Una doverosa riflessione su un’eventuale
ma lontana rinuncia del Papa
Mercoledì
22
maggio 2002
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In questi giorni si parla con una certa frequenza di un’eventuale
rinuncia del Papa al suo ufficio di pastorale universale della
Chiesa. Si tratta di ipotesi così lontana, nonostante le precarie
condizioni di salute di Giovanni Paolo II, da non ammettere altra
discussione, se non quella di una doverosa precisazione.
Il canone 332 § 2 del Codice di Diritto canonico recita
testualmente: "Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al
suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia
fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si
richiede invece che qualcuno la accetti".
In primo luogo si tratta di manifestare questa volontà nel modo
debito. Finora il Papa non ha mai fatto riferimento ad un’eventualità
del genere, né in pubblico né a quanto risulta in privato a
qualcuno. Se qualcuno, anche vicino al Papa, ha ipotizzato un
simile scenario lo ha fatto esclusivamente per mettere in risalto
il grande senso di responsabilità che il Santo Padre ha nella
guida della Chiesa, che, nel caso di assoluto impedimento, in caso
molto lontano potrebbe pure portarlo ad eventuale decisione
autonoma e libera del genere.
Ma è una questione che non riguardo solo l’attuale Santo Padre,
dal momento che Giovanni Paolo II presenta evidenti segni di una
malattia che avanza, ma che lui, per amore di Cristo e Cristo
Crocifisso, vive nella piena coscienza della situazione. Il Papa
ha perfettamente coscienza e conoscenza della realtà della Chiesa
oggi e la guida, nonostante le limitate forze, nella pienezza
della grazia dell’Ufficio e dell’assistenza dello Spirito
Santo.
altro aspetto della questione è quell'avverbio
"liberamente" che giustamente è evidenziato nel testo
del Codice di Diritto Canonico. Nessuno al mondo e per nessun
motivo può obbligare il Papa a rinunciare al suo ufficio. Resta
esclusivo suo diritto-dovere rinunciare per seri motivi di salute.
Nel caso specifico di Giovanni Paolo II non risulta che il Papa
sia in qualche modo invogliato da qualcuno a rassegnare le
dimissioni, dal momento che il suo stato di salute appare sempre
più compromesso. Al contrario, risulta invece una particolare
vicina al Santo Padre da parte di tutti i suoi stretti
collaboratori a che egli continui fino alla morte in questo suo
ministero petrino.
Papa ha fatto chiaramente intendere che il suo ministero alla
guida della chiesa è affidato alla volontà di Dio e che egli
vuole giungere fino in fondo a tale compito. Questa è la sua
esplicita e libera volontà. Altra volontà il Papa non l’ha
espressa. Per cui, ogni illazione, comprensibile a livello di
curiosità giornalistica, è fuori discussione.
terzo aspetto molto importante codificato nella giurisdizione
ecclesiastica è che il Romano Pontefice nell’eventualità di
libera rinuncia, tale rinuncia non deve essere presentata ad
alcuno, né tanto meno qualcuno è deputato ad accettarla. In
poche parole, al di sopra del Papa non c’è autorità
ecclesiastica che possa accettare la rinuncia, ma la rinuncia
diventa efficace ed operativa una volta che è stata liberamente
espressa e debitamente manifestata. Il modo per un’eventuale e
peregrina ipotesi del genere potrebbe essere un documento
ufficiale sottoscritto da Papa, nel quale illustra le motivazioni
dell’eventuale rinuncia.
Io sono certo che più vediamo la sofferenza di questa Papa e più
ci entra nel cuore e lo amiamo sempre di più per il coraggio con
il quale ha saputo e sa affrontare la difficile battaglia della
vita e della sofferenza. Vorremmo che questo Papa polacco, il
primo Papa straniero (non italiano) arrivato al Soglio di Pietro,
che è entrato nel cuore dell’intera umanità degli ultimi
decenni, potesse continuare altri ed altri anni il suo servizio
alla Chiesa universale, alla quale il Signore lo ha chiamato.
segni del dolore che si presentano vistosi sul suo volto e sul suo
fisico non ne ha minato la volontà, né l’entusiasmo, né la
forza di guardare avanti. Tutti gli impegni programmati per quest’anno
2002 con le molteplici visite pastorali e con i diversi viaggi in
varie parti del mondo ci confermano il proposito che Giovanni
Paolo II non pensa minimamente ad abbandonare la scena e tirarsi
da parte in un momento molto delicato per la storia della chiesa e
dell’umanità.
Certamente non mancano nella sua attività forti motivi di
preoccupazione e di ansia che investono la chiesa ed il mondo
contemporaneo. Motivi che hanno contribuito, più che della stessa
malattia, ad attenuare, ma non a spegnere, il sorriso sul suo
volto e a presentare sempre più frequentemente di Giovanni Paolo
II il volto sofferente dell’uomo scelto dalla provvidenza e
venuto da lontano per rendere vicino, nel dolore, ogni persona
umana.
Auguri Santo Padre, per il suo 82 compleanno. Un augurio che
nonostante la sua evidente sofferenza sentiamo di trasmetterle in
questo momento di forte preoccupazione per le sorti future della
sua persona e del suo ministero tra noi.
Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it
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