In prossimità della Pentecoste e nei giorni successivi ad
essa, in ogni Diocesi nel mondo e soprattutto in Italia i Vescovi
o loro delegati amministrano la Cresima a giovani, meno giovani ed
adolescenti.
Al sacramento si giunge più o meno preparati attraverso corsi
di formazione catechetica e spirituale, ai quali non tutti i
candidati partecipano con disponibilità. Ogni regola ha la sua
eccezione. E così anche per il Sacramento della Cresima, molti
sono quelli che la Cresima la ricevano con la dovuta
predisposizione interiore e con un’appropriata preparazione.
Questa varia da Diocesi a Diocesi, da zona a zona e da parrocchia
a parrocchia. La normativa c’è in merito sia a livello di
conferenze episcopali nazionali e sia a livello o regionali. Ma
chi l’osserva?
Alcuni ritengono superfluo frequentare i corsi di preparazione,
perché, a loro giudizio, non predispongono alla testimonianza e
all’impegno da perfetti cristiani nel dopo, in quanto i corsi
sono finalizzati alla preparazione immediata.
E allora si riceve il Sacramento perché sono imminenti le
nozze in Chiesa, oppure perché si è ormai avanti negli anni,
oppure semplicemente perché bisogna "togliersi il
pensiero", come spesso si sente dire tra i credenti.
La Cresima non è un pensiero o una preoccupazione o un
appuntamento con la storia personale di cristiani che bisogna
togliersi nel modo meno faticoso possibile; ma è un’esigenza
spirituale, sacramentale, interiore senza la quale noi siamo
cristiani, per così dire "dimezzati", perché non
completi nella consacrazione a Dio, né completi nella ricezione
dei sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Si tratta –dicevo- di un’esigenza, che chi l’avverte come
tale si prepara nel mondo migliore e cosa più importante la vive
sempre già all’indomani della ricezione del sacramento.
Vivere il sacramento della Cresima è un fatto importante,
perché si tratta di testimoniare la fede in ogni situazione ed in
ogni attività; si tratta pure di annunciare le fede con il
coraggio di essere cristiani oggi, in un mondo difficile da
interpretare e sempre più ostile al messaggio cristiano.
Ma la Cresima, stando ai dati di fatto, considerati la scarsa
preparazione dei cristiani e soprattutto il relativo e limitato
impegno di essi in ogni ambito (da quello familiare a quello
scolastico, da quello sociale a quello politico, da quello
economico a quello della comunicazione) rimane ancora oggi un
"sacramento dimenticato e poco vissuto" dalla stragrande
maggioranza di chi l’ha ricevuto.
Si è cresimati come si è battezzati. Cioè solo nei
rispettivi registri parrocchiali, dove si viene iscritti all’anagrafe
con il titolo di cristiano che lo accredita come tale solo sulla
carta, ma poco nei fatti.
E’ bene ribadire che ci sono eccezioni che fanno la storia
della santità nella Chiesa, della vera testimonianza fino al
martirio che i cristiani autentici, quelli guidati dallo Spirito
Santo, sanno vivere fino in fondo senza scendere a compressi con
la propria coscienza e mai svendendo la propria fede davanti al
mondo.
Di questi testimoni fedeli a Cristo fino alla morte, la Chiesa
cattolica propone alla nostra attenzione non solo i numerosi santi
e beati elevati agli onori degli altari, ma anche i santi che non
hanno fatto né fanno rumore e che sono annoverati per la loro
bontà alla schiera immensa dei salvati.
Padri, madri, figli, vecchi, giovani, bambini, Papi, Vescovi,
sacerdoti, religiosi la schiera di costoro che hanno combattuto la
buona battaglia ed hanno conservato la fede fino in fondo, è la
concreta risposta di come ognuno, rendendosi docile all’azione
dello Spirito santo, possa giungere ai più alti gradi della
santità.
In questa settimana vi sovviene alla mente la testimonianza di
una santa mistica Gemma Galgani, la cui festa liturgica ricorre il
16 maggio.
A leggere la sua vita, si comprende perfettamente che l’azione
dello Spirito Santo in lei è stata efficace, anche perché ha
trovato in questa giovane donna la piena disponibilità a
lasciarsi modellare secondo Gesù Cristo e questi Crocifisso. La
sua spiritualità è tutta passiologica, nel senso che la sua
breve esistenza terrena si concentrata nel fissare il Volto del
Cristo Sofferente. Nella mistica della Croce ha assaporato anche
lei il dono delle stimmate, come Francesco d’Assisi, padre Pio
da Pietrelcina ed altri.
Nata nel 1878 presso Lucca, Gemma fin da bambina si applicò a
meditare la Passione di Gesù Cristo, conducendo una vita di
illibati costumi. Rimasta orfana ed accolta in casa Giannini a
Lucca, si consacrò a Dio con voto di verginità ed attese
alacremente a percorrere la via della perfezione evangelica. Fu
animata da singolare devozione verso l’Eucaristia e verso Gesù
Crocifisso e fu favorita di speciali carismi. Offrì se stessa per
la conversione dei peccatori. Si distinse come straordinario
esemplare di santità in mezzo al mondo. Morì nel giorno di
Sabato santo a Lucca l’11 aprile 1903.
Pur desiderando di entrare in monastero, Gemma visse sempre la
sua vita in mezzo al mondo portando il profumo di quei sette doni
dello Spirito Santo, ricevuti nel giorno della Cresima: Sapienza,
Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timor di Dio.
"La Chiesa professa la sua fede nello Spirito Santo come
colui che è Signore e dà la vita", ci ricorda il Santo
Padre, Giovanni Paolo II, nella stupenda Enciclica "Donum et
vivificantem" sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e
del mondo, promulgata nel giorno della Pentecoste, il 18 maggio
1986.
C’è da chiedersi, quali di questi doni sono vivi ed
operativi nella nostra struttura spirituale, etica ed umana?
Considerato che i "frutti dello Spirito" sono amore,
pace, gioia, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,
dominio di sé…(Cfr. Gal. 5,22), mi auguro che almeno qualcuno
di questi frutti siano evidenti nella nostra vita. Frutti che
derivano dall’infusione dello Spirito Santo nel giorno della
Cresima, la nostra Pentecoste, e che il cattolico convinto, con l’essere
docile allo Spirito, magari andando contro corrente, deve sapere
testimoniare con coraggio in ogni circostanza.