Chi visita l'attuale convento dei
Passionisti di Sora ed entra sotto le austere arcate del portico, viene
attratto dagli stemmi e dalle date che sovrastano i portali.
Sull'architrave del portale della chiesa è scritto MDCI (1601):
in questa data fu portata a termine la chiesa, fatta costruire dal card.
Baronio, sorano (1538-1607) e affidata all'ordine dei Cappuccini.
All'iniziativa non dovette essere
estranea l'amicizia del cardinale col cappuccino S. Felice,da Cantalice.
Sul portale del convento, invece,
sotto lo stemma civico di Sora, si legge la seguente iscrizione: « Has
a fundamentis renovatis sedes annuente Deo Patre fecit devotissima
sorana civitas. 1610 ».
Tutte le fonti storiche relative
alla vita e alle opere del card. Baronio parlano della sua munificenza e
gli attribuiscono la costruzione della chiesa e la presenza dei
Cappuccini a Sora. Le fonti storiche oratoriane attribuiscono al Baronio
anche la costruzione del convento: « sed et Sorae, quae illius patria
crat, Minorum Capuccinorum Ordini monasterium a fundamentis erexit ».
Questo è detto nella vita
del cardinale scritta dallo storico oratoriano Raimondo Alberici
nell'opera Venerabilis Caesaris Baronii S.R.E. Card. Bibliothecarii
Epistolae et opuscula. Romae, 1759, p. 91. E ancora: «Tum Soram
proficiscamur, si insigne monasterium ordinis s. Francisci severissimae
disciplinae, qui Capuccinorum vulgo dicitur ab illo constructum cernere
velimus » (p. 127). « ... aderit illico Sorana civitas... in qua
amantissimus civis egregium coenobium suo sumptu aedificandum curavit»
(p. 145).
Queste due ultime citazioni sono
affermazioni ricavate dalle orazioni funebri alla morte del cardinale e
riportate nella stessa fonte. Nell'ultima è chiaramente detto che
il convento fu eretto «a sue spese».
Da altre fonti, invece, appare
più evidente l'iniziativa della cittadinanza sorana nella
costruzione del convento, oltre quella iscrizione del 1610, a lavori
ultimati, che fu posta sull'ingresso del convento a ricordare il merito
della città.
L'Inventario dei beni delle chiese
e benefici della città di Sora e Diocesi dell'anno 1612, al tempo
del Vescovo Giovannelli, attribuisce la costruzione agli stessi
Cappuccini con offerte del popolo (Cf.: P. Filippo della S. Famiglia,
Nel primo centenario dei PP. Passionisti a Sora. Rilievi storici. Sora
1942).
Nonostante il tempo passato e le
varie mutazioni apportate, è possibile riconoscere la struttura
originaria dell'ambiente cappuccino. Spazi ridotti, semplicità e
povertà negli ambienti e nella suppellettile. Piccola, ma
decorosa, la chiesa, senza campanile. All'interno, sull'altare, la pala
del Vanni (Siena, 1563-1610).
Questa splendida tela raffigura
l'immagine di S. Maria in Vallicella (Roma), Chiesa-madre degli
oratoriani. Anche qui è evidente la committenza del Baronio se
questa immagine gli viene affiancata anche in qualche ritratto a stampa.
Ai lati angeli in pose diverse - da cui il titolo - e ai piedi S.
Francesco e S. Restituta, patrona della città, ambedue in
atteggiamento supplicante. Tra i due santi è raffigurata la
città di Sora con mura, torri e campanili. Sembra questa la
più antica «veduta» della città.
Del resto il Baronio già
aveva commissionato un soggetto analogo, senza i nostri santi, nel 1599,
una tela ora conservata nella chiesa dei Ss. Nereo e Achilleo (Roma). Se, dunque, bisogna dar fede all'«Inventario» e all'epigrafe del portale, il Baronio non vide ultimati i
lavori del convento, essendo morto qualche anno prima. Ulteriori migliorie in seguito
vennero apportate dagli stessi Cappuccini. Essi restarono in questo
convento fino alla soppressione napoleonica: 1810-1814.
Dopo il breve periodo
rivoluzionario che privò Sora degli ordini religiosi si fecero
insistenti le pressioni di autorità e cittadini per avere al
posto dei Cappuccini, non più tornati, una comunità del
giovane istituto dei Passionisti.
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