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Drogarsi nello sport: un peccato grave da condannare senza appello
Comunicato stampa del 22 maggio 2002

Diocesi di Sessa Aurunca
Ufficio comunicazioni sociali
Direttore: padre Antonio Rungi
Tel. 0823978314; Cell. 338/6474243

Comunicato stampa
Drogarsi nello sport: un peccato grave da condannare senza appello
Per il teologo moralista Antonio Rungi un giudizio morale molto duro

Secondo il teologo moralista campano, padre Antonio Rungi, direttore dell’ufficio della pastorale dello sport della Diocesi di Sessa Aurunca (Ce) "l’uso delle sostanze dopanti nello sport costituisce una prassi consolidata in molteplici attività, che va chiaramente condannata senza diritto di appello. 
Negli atleti odierni è, infatti, invalsa la prassi di ricorrere sistematicamente a farmaci o sostanze in grado di assicurare sul momento prestazioni eccellenti. Una prassi contro ogni legge morale, civile e penale, che va duramente condannata. Anche come comunità cristiana l’atteggiamento di simili atleti e loro curatori è da biasimare in tutte le sedi. Non ci sono attenuanti e scusanti, per chi fa uso di sostanze dopanti. 
Pertanto, da un punto di vista morale il giudizio non può che essere di condanna. Una condanna –precisa padre Rungi- che investe la sfera etica e morale della persona. Molti degli atleti davanti a milioni di telespettatori fanno anche la farsa di segnarsi con il segno della croce all’inizio di una partita o di una corsa. Con quale coscienza fanno gesti del genere, quasi a chiedere l’aiuto e la protezione di Dio, sapendo che magari si fa uso di sostanze stupefacenti e che si è perfettamente coscienti di ciò che si sta compiendo per ottenere un successo? Falsità e menzogna sono compagne spesso inseparabili di tanti atleti che dovrebbero vergognarsi di ciò che fanno, visto anche i lauti guadagni che percepiscono per un’attività che dovrebbe essere fatta solo per diletto e mai per denaro. 
E’ proprio il dio denaro che costringe gli atleti a competere in modo scorretto con gli avversari di turno per avere più potere contrattuale a livello di mercato. Da qui –conclude padre Rungi- il giudizio severo su comportamenti del genere, che sono gravi moralmente e si collocano nei peccati cosiddetti mortali".

Mondragone 22/05/2002, Ore 0.30    L’Addetto Stampa

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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