La
maternità e la paternità responsabile in un mondo che
cambia
Mercoledì 8 Maggio
2002, Supplica alla Madonna di Pompei
|
Due le motivazioni di
fondo che mi hanno suggerito di proporre ai nostri "visitatori"
la tematica di questa settimana: la festa della mamma e la celebrazione
del mese di maggio, dedicato alla Madonna.
La riflessione poteva
limitarsi alla sola figura della donna-madre e non a quella dell’uomo-padre.
Ho proferito abbinare le due realtà per un’esigenza educativa, nella
quale è inscindibile il rapporto madre-padre e figli-genitori. In poche
parole, la nostra attenzione va al cuore del problema di oggi: la
famiglia. E sembra che la famiglia attraversi una profonda crisi di
identità, perché è propria la donna-madre che non si riconosce più
nella sua specificità.
Qualcuno potrebbe
giustamente far risaltare gli enormi progressi che la donna ha fatto
registrare, sotto la spinta dei movimenti femministi, negli ultimi
decenni nei vari campi: dal sapere alla politica, dall’economia all’amministrazione.
Tutto giusto, anzi fortemente in ritardo l’acquisizione di alcuni
diritti fondamentali della persona, negati a lei per secoli e secoli ed
ora divenuti realtà. Diritto al lavoro, all’istruzione, all’occupazione
dei posti in politica, nella gestione delle imprese, nella pubblica
amministrazione.
Conquiste che sanno di una rivoluzione al femminile di portata mondiale,
ma che in realtà riguardano solo una parte del pianeta donna. Tutti
conosciamo i molteplici diritti negati oggi alla donna in varie parti
del mondo, dove religione, cultura, mentalità, tradizioni bloccano sul
nascere ogni legittima aspirazione della donna a realizzare il suo
progetto di vita. La schiavitù si coniuga sempre di più al femminile,
forse molto di più rispetto al passato, se si considerano le reali
difficoltà in cui la donna oggi si muove per poter affermarsi come
persona umana.
In particolare questo
dramma, lo si vive ogni qualvolta una donna aspiri ad una maternità. E
allora, mentre nei paesi del progresso e benessere, che identifichiamo
con la cultura occidentale, si limita il diritto alla maternità normale
con leggi che favoriscono l’aborto, il ricorso alla fecondità
assistita o alla maternità suppletiva. Nei paesi cosiddetti poveri del
terzo e quarto mondo, la maternità è limitata al tempo della breve
sopravvivenza dei figli concepiti in una molteplicità di concezione del
matrimonio e della famiglia.
Nel primo quadro di
riferimento, quello occidentale, la maternità risulta essere sempre
più un peso ed un problema. Tanto è vero che è difficile, oggi, fare
da madre ed essere una buona madre. Si preferisce allora abdicare, a
demandare il compito ad altre istituzioni, altrettanto in difficoltà,
come la scuola, i collegi. Le conseguenze sono davanti agli occhi di
tutti: bambini, ragazzi, giovani ed ex-giovani irascibili, stressati,
demotivati, scoraggiati, problematici, insoddisfatti, aggressivi,
violenti, pure avendo tutto da un punto di vista materiale.
La paura del figlio
porta le coppie alla convinzione di limitarsi al massimo nel discorso di
apertura alla vita. La maternità e la paternità sono viste come un
problema, mai come un desiderio ed una gioia. Spesso la coppia
preferisce la convivenza , entro la quale non c’è spazio per la
maternità e la paternità. E se dovesse capitare l’incidente di
percorso si risolve diversamente la questione, senza porsi problemi
morali e di coscienza di soppressione di una vita appena concepita.
La legge civile, infatti, in molti paesi ha decretato che la questione
dell’interruzione volontaria della gravidanza è una questione
esclusiva tra la donna ed il bambino, e mai tra la donna e il marito,
immaginiamoci se si tratta del compagno del momento o del convivente.
Con la conseguenza che la società occidentale invecchia sempre di più
ed il mondo che ci attende sarà un mondo di soli vecchi. Con tutto il
rispetto e l’amore che portiamo agli anziani, una simile prospettiva
non può che causare "ansia" e preoccupazione per il futuro di
interi popoli e culture.
Di fronte alla realtà,
mica bisogna arrendersi per forza. Il cristiano è l’uomo della
speranza anche in questo campo. Nel caso specifico si tratta di
alimentare la speranza nel cuore delle mamme giovani, quelle che oggi
hanno più paura di essere madri e di essere buone madri. A loro siamo
particolarmente vicini non solo perché è l’annuale loro festa, ma
soprattutto perché ogni mamma sta nel cuore di ciascuno. Essere vicini
a loro significa portare quell’indispensabile contributo in umanità e
in gioia per cui le mamme, insieme a loro mariti, possano e debbano
essere più generose nell’accogliere la vita.
Certamente ogni
maternità richiede sacrifici e rinunce. Ma come non rinunciare, magari
anche temporaneamente ad un lavoro ed un reddito, per assaporare la
gioia di un nuovo figlio, che rimane, comunque, una benedizione di Dio?
I bambini, infatti, portano gioia nella famiglia e nella società, anche
se la loro presenza pone dei grossi problemi nel nostro tempo. Saper
amare i figli, fin dal momento del loro concepimento nel grembo materno,
nel momento del parto e successivamente, in ogni attimo della loro
esistenza è testimonianza di un amore grande, che solo chi ha
sperimentato la maternità vera sa cogliere in essa la dimensione più
arricchente per se e per gli altri: la dimensione della gioia e del
sorriso della vita.
E allora? Auguri mamme
italiane. Auguri mamme europee ed occidentali. Auguri speciali a tutte
le mamme del mondo, soprattutto a quelle che non possono godersi fino in
fondo il dono della maternità, perché privati immediatamente dei loro
figli per fame, malattia e guerre fratricide.
Un augurio che trova la
sua sorgente ed autenticità nel cuore della Madre di tutti, la Vergine
Santa, la Madre di Dio e Madre nostra, alla quale destiniamo tutti i
nostri pensieri e fioretti in questo mese di maggio dedicato a Lei, la
Madre del bell’amore, la Madre della vita, la Madre dei risorti.
Mercoledì 8 Maggio
2002, Supplica alla Madonna di Pompei
Padre Antonio Rungi
INIZIO
PAGINA |