colombo, visitarono i locali e li giudicarono troppo vicini all'abitato. Rapportarono tutto al superiore generale P. Paolo Luigi Pichi che non poté prendere in considerazione la richiesta di Sora, soprattutto per mancanza di soggetti, essendosi già decise altre due fondazioni. I sorani allora si rivolsero agli Alcantarini, ma la loro presenza a Sora fu brevissima.
Toccava alla straordinaria figura di vescovo che fu Mons. Giuseppe Montieri concludere positivamente le trattative. Appena eletto Vescovo di Sora, Aquino e Pontecorvo, nel 1838, pensò subito ad un piano di rinnovamento pastorale per le popolazioni a lui affidate. Volle i religiosi Passionisti come un sostegno sicuro per i suoi progetti e scrisse fin dai primi giorni al superiore generale P. Antonio Colombo offrendo una sede a Sora per i Passionisti.
Questi rispose rimandando le decisioni al suo successore. Dal Capitolo generale del 1839 uscì eletto superiore generale P. Antonio Testa che diede risposta affermativa a Mons. Montieri preferendo quella di Sora ad altre domande, con una intuizione felice, premiata dalla storia. Nell'agosto dello stesso anno il P. Testa volle vedere di persona il fabbricato destinato ai Passionisti e si portò a Sora insieme al beato Domenico Barberi, superiore provinciale. Si chiese la costruzione di una nuova ala, data la capienza ridotta del convento cappuccino.
I lavori desiderati ebbero inizio nel marzo del 1840 sotto la guida di Felice Tomei, perito, di Eustachio Tuzj e Saverio Marsella. Terminata la scorta di aiuti finanziari si fermarono anche i lavori in agosto, ma si mosse subito la città. I «Luoghi Pii» stanziarono trecento ducati con l'approvazione del comune di Sora e del re di Napoli. Non mancarono altri aiuti per terminare l'impresa che alla fine molto si dové alla tenace dedizione di Eustachio e Gaetano Tuzj. I lavori terminarono prima del previsto.
Si giunse così all'inaugurazione stabilita per il 6 marzo 1842. Il generale P. Antonio Testa, che già era tornato a Sora per vedere lo stato dei lavori, non poté lasciare Roma e delegò a rappresentarlo il P. Antonio Colombo, suo consultore generale.
La giornata del 6 marzo 1842 fu un vero avvenimento storico per Sora. Tutta la città religiosa e civile vi prese parte. Un corteo imponente partì dalla cattedrale: in testa marciavano le cinque confraternita che giunsero al convento quando il Vescovo Montieri e i Passionisti erano ancora a S. Rocco, alle porte della città. C'era tutto il clero: i canonici della cattedrale, i capitolari delle due collegiate di S. Restituta e di S. Bartolomeo, parroci, sacerdoti e seminaristi. Le autorità civili sfilarono col Magistrato, il Sottintendente, il Sindaco, i Militari, i Vigili. Poi veniva la banda musicale e la massa del popolo.
P. Antonio Colombo, secondo le consuetudini delle fondazioni passioniste, portava inalberato un Crocifisso, seguito dal gruppo dei confratelli: marciavano tra il clero delle collegiate e quello della cattedrale. Gli occhi di tutti erano su di loro e sulla figura soddisfatta del vescovo Montieri che procedeva tra due guardie d'onore.
Alla porta della chiesa ebbe luogo il rito di consegna. Si presentarono gli Amministratori dei Luoghi Pii che porsero le chiavi del convento al P. Antonio Colombo. In chiesa il Segretario Alessandro Ferrari lesse il verbale di possesso che fu sottoscritto dalle due parti. Il P. Colombo ringraziò il Re e i suoi rappresentanti, il Vescovo, il Sindaco e tutti coloro che avevano operato per quell'avvenimento. Una breve funzione religiosa concluse la storica mattinata di quel 6 marzo 1842.
Ed ecco le parole del Sindaco f.f. Saverio Marsella: «Noi Saverio Marsella, Raffaele Mango, Carlo Renzi, previo avviso dal signor Sottintendente Luigi Coletti... ci siamo condotti nel locale dell'ex convento dei Cappuccini e, con vero compiacimento dell'animo nostro e nell'esultante devota commozione del clero, delle Autorità e del popolo, abbiamo consegnato il locale, riattato e ampliato, ai RR. PP. Passionisti a soddisfazione dei desideri del Pubblico, a gloria di Dio, a benefizio delle anime e a decoro della Città».
In seguito i Passionisti intervennero nuovamente sul fabbricato aggiungendo un altro piano per accogliere i chierici in formazione. Altra esigenza molto radicata nella concezione strutturale del «Ritiro» passionista era costituita dal Coro, luogo di preghiere notturne e diurne che serviva anche per gli incontri spirituali della comunità. D'accordo con Mons. Montieri si pensò subito a costruire il locale ex novo ed è quello che costituisce l'attuale facciata della chiesa sopra i fornici del portico. Fu inaugurato nel gennaio del 1854: un bel vano, capace e acustico, con gli stalli di legno e i leggii eretti nel classico stile dei Passionisti. Un lavoro che costò sensibili privazioni, dato il regime di stretta povertà della Congregazione.
Vari adattamenti furono apportati anche all'interno della chiesa, nelle cappelle e nella pavimentazione. Il campanile fu eretto fin dall'inizio della venuta dei Passionisti. In tempi recenti (1969) fu edificata la cappella di S. Gabriele dell'Addolorata, molto venerato dai sorani. Quanto alla presenza e all'attività pastorale per cui erano stati chiamati, i Passionisti per un ventennio circa diedero vita ad una intensa attività pastorale d'intesa col Vescovo Montieri.
Tutto fu interrotto quando, nel 1861, i Piemontesi occuparono il Regno di Napoli e fecero giungere anche a Sora le ripercussioni vessatorie del nuovo regime.
Dal 1862 al 1866 il convento fu requisito come caserma
. Nel 1867 fabbricato e terreno dei Passionisti furono incamerati dal demanio: i religiosi dovevano partire, ma Vescovo, autorità civili e popolo fecero del tutto per conservare i Passionisti e - caso veramente singolare per le cronache del tempo - il Ministro dei Culti accettò che i Padri rimanessero nel «soppresso» Ritiro. Il piano superiore del convento fu adibito a ospedale dal 1867 al 1896 e ai Passionisti, considerati ospiti, fu concesso di esserne cappellani.
Il terremoto del 1915, che toccò tragicamente anche Sora, danneggiò il convento, ma non disperse i ventisei religiosi che poterono assistere con abnegazione la popolazione colpita.
Nell'ultima guerra il Ritiro funzionò da rifugio durante i bombardamenti. Vi fu trasferito anche l'ospedale civile dal gennaio 1944 al gennaio 1945.
Per altre notizie rimandiamo alle pubblicazioni di P. Filippo Cipollone: 
- Nel primo centenario dei PP. Passionisti in Sora, rilievi storici, Sora, 1942;
- Presenza e testimonianza degli Ordini e Congregazioni religiose a Sora, Casamari, 1974.

www.passionisti.org
un sito web della Famiglia Passionista