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Una terapia "religiosa" contro i mali del nostro tempo
Una proposta del teologo moralista campano padre Antonio Rungi

Comunicato stampa 28 giugno 2002

Diocesi di Sessa Aurunca
Ufficio comunicazioni sociali
Direttore: padre Antonio Rungi
Tel. 0823978314; Cell. 338/6474243

"Contro i mali del nostro tempo è necessaria una terapia religiosa che recuperi a livello personale e familiari i valori essenziali della cristianità", è quanto afferma padre Antonio Rungi, docente di teologia morale.

"Di fronte ai tanti drammi che si consumano quotidianamente, dal Nord al Sud, del nostro Paese diventa prioritaria una formazione all’autentica religiosità, spesso disattesa anche in coloro che si professano cristiani. Certamente, l’assenza di riferimenti religiosi e la mancanza di una formazione spirituale e morale non aiuta a superare le difficoltà quotidiane delle persone e dei gruppi. La patologie di certi comportamenti non è solo è ascrivibile al contesto relazionale e sociale, ma anche ad una carenza nella formazione spirituale dei soggetti. 
Molta responsabilità compete anche alla comunità dei credenti. La parrocchia –afferma padre Rungi- ma anche i sacerdoti, le associazioni cattoliche devono essere più vicini alle persone, alle famiglie. Bisogna uscire fuori da una pastorale di attesa dei fedeli che vadano in Chiesa ad un andare verso di loro. Si tratta di fare scelte pastorali impegnative per tutti. Penso –afferma padre Rungi- a quanti drammi in meno avremmo potuto avere qualora ci fosse stata un’azione più vigile sulle persone che si sono trovate in difficoltà ed hanno commesso reati grandi, in un momento di scoraggiamento di solitudine, di abbandono. 
Penso che un sincero mea culpa lo debba fare anche un tipo di terapia psicologica che non produce alcun effetto benefico sulle persone né potenza le capacità decisionali dei soggetti in difficoltà. A mio avviso una buona terapia di fede, una buona iniezione di speranza, un accompagnamento spirituale delle persone in difficoltà, con personale adatto, soprattutto di sacerdoti e religiosi preparati, aiuterebbe molte persone ad uscire fuori dal momento di crisi. Non si tratta –conclude padre Rungi- di sostituire la terapia psicologica o psichiatrica con una sorta di terapia generica e generalista di carattere religioso, ma di dare spessore alla propria fede, agendo di conseguenza in ragione di questo dono e impegno che viene da Dio, ma che richiede la riposta libera della persona credente. 
Mi auguro che tutti, anche noi sacerdoti, facciamo un esame di coscienza serio su modo in cui siamo realmente vicino alle persone ed alle famiglie in difficoltà. Perché se non facciamo niente, o facciamo poco, e per giunta con la fretta e la superficialità, non dobbiamo poi meravigliarci se accadono dovunque drammi familiari e personali. I sacerdoti, ma anche la comunità dei credenti deve essere più vicina alla gente, soprattutto se fratelli e sorelle che si sono allontanati progressivamente dalla fede. In poche parole bisogna ripartire dalla nuova evangelizzazione, che è anche promozione della persona umana e vicinanza a chi si trova in difficoltà".

Mondragone 28/06/2002, Ore 10.30 L’Addetto Stampa

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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