Ai carissimi Padri
e Fratelli Passionisti del "Ritiro" di Sora
La celebrazione dei 150 anni della
vostra presenza a Sora sollecita la memoria gioiosa, la riconoscenza
sincera e la venerazione affettuosa intorno al vostro "Ritiro"
presso la Chiesa di S. Maria degli Angeli che - come scriveva nel
1942 il venerato mio predecessore mons. Michele Fontevecchia - "il
buon popolo di Sora ha sempre considerato un rifugio di santità e
di pace, un giardino profumato delle più elette
virtù".
Interprete, pertanto, della Comunità ecclesiale e raccogliendo
sentimenti diffusi nel territorio sorano, mi è caro esprimere
fervidi rallegramenti e felicitazioni e, nello stesso tempo, sostare un
momento a rivisitare le testimonianze di questi 150 anni, per
trarne rinnovato impulso ad ulteriore cammino.
Il popolo di Dio, mosso dalla fede, per cui crede di essere condotto
dallo Spirito del Signore, che riempie l'universo, cerca di discernere
negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte
insieme con gli altrì uomini del nostro tempo, quali siano i veri
segni della presenza o del disegno di Dio ". (Concilio Vaticano II,
Gaudium et Spes, n. 11).
Discernere i segni di Dio!
A fondamento di questo impegno c'è la convinzione che Dio cammina
con noi, accompagna i passi della nostra storia. Per questo cercare di
scoprire i segni della sua presenza è compito della storia,
è ragione di continua speranza. Il vecchio Giacobbe, giunto al
termine dei suoi giorni, chiama Dio suo " pastore " perché lo
ha accompagnato in tutti i suoi cammini (cfr. Gen 48, 15). Francesco
d'Assisi, nel suo Testamento, gioisce e ringrazia perché, soprattutto
nei passaggi difficili della sua straordinaria avventura, il Signore gli
ha indicato la via e gli ha donato coraggio.
Anche la storia di questa "devotissima sorana civitas"
come si legge a fianco del portale d'ingresso della Chiesa di S. Maria
degli Angeli - registra e conserva le memorie sante del suo itinerario
nel tempo.
Una di queste memorie sante è costituita certamente dall'anno
1842 allorché i Padri Passionisti posero la loro dimora a Sora
nel Convento che, voluto dal sorano cardinale Cesare Baronio, era
stato prima dei Cappuccini (1600-1810) e poi, per un brevissimo tempo
(1830), degli Alcantarini. Da quel giorno sono trascorsi 150 anni.
E' con emozione che si rivisitano i segni visibili di questa presenza
dei Padri Passionisti in terra sorana e la "esposizione"
appositamente allestita raccoglie emblematicamente significative
testimonianze culturali e spirituali. L'apposito " catalogo "
ne offre una interessante illustrazione.
Ci sono, però, anche i segni invisibili, non quantificabili e non
catalogabili, ma non per questo meno preziosi e di certo più
numerosi, che solo Dio conosce. Le parole di verità e di luce, i
gesti di carità e di grazia, il dono della preghiera e il tesoro
della intercessione, la sorgente di ogni benedizione alimentata dal
sacrificio, il ministero del perdono e della riconciliazione...
Ma c'è anche un segno singolare e qualificante introdotto dai
Padri Passionisti e "rappresentato" - secondo
l'espressione di San Paolo ai Galati (3,1) - dinanzi agli occhi di tutti
i Sorani: è il segno speciale del Fondatore dei Padri
Passionisti, San Paolo della Croce (1694-1775): un cuore sormontato
dalla Croce, con su scritte le parole "Jesu XPI Passio"
(La passione di Gesù Cristo).
Rivisitare questi segni e, soprattutto, questo segno in occasione del
1500 anniversario della venuta dei Padri Passionisti a Sora ci consenta
- così come prega la Liturgia - di partecipare alla
"sapienza della Croce", che ha guidato San Paolo della Croce,
fondatore dei Passionisti e ci sospinga "a collaborare nella Chiesa
alla redenzione dell'umanità".
In un momento di difficile passaggio, in una società provata, in
un mondo che sperimenta piaghe e tragedie sconcertanti c'è
proprio bisogno di capire il senso di quel segno nel quale l'amore
assume il dolore e lo trasfigura e nel quale la morte è vinta
dalla vita, così che il " crocifisso " si manifesta
risorto ".
A voi, Padri e Fratelli carissimi, e a quanti vi hanno preceduto, la
riconoscenza per il contributo generoso dato in questi 150 anni e
l'augurio, che è attesa fiduciosa del Vescovo di questa Chiesa,
di camminare ancora, con rinnovato ardore, sulla via che è "
di croce " ed è " di luce ", lungo la quale i
vostri segni indicano ancora la meta e la patria di ogni cuore.
+ LORENZO CHIARINELLI
Vescovo di
Sora-Aquino-Pontecorvo |